Chinarsi e raccogliere con la paletta gli escrementi del proprio cane dovrebbe essere dovere civico di ogni buon cittadino. Ma sono ancora in pochi a farlo e così, nel tentativo di tenere parchi e marciapiedi puliti, diversi sindaci italiani stanno studiando misure sempre più dure e, in certi casi, molto originali.
Le misure anti sporcizia oggi in vigore
Le multe ai proprietari dei cani
Incredibile ma vero, in Italia non esiste una legge nazionale su questo specifico problema. È quindi competenza dei singoli Comuni decidere come procedere, attraverso l’emissione di apposite ordinanze dove viene stabilito l’ammontare delle multe che varia, quindi, da Comune a Comune. In media si va dai 30 ai 300 euro di multa, ma i controlli sono pochi e le sanzioni realmente emesse ancora di meno.
Distributori gratuiti di sacchetti per raccogliere lo sporco
Confidando nel senso civico degli italiani, in molte nostre città si stanno diffondendo i distributori gratuiti di sacchetti e guanti, a disposizione dei cittadini per pulire le feci del loro animali. L’installazione dei distributori viene in genere accompagnata da campagne di sensibilizzazione ed educazione civica. In questo caso, anziché puntare sulla repressione e sulle multe, si lavora per far capire alle persone l’importanza della pulizia. Funzionerà? Vedremo nel lungo periodo.
Le nuove proposte per non far sporcare più i cani
Aumentare la Tari
Completamente diverso lo stile di Torino dove la giunta di Chiara Appendino ha proposto di aumentare la Tari di 4 euro ai proprietari di cani sia per finanziare le spese in più sostenute dal Comune per la pulizia delle aree sporcate dagli animali sia per poter costruire nuovi parchi ad hoc per i cani.
L’idea di tassare i proprietari di animali non è nuova: nell’autunno 2016 in Parlamento venne presentato un emendamento che introduceva una nuova imposta a carico dei proprietari che non sterilizzavano i cani: l’idea, però, è stata bocciata e non è più andata in porto.
Fare il test del Dna ai cani presenti nel Comune
La soluzione è sicuramente una delle più creative. In alcune località si è proposto il test del Dna per risalire ai proprietari di cani che hanno sporcato. Come funzionerebbe? In un database viene inserito il Dna di ciascun cane presente sul territorio comunale, prelevato dai veterinari con un tampone salivare. Quando le feci del cane vengono trovate sui marciapiedi, viene prelevato un piccolo campione e si risale così, tramite il Dna, al padrone che non ha pulito e che sarà quindi multato. Questo strumento è stato applicato a Barcellona, a Londra e, in Italia, è stato proposto nei comuni di Napoli, Livorno e nella cittadina di Malnate, in Lombardia.
Un’idea senza dubbio suggestiva anche se di difficile applicazione per i suoi costi: a Napoli per esempio era stato sperimentato nel 2014 nel quartiere benestante del Vomero ma dopo il successo iniziale, il progetto è stato abbandonato. In effetti, risulta difficile immaginare che le disastrate casse dei nostri Comuni possano attingere a fondi ad hoc per risolvere un problema come questo.
Come si risolve il problema all’estero
Il problema è molto sentito anche all’estero e anche qui sono molte le idee ingegnose messe in pratica.
A Parigi esiste una vera e propria app che permette di segnalare alle persone i posti in cui qualcuno non ha raccolto i bisognini: quanto ci si avvicina al luogo x, arriva una notifica sul cellulare e si può evitare di calpestarla.
Negli Stati Uniti esiste un parco dove i lampioni si illuminano grazie all’energia prodotta bruciando le feci che gli animali hanno lasciato lì.
Disgustosa è invece la trovata di un sindaco spagnolo: quest’ultimo ha deciso di spedire a casa dei suoi concittadini maleducati non solo la multa, ma anche gli escrementi che i loro cani avevano lasciato sui marciapiedi. L’idea però ha funzionato: il fenomeno è diminuito del 20%.