Di fronte a un problema di salute un cane aiuta, anche solo facendo compagnia e regalando affetto. Ma se le difficoltà sono tante, fa ancora di più. Succede, per esempio, con i bambini che soffrono di disturbi dello spettro autistico: un intervento, quello fatto da cani addestrati ad hoc, che si rivela molto utile ma di cui si sa ancora poco. Lo testimonia la storia di Gabriele, 12 anni, che con il suo animale ha un rapporto speciale.
Un rapporto di vero amore
«Non avevo idea che un cane potesse aiutare tanto mio figlio, ma ora che Zeus è con noi da un po’ posso dire che l’esperienza è positiva al 100%» racconta Angela Marzio, che vive a Ostuni (Le). «Gabriele ha una disabilità cognitiva molto grave e importanti problemi motori, visto che ha iniziato a camminare a 7 anni. Prima che arrivasse Zeus le sue crisi di rabbia erano giornaliere, ora tornano ma solo di tanto in tanto. E il merito è dell’animale che lo calma».
Angela ammette che suo figlio non ha interagito da subito con Zeus, ma se lo aspettavano perché tutto ciò che è nuovo e diverso gli crea disagio. «L’amore è scoccato durante il lockdown, quando Gabriele ha iniziato ad accarezzargli la testa durante le lezioni in Dad. Da allora i progressi sono continui» racconta Angela. «Camminava con il sostegno di un adulto e, adesso, c’è il guinzaglio di Zeus a dargli fiducia. Non posso dire che giochino, ma tutti i giorni hanno il rito del biscotto, quando al suono di una campanellina Gabriele glielo allunga con soddisfazione. Il cane è anche una bella distrazione per lui che ascolterebbe musica 24 ore su 24. Quando è con Zeus non lo fa e per noi è un sollievo». Dietro a questa bella storia c’è un ente che addestra cani speciali.
Il lavoro degli educatori dei cani
«Ogni caso è a sé, soprattutto quando lavoriamo nell’ambito dei disturbi autistici» dice Andrea Zenobi, presidente dell’associazione che segue Zeus e Gabriele (ilmiolabrador.it). Ci spiega che un cane può aiutare un bambino che non parla, che si muove con difficoltà o ha problemi cognitivi e di socializzazione. L’addestramento avviene nei primi 6 mesi di vita dell’animale, poi l’educatore lo introduce in famiglia in modo graduale. «Le variabili sono tante e, di fronte a un incidente di percorso, cerchiamo sempre di avere un piano b, ma sono molte anche le soddisfazioni» dice.
Dal 2015 hanno consegnato una decina di cani per problemi connessi con l’autismo e attualmente ne stanno addestrando altri 45, segno che questa cultura si va diffondendo. «Sono quasi sempre labrador e golden retriever, perché sanno adattarsi bene ai cambiamenti, sono cani che tendenzialmente godono di ottima salute e che imparano in fretta con il gioco» continua Zenobi. «Il momento più delicato è l’inserimento in famiglia, per questo, oltre che buoni educatori cinofili, bisogna essere anche un po’ psicologi».
I progetti da far crescere
Da poco è nato un ente benefico che finanzia progetti come questo. Si chiama Royal Canin Foundation e, per quest’anno, ha già messo a disposizione un milione di dollari: aiuteranno enti che addestrano cani speciali. In Polonia, per esempio, dà una mano a Po To Jestem, un’associazione che, come Il mio labrador, segue i bambini che soffrono di disturbi dello spettro autistico.