Carmine Di Giandomenico, 44 anni, è dislessico ed è uno dei disegnatori italiani più famosi e attivi all’estero.
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Carmine disegna Supereroi. È tra i pochi artisti ad aver collaborato con due tra le più celebri e attive case editrici di fumetti al mondo, Marvel Comics e DC Comics. È lui l’illustratore della nuova serie dedicata a Flash dopo la “Rinascita”. Ma è autore anche di Capitan America, Wolverine, Spiderman, i Fantastic Four, Iron Man e di alcune copertine di Dylan Dog.
“Ero un bambino buono, tranquillo, con un mondo un po’ tutto mio e che tenevo per me”, racconta il fumettista, che è appena diventato il disegnatore più veloce al mondo. Nel giugno del 2016, durante Teramo Heroes, è entrato nel Guinness World Record dopo aver disegnato in formato gigante le 56 tavole che compongono il ritorno di Ulisse a Itaca in 43 ore no stop. “Quando cominciai la scuola mi resi conto che mi succedeva una cosa che agli altri non accadeva: leggere era molto faticoso, le lettere dispettose. Cambiavano posto, impazzite. Io provavo a guardarle con attenzione ma niente, farle stare ferme, e quindi leggere in modo spedito e fluente come facevano i miei compagni, era impossibile. Quando la maestra mi diceva di leggere era sempre la stessa storia: dovevo fare più tentativi per riuscire a decifrare la parola e quindi la frase e quindi il senso del testo. Devi esercitarti anche a casa, era il verdetto. Io lo facevo, davvero. Solo che non c’era modo, per addomesticarle, quelle lettere indisciplinate. Anche quando scrivevo si spostavano come volevano loro”.
Si chiama dislessia. Quando le lettere si rincorrono e si impastano, si dice così. “A quei tempi io non ne avevo mai sentito parlare e neanche la mia famiglia. Non riuscivo ad essere veloce nella lettura, mi impantanavo. Però avevo trovato dei modi per non restare al palo. Stavo molto attento quando la maestra spiegava, prendevo appunti nel modo che per me era più comodo e fruibile alla rilettura, e appena potevo dedicavo tempo alle cose che amavo e che riuscivo a padroneggiare: il disegno, soprattutto. Amavo molto L’incredibile Hulk e la scena finale di ogni episodio, quando lui andava via triste e solo, mi riempiva di dispiacere. Così pensai che potevo cambiare la sua storia, dargli un finale alternativo. Potevo disegnarlo felice”.
Trovare una strada per un finale diverso. I bambini sono geniali. Quasi eroici, verrebbe da dire. “Venivo preso in giro dagli altri perché avevo degli occhialoni giganti che aveva scelto mio padre dicendo che almeno crescendo non avrei dovuto cambiarli ed ero imbranatissimo. Però avevo trovato quel mondo che in parte riuscivo a ricreare su carta che mi dava forza e mi teneva compagnia. Anche loro, i miei amici supereroi, avevano un lato imbranato. Anche loro venivano un po’ messi da parte. Però poi erano i più forti. Allora io mi sono detto Forza, Carmine. Non vergognarti. Fai come loro. Cerca il tuo talento, la forza grande”.
A 17 anni, dopo aver fatto una telefonata in una cabina pubblica perché in casa le modernità non erano ben viste, Carmine prende l’autobus. Va a Bologna e si presenta da un editore. Tra le mani stringe una cartellina con dentro delle tavole. Torna a Teramo con un contratto. Il primo di tantissimi. “Leggere è ancora difficile: le sceneggiature devo rileggerle più volte, il monitor un po’ aiuta. Su carta vado in tilt, se devo leggere un fumetto e questo ha un balloon troppo verboso ho difficoltà, mi chiedo se ho letto bene, torno indietro anche 3 o 4 volte. La mia storia non è cambiata, ha solo trovato il modo per non perdersi e non annullarsi. Avere un disturbo non ti blocca la vita, non ti nega nulla. Gli ostacoli non sono fatti per farti inciampare. Vuol dire semplicemente che devi andare a cercare e poi liberare il Supereroe che c’è in te”.
Ah, piccola postilla. Carmine Di Giandomenico è insegnante di Anatomia in movimento all’Accademia del Fumetto di Pescara.