Chi sono le casalinghe italiane?
Lavorano sempre e gratis, almeno 7 ore al giorno, tutti i giorni. Se fossero retribuite a tariffe di mercato, simulazione che un portale ha provato a fare in occasione della festa della mamma, lo Stato andrebbe in fallimento. I mariti e i compagni a volte le sostituiscono in cucina, ma guai a chiedere agli uomini di casa di provare a lavare e stirare. Vanno poco al cinema e a teatro, i computer per molte sono ancora oggetti misteriosi, la formazione è un optional a diffusione limitata.
L’età media si alza, aumentano gli acciacchi e il rischio di infortunarsi (spesso senza copertura assicurativa). Alcune lo sono per scelta, troppe altre perché non ci sono alternative. Ecco le casalinghe italiane, un esercito senza diritti e senza riconoscimenti, con truppe che si stanno assottigliando e impoverendo. Altro che le omologhe delle serie americane, le Desperate Housewives della fiction. A raccontarle in numeri, con cifre e statistiche che celano le storie personali più disparate, sono i ricercatori dell’Istat nel report “Le casalinghe in Italia”.
Le casalinghe stanno diminuendo, ma restano più di 7 milioni
Sono 7milioni 338mila le casalinghe nel nostro Paese (dato aggiornato al 2016), 518mila in meno rispetto a 10 anni da. La L’ età media è 60 anni. Le over 65 anni superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9 per cento del totale, le ragazze fino a 34 anni sono l’8,5. Il 42,1 per cento vive in una coppia con figli, un quarto in coppia senza figli e il 19,8 da sola. Le casalinghe con cittadinanza straniera sono oltre mezzo milione, 560 mila.
Senza stipendio e sempre più povere
Poco più della metà delle casalinghe non ha mai avuto anche un lavoro retribuito. In 600mila si dicono scoraggiate e convinte di non poter trovare un impiego fuori dalle mura domestiche. La condizione economica delle casalinghe non è buona. Più di 700mila si trovano in condizioni di povertà assoluta (numero pari al 9,3 per cento del totale, dato del 2015), cioè non possiedono un reddito sufficiente a garantirsi l’acquisto di beni e servizi essenziali per una vita dignitosa . Il tasso d’indigenza è più del doppio rispetto a quello delle donne occupate.
Autonomia e indipendenza economica: solo 2 casalinghe su 5 hanno il bancomat
Focalizzando l’attenzione sulle casalinghe che vivono in coppia, emerge che soltanto il 38,9 per cento possiede il bancomat e/o la carta di credito. La situazione migliora per le casalinghe laureate (75 per cento), per quelle che risiedono al Nord (52,3), per le fascia di età da 45 a 54 anni (46,5) e quando il partner è un dirigente, un imprenditore o un libero professionista (71 per cento) oppure un quadro o un impiegato (il 55,9 per cento delle compagne ha una card).
Ore di lavoro gratuito: numeri da capogiro
Nel 2014 donne e uomini hanno effettuato 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali e spostamenti legati allo svolgimento di queste mansioni. Per comprendere l’importanza economica dell’apporto dei sacrifici delle casalinghe, suggeriscono i ricercatori dell’Istat, bisogna prendere a riferimento le ore di lavoro retribuito contate nello stesso anno: 41 miliardi e 794 milioni di ore. L’ammontare complessivo di ore di lavoro non retribuito è dunque pari a 1,7 volte quello del lavoro retribuito.
Casalinghe: fondamentali per il benessere del Paese
Nel 2014 oltre 7 milioni di casalinghe da sole hanno totalizzato un numero di ore di lavoro non retribuito simile a quello prodotto da poco più di 25 milioni di uomini di 15 anni e più. Il numero medio di ore annuali pro capite è 2.539 per le casalinghe (cioè quasi 7 ore piene al giorno, per 365 giorni su 365), 1.507 per le occupate (4 ore e dispari al giorno) e 826 per gli uomini (poco più di 2 ore e un quarto, considerando sia quelli occupati sia quelli non occupati).
Coppie asimmetriche e sbilanciate
Le coppie di genitori che seguono un modello tradizionale di divisione dei compiti – la donna fa la casalinga e l’uomo ha un impiego – sono caratterizzate da un livello di asimmetria nel lavoro familiare più alto rispetto a quelle in cui entrambi i partner lavorano (80,3 per cento contro il 67,3). Il dato però è in diminuzione, segno che le cose stanno cambiando (e anche i maschi).
Ma ci sono ancora faccende domestiche tabù. Nelle famiglie con figli, quelle in cui la mamma casalinga ha fino a 34 anni e quelle in cui ha da 35 a 44 anni, le differenze si riducono più in fretta, però non c’è verso di convincere i partner a lavare e stirare: il 100 per cento di queste due mansioni, rimarcano i ricercatori dell’Istat, resta a carico soltanto della metà femminile delle coppie. Succede anche quando le donne lavorano pure fuori casa. Si tratta delle uniche attività completamente impermeabili a qualsiasi cambiamento. Moglie, fidanzate e compagne sono invece molto versatili. Si occupano pure di ciò che una volta era monopolizzato dagli uomini: manutenzione della casa e cura delle piante.
Stato di salute e incidenti in ambiente domestico
Al quesito “Come va in generale la sua salute?”, il 48,2 per cento delle casalinghe nel 2016 ha risposto di stare “bene o molto bene”, il 10,6 per cento ha dato una valutazione negativa e il 41,2 per cento ha dichiarato di stare né bene né male. La quota di quante sono in salute decresce sensibilmente con l’aumentare dell’età, crollando al 25,4 per cento tra le over 65. Le casalinghe sono particolarmente esposte al rischio di incidenti domestici, eppure non tutte si assicurano, come sarebbe d’obbligo. Solo ne primo trimestre 2014, per dare una idea dei rischi che si corrono, si sono registrati 169mila infortuni: La tipologia più frequente è la caduta (65 per cento delle casalinghe coinvolte), seguono le ustioni (18,5 per cento). Il locale meno sicuro è la cucina, dove avvengono metà degli incidenti.
Livello di istruzione delle casalinghe e gap tra Nord e Sud
Nessuna sorpresa. Le casalinghe vivono prevalentemente nel Centro-Sud (63,8 per cento), le occupate nel Centro-Nord (76,8). Differenze notevoli riguardano il titolo di studio: il 74,5 per cento delle prime ha al massimo la licenza di scuola media inferiore, mentre le seconde sono nel 74,8 per cento dei casi diplomate o laureate. Mediamente investono poco nella formazione. L’ultima analisi disponibile, del 2012, certifica che solo l’8,8 per cento ha frequentato corsi, quota non molto più alta tra le casalinghe di 18-34 anni (12,9 per cento).
Tempo libero, partecipazione culturale, internet
Ci sono forti differenze nei livelli di partecipazione culturale delle casalinghe e delle occupate. Le casalinghe fruiscono meno di cultura sia a causa la più bassa istruzione, sia per le più difficili condizioni economiche. Solo il 27,3 per cento è andata al cinema almeno una volta nell’anno 2016, il 30 per cento ha letto almeno un libro nell’anno e il 15 per cento ha visitato musei e mostre. Livelli bassi di fruizione si evidenziano anche per i concerti, il teatro, la lettura di quotidiani e l’ascolto della radio. Tra le casalinghe il 17,8 per cento dichiara di usare internet tutti i giorni, a fronte di un tasso che tra le occupate raggiunge il 65,3. Anche tra le più giovani è poco utilizzato: coinvolge meno della metà (41,4 per cento) delle interpellate, contro il 78,8 per cento delle lavoratrici.
Livello di soddisfazione: per una casalinga su tre è alto
Le casalinghe sono soddisfatte della vita che hanno? Una su tre sì, sostengono sempre i ricercatori dell’Istat. Il 35,3 per cento delle casalinghe dà una valutazione elevata del grado di soddisfazione per la propria esistenza. Tra le occupate la quota di chi esprime un giudizio positivo è di quasi 10 punti percentuali in più (45,1). Sono le casalinghe più giovani a registrare i livelli maggiori (il 41,7 per cento nella fascia 15-34 anni) di soddisfazione, con le casalinghe di 35-54 anni che non si discostano di molto.
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