A Katowice, in Polonia, 20.000 tra scienziati e diplomatici stanno discutendo di clima al Cop24. Parlano di futuro, snocciolano date come 2030 e 2040. Eppure gli effetti dell’inquinamento sono davanti agli occhi di tutti, come dimostra un nuovo studio che elenca i 467 modi (sì, avete letto bene) in cui il cambiamento climatico impatta già sulle nostre vite.

La ricerca, redatta da un team di oltre 20 super esperti, è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica “Nature Climate Change” e con numeri e fatti dà un quadro simile a un bollettino di guerra: il record di incendi in California e quello di alluvioni in Giappone, l’aumento del 40% delle persone che soffrono di malattie legate allo smog, il boom delle allergie nei bambini.

Non solo: ci sono persino le invasioni di roditori in Svezia e di serpenti in Cina, in fuga da habitat ostili, e il ricorso massiccio a calmanti per l’insonnia legata al caldo eccessivo.

«Quando parliamo di cambiamenti climatici ragioniamo in astratto, pensando a qualcosa che accadrà domani. Ma il domani è qui e ora» nota Massimo Tavoni, professore al Politecnico di Milano e direttore dell’Istituto europeo di economia e ambiente, che ha condotto un’altra importante ricerca. «Abbiamo calcolato i costi economici dell’inquinamento: l’aumento delle temperature penalizza diversi settori, come quello agricolo, e il 90% degli Stati registrerà perdite, che accentueranno disuguaglianze sociali e tensioni».

Questi temi non sembrano far breccia nel summit polacco. «C’è un grande lavorio diplomatico per stilare il Rulebook» spiega l’esperto. «Si tratta delle linee guida per mettere in pratica l’accordo di Parigi, firmato nel 2015, che prevede l’azzeramento delle emissioni dei gas serra tra il 2030 e il 2040, per limitare a 1,5 gradi l’aumento medio delle temperature. Peccato che tutto sia legato a doppio filo con la politica. Gli Usa sono usciti dall’accordo e anche il nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro si è detto scettico. Perciò l’Unione Europea può diventare protagonista: può convincere i Paesi africani a mettere in atto pratiche più green».

2018, L’ANNO PIÙ CALDO IN ITALIA

Un “primato” assoluto dal 1800, da quando cioè sono iniziate le rilevazioni delle temperature. Mentre dal 2010 sono state evacuate 45.000 persone a causa di eventi meteo estremi. E il quadro potrebbe peggiorare, secondo l’Istituto superiore di sanità, perché entro il 2100 le ondate di calore passeranno da 75 fino a 250 giorni all’anno. Non mancano le ripercussioni sul fronte della salute: oltre all’aumento delle patologie respiratorie, crescono malattie infettive come epatite A e legionella nelle zone più colpite da alluvioni.