L’Italia non è un paese per caregiver. Questo esercito di oltre 15 milioni di persone ha a disposizione alcune risorse, tutele legali e detrazioni fiscali (poche). Tra la legge 104 e le novità che attendono di essere discusse in Senato, alcune soluzioni a disposizione dei caregiver esistono a livello regionale e locale. La richiesta di risposte politiche – che ancora mancano – è urgente e pressante perché la situazione, dal punto di vista sociale, non andrà a migliorare, soprattutto in Italia.
L’Italia tra i Paesi più anziani al mondo
I dati dell’invecchiamento della popolazione parlano da soli: nel 1980 gli ultra 65enni erano 23 su 100, nel 2017 erano 38 su 100, nel 2050 saranno 78 e i “centenari”, che oggi sono 17mila, saranno 150mila. E così l’Italia conquisterà il non invidiabile primato del terzo Paese al mondo per anziani.
L’emergenza è mondiale. Entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni.
Il lavoro privato di cura non è più “low cost”
Ogni anno in Italia sono più di 50.000 gli anziani che diventano non autosufficienti. «La rete dei servizi pubblici non sta tenendo il passo con questa dinamica. I partiti candidati a governare il Paese non hanno mai accennato al tema del lavoro privato di cura. Soluzione ancora preferita, ma che per un numero crescente di famiglie non è più praticabile perché non più “low cost” ma “high cost”» spiega Sergio Pasquinelli, vicedirettore di Welforum e responsabile di ricerca presso ARS (Associazione per la ricerca sociale) e Irs (Istituto per la ricerca sociale).
L’estate dei caregiver
D’estate, poi, la vita dei caregiver si complica. Anche chi si prende cura di un familiare vorrebbe andare in vacanza. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare (realizzata dall’istituto di ricerca Nextplora), solo l’8% pensa che nemmeno in questo momento dell’anno ci si possa concedere un, pur breve, periodo di vacanza.
Ma come organizzare la pausa senza ridurre le cure del proprio caro? Quasi un italiano su due (42%) pensa che la soluzione migliore sia rivolgersi a un servizio di assistenza domiciliare con personale esperto, il 36% si affiderebbe a un altro parente in grado di sostituirlo e un ulteriore 34% a un’associazione di volontariato o a una struttura ad hoc.
Cosa vuol dire essere un caregiver
In generale, assistere con continuità un familiare in stato di bisogno può essere infatti un compito molto gravoso, che condiziona la vita del caregiver a livello personale e lavorativa (60%), con rinunce alla carriera ma anche agli svaghi e al tempo libero.
Per non parlare dei contraccolpi psicologici (52%), che possono manifestarsi con stati di ansia, depressione o persino senso di colpa, le ricadute economiche (46%) per i costi legati all’assistenza e gli effetti sulla salute stessa di chi assiste (42%).
Le difficoltà aumentano, poi, se il caregiver non dispone di risorse economiche sufficienti (54%) o deve far fronte ai compiti di cura da solo (45%), senza una rete relazionale solida a cui affidarsi, magari abitando lontano dalla cerchia familiare (34%).
Ma non solo: dedicarsi anima e corpo a questa attività porta spesso a mettere in secondo piano le proprie esigenze, fino ad adottare comportamenti errati e pericolosi. Secondo gli italiani, fra i principali rischi c’è quello di non chiedere aiuto e pensare di poter fare tutto da solo (46%), addossandosi in toto i compiti di cura, ma anche quello di lasciarsi assorbire al punto da trascurare la propria salute (44%), rimandando o addirittura non sottoponendosi a visite ed esami medici, o di annullare le relazioni sociali (44%) e persino i rapporti con gli altri membri della famiglia (39%).
I rischi del welfare fai-da-te
Il fatto è che in Italia il welfare fai-da-te dilaga, ma resta un welfare isolato, solitario e molto fragile. «La capacità ricettiva del sistema dei servizi domiciliari e residenziali non vede aumenti di rilievo negli ultimi 5 anni» prosegue Pasquinelli. «Il tutto ci porta a pensare che gli oneri ricadano, tanto per cambiare, sulle famiglie e che l’auto-risposta familiare sia in crescita: chi si può permettere un’assistenza a pagamento la trova, mentre chi non può permettersela è inevitabilmente costretto a cavarsela da solo, mettendo a rischio equilibri e bilanci familiari spesso già precari». La classica soluzione della badante sta cedendo a un’assistenza sempre più a carico della famiglia in prima persona. «La crisi, con la sua onda lunga, ha portato a una maggiore assunzione in proprio del compito di cura, ma d’altra parte i redditi si sono contratti e le strutture familiari sono sempre più “corte”, meno articolate. Una tendenza, questa, sempre meno sostenibile, vista la diminuzione sul medio periodo delle risorse di caregiving interna alle famiglie» prosegue l’esperto.
Sta cambiando anche la domanda di assistenza. «Aumentano le richieste di chi ha un familiare con patologie cognitive e situazioni di demenza, per cui l’assistente familiare si rivela sempre più spesso una soluzione inadeguata» prosegue l’esperto. «E cambia anche l’offerta: diminuiscono le assistenti familiari disposte alla co-residenza, perché più integrate nella società italiana e autonome dal punto di vista abitativo. Tuttavia la domanda di convivenza è ancora preponderante e questo fa ricadere sulle famiglie i carichi di cura più gravosi».
Le soluzioni possibili
Come si stanno muovendo le politiche pubbliche, e il mercato, di fronte a questa realtà e a questi cambiamenti?
Negli ultimi anni sono sorte molte piattaforme che facilitano l’incontro tra le famiglie e l’offerta sul territorio. In ballo, un mercato che vale più di dieci miliardi di euro. Si tratta di piattaforme diverse dove trovare la “giusta risposta”, dalla badante a tempo pieno a servizi di assistenza spot, sia sanitaria che per svolgere commissioni, tutto l’anno ma anche d’estate. Ecco qualche esempio:
- Villagecare.it: portale nazionale con servizi vari di assistenza alla famiglia (anche fiscale e psicologica), tra cui una mappa nazionale di RSA, appartamenti protetti, centri diurni e centri diurni Alzheimer. Uno spazio specifico è dedicato ad Alzheimer, Parkinson, demenze e ictus.
- Familydea: portale con tanti servizi alla famiglia, tra cui strutture per anziani e disabili, noleggio vendita di presidi sanitari, assistenza legale e medica.
- Assistenza Doc: una rete di 36 centri in franchising in tutta Italia, da nord a sud, specializzati in assistenza domiciliare ad anziani, ammalati e disabili. Fornisce assistenza infermieristica a casa, assistenza ospedaliera, badanti qualificate, fisioterapisti a domicilio e personale specializzato nell’assistenza a persone con Alzheimer e Parkinson.
- Ni&No: una piazza virtuale che mette in contatto nonni e nipoti che chiedono e offrono aiuto per svolgere mansioni varie e scambiare il tempo.
- WeMi: piattaforma a cura del Comune di Milano che offre molti servizi per la cura e i benessere delle famiglie, offerti dalle imprese sociali e dalle cooperative accreditate dal Comune di Milano. Vi si trova un po’ di tutto: dal sostegno alla genitorialità, disabilità e non autosufficienza alla gestione delle attività domestiche, assistenza infermieristica, medica, fiscale.
- Professione Badante Italia (www.professionebadante.it): un sito per chi cerca e offre lavoro come badante, gestito da un’associazione no profit di professionisti che valutano preventivamente i candidati.
- Network Care (www.network.care): una community gratuita di utenti che mette in contatto famiglie e operatori. Si trovano foto e profili di operatori (badanti, infermieri, fisioterapisti che pubblicano gratuitamente il loro curriculum), validati dal team di Network Care. Fondamentale lasciare la recensione.
- Il cercabadanti (www.ilcercabadant.it): portale in cui si possono pubblicare richieste e offerte di badanti, con una parte dedicata all’assistenza in tema di contratto, lavoro e fiscalità (per es. si trova il fac simile della lettera di assunzione).
- Badaplus: app per restare in contatto con la badante
Cosa fanno le aziende
Nel frattempo le aziende si muovono e offrono ai loro dipendenti un welfare sempre più attento ai bisogni delle famiglie. Secondo Aiwa (Associazione italiana welfare aziendale), 4 imprese su 10 hanno già in pista piani più o meno ambiziosi e nel 35% delle imprese con oltre 100 dipendenti i servizi offerti sono almeno 10. Tra questi, servizi alla disabilità e alla non autosufficienza, come l’offerta di badanti.
Ma c’è chi si spinge più avanti. Jointly – Il welfare condiviso, startup a vocazione sociale con oltre 40 aziende clienti per un totale di più di 350mila dipendenti, per esempio, mette a disposizione Fragibilità: la prima rete nazionale di supporto e assistenza attraverso strutture accreditate dedicata ai caregiver e ai loro parenti non autosufficienti. Di recente, poi, grazie alla collaborazione con l’agenzia Bed&Care (www.bedandcare.it), Jointly ha messo a disposizione le ’vacanze assistite’ in strutture selezionate per l’accessibilità, a un costo calmierato proprio perché una parte è a carico dell’azienda. In questo modo il familiare può concedersi un momento di stacco e avere vicino la persona cara (che non sempre è un anziano disabile ma può anche essere un figlio).
Le prime polizze assicurative per i caregiver
Anche il mondo del risparmio sta cominciando a guardare con interesse ai caregiver e alla non autosufficienza. UniSalute per esempio è specializzata nell’assistenza sanitaria: oltre alla rete di strutture sanitarie convenzionate direttamente e coperture assicurative di vario tipo, è appena sbarcata nell’assistenza alle persone non autosufficienti. Offre garanzie innovative, come il rimborso per le spese di assistenza domiciliare, il pagamento delle spese presso le strutture sanitarie, ma anche assistenza medica e sostegno psicologico ai familiari dell’assistito. Reale mutua ha appena lanciato delle soluzioni a prezzo contenuto che aiutino i familiari, tramite il risparmio, a fronteggiare situazioni di non autosufficienza proprie e dei propri cari. Si trovano prodotti di “prima assistenza” che forniscono medici, infermieri e fisioterapisti direttamente a domicilio, soluzioni che individuano le risorse territoriali necessarie in base al tipo di problema oppure offrono l’accesso a network sanitari convenzionati. Anche Allianz propone prodotti per chi è ancora autosufficiente, pensando al futuro, quando in caso di malattia o incidente si rendano necessarie assistenza 24 ore su 24, ricoveri presso strutture e consulti sanitari.
La tecnologia in aiuto dei caregiver
Anche la tecnologia può aiutare con i servizi di telemedicina: è una frontiera tutta da percorrere nell’ottica dell’aiuto ai caregiver perché finora rivolta prevalentemente al rapporto tra medico e paziente. C’è però qualche novità: alcuni esperimenti in corso (per esempio a Figline Valdarno) permettono di monitorare i parametri dei pazienti anziani in attesa di un ricovero in casa di riposo, così da alleggerire il lavoro dei caregiver. All’Azienda USL di Modena è attivo un progetto che permette il monitoraggio a distanza di pazienti con patologia neuromuscolare, tra cui diversi malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e varie forme di distrofia muscolare: i pazienti e i loro caregiver vengono dotati dei dispositivi necessari (come lo spirometro, un elettrocardiogramma utilizzabile da tutti per raccogliere i parametri sanitari e un telefono cellulare per l’invio in remoto dei dati) in modo da permettere il pronto intervento in caso di emergenza e soprattutto evitare l’ospedalizzazione. Sempre Reale Mutua offre un prodotto che aiuta a monitorare a distanza i parametri vitali dell’ammalato o di collegarsi in videoconferenza.