Due rette parallele che non si incontrano mai. O quasi. Sono gli anziani italiani, cioè i nostri genitori, e i caregiver, ovvero noi donne che li accudiamo, in 7 casi su 10. Le “figure della cura” in Italia hanno raggiunto quota 7 milioni e nella maggior parte dei casi sono 50enni che contemporaneamente devono occuparsi anche dei propri figli e del lavoro.
Sulla salute degli “over” c’è spesso un gap di percezione
Che la relazione con i senior non sia sempre semplice è confermato da una nuova ricerca di Europ Assistance, realizzata dall’istituto Lexis con il contributo scientifico di Humanitas. Lo studio ha preso in esame l’organizzazione, le esigenze e la quotidianità di oltre 1.200 famiglie. Risultato: una grande differenza di percezione.
«Se domandiamo agli anziani come stiano, il 32% dice di sentirsi bene; quando chiediamo ai figli come vedano i genitori, solo il 23% dà la medesima risposta» spiega Ferruccio Maffii, amministratore delegato di Lexis e curatore della ricerca. «Dieci punti sono un gap significativo. Da una parte, c’è la negazione della vecchiaia. I genitori non hanno consapevolezza dell’età che avanza, visite e acciacchi li considerano parte della loro routine, una condizione normale soprattutto se la paragonano a quella dei coetanei e la contrastano con gli hobby e la cura dei nipoti. Invece i figli notano ogni dettaglio sul fronte della salute. Non solo: gli anziani hanno un buon reddito e sono spesso un appoggio economico per il resto della famiglia, quindi si sentono un sostegno.
Dall’altra parte, le careviger hanno paura perché vedono la salute dei propri cari peggiorare senza che loro ne siano consapevoli. A preoccuparle è proprio l’organizzazione dell’assistenza, un motivo di apprensione per il 75%, mentre solo l’11% vorrebbe un aiuto economico. Le conseguenze? L’aumento delle tensioni in famiglia».
Servirebbe una figura specializzata, ma diversa. Non a caso, cresce il numero di aziende che offrono servizi di welfare per tutti, soprattutto per i senior, e che creano nuove professionalità. «Bisogna cambiare approccio» osserva Fabio Carsenzuola, amministratore delegato di Europ Assistance, la compagnia assicurativa specializzata nell’assistenza privata, nelle aree della mobilità, salute e famiglia. «Siamo abituati da decenni a prenderci cura dei nostri cari. Ma gli anziani non amano i sostegni tradizionali perché ritengono che minino la loro autonomia, come dimostra la ricerca. E spesso non hanno bisogno di una persona a tempo pieno bensì di un aiuto parziale. Allora, diventa utile la figura di un esperto: il Care Manager di Europ Assistance è un professionista che può mediare ed affiancare in queste situazioni le donne over 50».
Occorre cambiare l’approccio all’invecchiamento
Gianluigi Romeo, laurea magistrale in Scienze infermieristiche, è oggi il primo Care Manager del network Europ Assistance, con un ruolo che lo rende unico nel panorama italiano: «Sono un facilitatore che orienta i caregiver nell’assistenza ai propri cari e li guida nella rete dei servizi sanitari pubblici. Prima di tutto, faccio una valutazione del caso, studiando il nucleo familiare e il contesto e analizzando le condizioni fisiche e psicologiche dell’anziano. Per esempio, considero il livello di rischio della casa, fornendo suggerimenti su arredamento e accessori in modo da renderla sicura per un over 75. Cerco poi di capire di cosa abbia realmente bisogno il senior: può trattarsi di un consulto con un nutrizionista, di un infermiere per medicazioni particolari o di un volontario con cui fare una chiacchierata per qualche ora alla settimana. Spesso servono appoggi flessibili, a tempo, legati a una situazione specifica. Al caregiver, invece, offro un supporto per districarsi nella burocrazia, indirizzandolo verso i servizi erogati dalla Asl o spiegando quali siano i documenti necessari per chiedere la pensione d’invalidità o aiutandolo nell’organizzazione della quotidianità con un supporto anche nella sfera familiare. Preparo un piano personalizzato, su misura. Se si agisce per tempo si riesce anche a fare prevenzione, per esempio ragionando sull’alimentazione e la sicurezza dell’abitazione. Tra pochi anni l’Italia diventerà uno dei Paesi più anziani del mondo e questo approccio all’invecchiamento si rivelerà fondamentale».