Siamo un Paese sempre più vecchio e dove nascono sempre meno bambini. E se, fino a qualche anno fa, a contrastare la bassa natalità tra gli italiani c’erano le immigrate, da qualche anno a questa parte non è più così. Le nascite tra la popolazione con background migratorio, dopo il record storico di circa 80mila nati nel 2012, sono diminuite progressivamente sino a scendere ai 50mila nati del 2023. È quanto emerge dal 30° Rapporto sulle migrazioni di Fondazione Ismu Ets, l’ente scientifico di iniziative e studi sulla multietnicità.
Nascono meno bimbi tra gli stranieri
Per la prima volta nella sua storia, nel 2023 in Italia il numero dei decessi ha superato quello delle nascite, segnando un dato allarmante per la demografia nazionale. Infatti, questo squilibrio tra nascite e decessi contribuisce al progressivo invecchiamento della popolazione, ormai caratterizzata da una maggiore incidenza di persone anziane rispetto ai giovani. E a contrastare il fenomeno non c’è più l’apporto delle nascite tra la popolazione immigrata.
Le cause del calo demografico
Infatti, se dal 2001 fino al 2012 il numero di nati stranieri era in crescita, dopo il record storico di 80mila nati del 2012 tra la popolazione con background migratorio si è iniziata a registrare una diminuzione progressiva delle nascite. «Al calo», si legge sul Report di Fondazione Ismu Ets, «ha certamente contribuito la contrazione dei livelli di fecondità delle donne straniere, in un percorso di allineamento a quelli (bassi) delle donne italiane».
Cresce l’età media delle madri
Dal punto di vista delle gravidanze, tra il 2018 e il 2022, i parti delle donne straniere hanno pesato sempre meno sul totale registrato in Italia ogni anno. «La composizione geografica dei parti è cambiata, con un aumento della percentuale di donne provenienti da Paesi europei al di fuori dell’UE e dall’America centrale», si legge sul Report, «L’età media delle donne straniere al momento del parto si è alzata più rapidamente rispetto alle donne italiane. Nonostante le donne straniere che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza sia diminuito, questo valore resta oltre cinque volte quello relativo alle donne italiane».
Calo demografico: diminuiti i parti tra le straniere
Dall’analisi di Fondazione Ismu Ets, emerge che, in termini relativi, dal 2018 i parti delle donne straniere sono diminuiti del 4,8% in cinque anni. Nello stesso periodo di tempo, l’età media delle donne al momento del parto è passata da 30,5 a 31,1 (tra le donne italiane è aumentata da 32,9 a 33,1).
I parti cesarei sono praticati più frequentemente tra le italiane (31,8% nel 2022, contro il 27,4% delle straniere). Tuttavia, rispetto al 2018, sono diminuiti tra le italiane (-5,6%) e aumentati tra le straniere (+1,5%).
Le madri africane sono le più numerose
Tra i continenti di provenienza delle madri, al primo posto c’è l’Africa (28,7%) seguita da altri Paesi europei, a esclusione di quelli membri dell’UE (23,8%) e dagli Stati membri UE (19,6%). Nei cinque anni di riferimento i parti di donne provenienti dai Paesi membri dell’UE si sono ridotti fortemente (-29,2%) a beneficio di un aumento tra le donne di altri Paesi europei (+9,2%) e dell’America centrale (+6,8%).
Gravidanze più complicate tra le immigrate
Nel 2023, infine, le diagnosi per complicazioni gravi della gravidanza, del parto e del puerperio sono state emesse con maggior frequenza per le pazienti africane (50,9%), asiatiche (47,8%) e americane (34,5%). Nonostante una generale diminuzione di queste diagnosi tra tutte le aree geografiche nel quinquennio precedente, il dato si pone ben al di sopra rispetto a quello delle pazienti italiane (13% nel 2023).