Si torna a parlare di carta d’identità elettronica per tutti, dopo quasi vent’anni di annunci e promesse, stop and go, sperimentazioni in un campione di comuni. Un decreto interministeriale definisce le modalità di richiesta del documento, le procedure di gestione dei dati e i sistemi di emissione dei tesserini plastificati di nuovo modello.
Una rivoluzione, se e quando andrà in porto. La rotta che conduce alla piena attuazione del piano Cie – l’acronimo usato per le card del domani – sembra però ancora lunga. A spiegare come funzionerà, senza nascondere dubbi e criticità, è Alessandro Francioni, dirigente del comune di Cesena e referente per l’innovazione tecnologica dell’Anusca, l’associazione nazionale degli ufficiali di Stato civile e Anagrafe.
Come si comincia?
A chiedere la Cie di nuovo tipo saranno per primi gli abitanti dei comuni nei quali la sperimentazione per il rilascio del documento elettronico c’è già, cioè Cesena, Milano, Torino, Bologna, Parma, Aosta, Perugia e altri 200 circa. La nuova card sarà diversa dalle tessere che si sono viste negli ultimi anni. Cambia la grafica. Il formato resta simile a quello di un bancomat. Sparisce la banda ottica e viene inserito un microchip di ultima generazione.
Quando si comincia?
Servirà ancora un po’ di tempo. Partiranno per primi i comuni dove le carte elettroniche vecchio tipo vengono già distribuite. Queste amministrazioni dovranno essere dotate di una macchina con un software ad hoc, al posto delle tre utilizzate finora. Ci vorranno tra i sei e i dodici mesi, secondo le nostre stime. La previsione sale a due anni per i comuni che cominciano da zero. La road map deve essere definita, assieme ad altre cose, da una commissione interministeriale che però non è ancora stata nominata.
Cosa ci sarà, in più, nella tecnologica card?
I cittadini non dovranno più portarsi da casa le foto formato tessera. Saranno immortalati dagli apparecchi in dotazione alle Anagrafi. Il microchip conterrà le due impronte digitali rilevate con uno scanner, l’indice della mano destra e quello della mano sinistra e l’indicazione della volontà o meno di donare organi e tessuti post mortem. Questa dichiarazione sarà facoltativa e comunque modificabile: se si cambierà idea, si dovrà scrivere alla Asl di appartenenza. I nomi dei donatori verranno comunicati telematicamente al Centro nazionale trapianti. Milano lo fa già.
Che cosa cambierà per il cittadino?
Attraverso un portale dedicato, che ancora non c’è, l’interessato potrà prenotarsi online e fissare un appuntamento all’ufficio dell’Anagrafe comunale. Oppure continuerà a presentarsi direttamente allo sportello della località di residenza o, ed è una delle novità, del luogo di dimora. È chiaro che l’investimento per distribuire tutte le apparecchiature necessarie sarà ingente e non è detto che il servizio Cie sarà garantito in tutti i comuni italiani (più di ottomila). Visti i costi delle infrastrutture necessarie, e il numero basso di abitanti, nei paesi più piccoli sembra destinato all’abolizione e potrebbe essere erogato in convenzione con comuni limitrofi. La Cie non sarà più consegnata in tempo reale, e neppure il giorno dopo, allo stesso sportello dove si è fatta la domanda. Si aspetta a casa. Entro sei giorni lavorativi verrà inviata per posta in un plico assicurato, ritirabile solo dall’intestatario o dalla persona da lui delegata. La rivoluzione sta proprio qui.
Cosa cambia per la macchina amministrativa?
La carta di identità materialmente non sarà più lavorata e stampata dai singoli comuni, ma prodotta a Roma dal Poligrafico dello Stato. I dati necessari per la compilazione saranno presi da un data base centralizzato, creato e gestito dal ministero dell’Interno e alimentato da tutta Italia. Ai singoli comuni rimarrà infatti l’onere di raccogliere le richieste di Cie e di acquisire informazioni, foto, impronte e firme degli intestatari, poi trasmesse con canali informatici protetti all’archivio del cervellone centrale del Viminale. Ogni documento elettronico corrisponderà a un pin necessario per accedere a servizi agguntivi: metà del codice verrà consegnato allo sportello dell’Anagrafe al momento della domanda, metà arriverà per posta assieme alla tessera”.
Quanto costerà fare la nuova tessera?
Il decreto non lo indica. Pensiamo che i costi saranno simili a quelli previsti per le carte elettroniche sperimentali, con l’eccezione di Milano, dove la cifra è inferiore: una media di 20 euro per la tessera e 5,20 di diritti comunali. Non solo. La Cie vecchio modello era una facoltà, nel senso che il cittadino poteva optare tra il formato cartaceo e quello elettronico. Adesso pare di capire che la nuova carta sarà obbligatoria. L’utilizzo esclusivo del documento elettronico, però, in casi particolari potrebbe creare dei problemi. Esempio. Un cittadino deve andare a Parigi per una operazione chirurgica importante e ha il documento scaduto. Quello di carta potrebbe essere prodotto e consegnato in tempo reale, per quello elettronico sono previsti sei giorni. Altro esempio. A una persona condannata per un reato viene dato anche il divieto di espatrio. Per indicarlo ora si usa un timbro, in futuro l’informazione dovrebbe essere scritta nel microchip. Per controllare il documento, andando oltre una verifica esterna a vista, alle forze di polizia serviranno specifici strumenti, non ancora disponibili.
Le vecchie carte d’identità andranno cambiate prima della scadenza e per forza?
I documenti di carta e le tessere sperimentali di vecchio tipo sono validi fino alla scadenza naturale, salvo che non si deteriorino o diventino illeggibili.
Quali sono i punti critici?
Servono dei correttivi. Gli ufficiali d’Anagrafe hanno già scritto per chiedere una modifica relativa alla consegna della card. Deve essere introdotta la possibilità di ritirare il documento nei comuni, così come occorre prevedere delle norme di salvaguardia per i cittadini che hanno necessità di espatriare o che non hanno più il documento perché rubato o perso. Mi spiego. Se smarrisco la patente, la legge mi consente di circolare con un documento di carta sostitutivo in attesa che mi arrivi il duplicato, lo stesso dicasi per codice fiscale e tessera sanitaria. Per la Cie questa possibilità non è prevista in modo esplicito.
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