Una volta eravamo casalinghe per mancanza di alternative: il nostro ruolo, 50 anni fa, era tra le mura domestiche. Poi, in tempi più recenti, molte di noi sono tornate a casa a causa della crisi e di lavori sempre più precari. Oggi qualcosa sta cambiando: tra i 9 milioni di donne che si occupano esclusivamente di figli e fornelli sta aumentando il numero di quelle che hanno deciso di rinunciare al classico “buon posto” per rientrare nella dimensione familiare.

Chi sono le nuove casalinghe 

«Le nuove casalinghe sono giovani, in media hanno dai 25 ai 50 anni, e possiedono un livello di istruzione elevato: diploma, laurea e master» dice Annalisa Tonarelli, sociologa dell’università di Firenze, che studia il “fenomeno”. «Molte sfuggono alla definizione classica» aggiunge Federica Rossi Gasparrini, presidente di Federcasalinghe. «Non si ritrovano in una figura di donna che nell’immaginario collettivo è poco emancipata. Hanno pluricompetenze e una grande ambizione: realizzare se stesse, non necessariamente attraverso il lavoro fuori casa».

Perché scelgono di fare le casalinghe

I fattori che spingono a fare la casalinga per scelta? «Il titolo di studio elevato è uno di questi» sostiene la sociologa Annalisa Tonarelli. «Le protagoniste di questo “ritorno a casa” sono donne molto qualificate e la loro preparazione le porta a nutrire grandi aspettative di realizzazione personale, che non sempre il lavoro riesce a soddisfare. Può capitare, per esempio, di non voler più sottostare a un capo non alla propria altezza oppure di non voler sacrificare tempo prezioso per la famiglia e per sé stando in ufficio tutto il giorno. E di scoprire che lontane dal lavoro si può trovare la felicità».

Le casalinghe imprenditrici di se stesse

Le motivazioni, però, non sono unicamente personali. «Pensiamo alla miriade di foodblogger o di “mompreneur”, le mamme imprenditrici di se stesse che hanno costruito un business offrendo servizi per bambini» continua la sociologa. «Le loro storie hanno creato la convinzione che stare a casa dietro ai fornelli o ai figli non significa essere penalizzate, ma può diventare fonte di affermazione personale. Poco conta, poi, che queste attività diventino una fonte di guadagno concreta, un vero e proprio secondo stipendio. Sono comunque esperienze motivanti, perché fanno apparire la casa come un luogo di crescita, anche se solo simbolica».

Oggi accudire la famiglia conta più del denaro

Al di là delle più intraprendenti, non c’è però il rischio di ricadere in un vecchio modello di donna che dipende dal compagno? «Certo, è una scelta che solo chi ha un partner con una buona busta paga o genitori solidi alle spalle può permettersi di fare» ammette Federica Rossi Gasparrini di Federcasalinghe. Interviene la sociologa Tonarelli: «In realtà, la questione è più complessa. Un tempo andare a lavorare per una donna rappresentava un modo per porsi allo stesso livello del marito, economico e sociale. Oggi in molte famiglie questa gerarchia è scomparsa. E insieme si sta affermando una tendenza a redistribuire i ruoli: i padri vogliono occuparsi sempre più dei figli, allo stesso modo delle mamme. L’accudimento della famiglia è diventato un valore in sé, più del denaro. Ed è riconosciuto come tale da entrambe le parti. Portare lo stipendio a casa non è l’unico modo per dimostrare di contare come un uomo».

ECCO LE TESTIMONIANZE

Silvana Planeta, 49 anni, di Sant’Angelo dei Lombardi (Av) – nella foto in alto

«Vivevo a Napoli e lavoravo nell’ufficio marketing di un’importante banca italiana. Un posto d’oro, senza dubbio. Poi un giorno ho deciso di lasciare lo stress della città e trasferirmi nella verde Irpinia, a Sant’Angelo dei Lombardi, un paesino in cui andavo in vacanza da bambina. In un piccolo centro la vita è più tranquilla, tutto è a dimensione umana. Io sono mamma di 4 figli (allora ne avevo solo 2), qui ci sono meno pericoli per loro ed è più semplice seguirli. Così, nel 2012 ho dato le dimissioni e da allora non ho mai avuto nostalgia del lavoro. Altro che lustrare i pavimenti, le mie giornate sono pienissime! Diciamo che faccio la casalinga nei ritagli di tempo: sono presidente del Consiglio di istituto della scuola dei miei bambini, mi diletto a scrivere e ho aperto il blog Casalinga rivoluzionaria.blogspot.com. Tengo un corso di inglese per adulti e uno che insegna ai ragazzi un metodo corretto per studiare, vado in palestra e ho scritto un libro: Da bancaria per caso a casalinga per scelta (sul sito  ww.silvanaplaneta.it, ndr). Della gestione dei soldi in famiglia me ne occupo personalmente. Sì, perché se mio marito porta a casa lo stipendio, sono poi io che controllo entrate e uscite. E il bilancio è in attivo».

Elisabetta Mrak, 54 anni, di Pieris-San Canzian d’Isonzo (Go)

 «Dopo che la fabbrica per cui lavoravo ha chiuso, ho scelto di non cercare un impiego fisso che mi portasse fuori casa. Non volevo rinunciare ai vantaggi di una vita più appagante per me. Il lusso non è uno stipendio a fine mese, ma la possibilità di prendersi cura delle cose importanti. Ho cambiato le mie abitudini e in questo modo ho riscoperto il valore delle cose: dal denaro agli affetti, al modo di mangiare. Ora ho tempo, il mio tempo. Non sono costretta a fare la spesa di corsa infilando nel carrello le prime cose che vedo, ma vado direttamente nelle aziende agricole e trovo prodotti più sani e economici. Preparo io i piatti che mangiamo, senza prendere nulla di confezionato. Posso dire di avere uno stile di vita sano e a km zero, che lavorando non mi sarei potuta permettere. E, poi, mi posso dedicare alla mia vera passione: creare dei capi di abbigliamento che vendo ai mercatini organizzati dalla Federcasalinghe, come quello di Natale a Udine. Le ore che passo a cucire nel mio atelier di moda casalingo mi fanno sentire realizzata a pieno. In casa ho trovato la mia dimensione ideale e non ho nessuna intenzione di rinunciarci».

Giada Pizzino, 39 anni, di Roma

 «Per molti anni ho fatto la consulente urbanistico-ambientale. Organizzavo eventi e convegni. Ero la classica donna in carriera presissima dal mio lavoro: il telefono che squilla a tutte le ore, il tarlo sempre in testa di non poter dire no a nessun cliente per paura di non essere chiamata più. A darmi lo slancio per liberarmi da questa frenesia continua è stata la nascita dei miei due gemelli, 4 anni fa. Avevo avuto una gravidanza a rischio, portarla a termine non era stato facile e ora che ero diventata mamma non avevo nessuna intenzione di rinunciare a quella gioia, o cederla a nonni e babysitter. In quei momenti ho ripensato a mia madre, che è stata presente quando ero bambina e in casa nostra c’erano sempre tanti amichetti per giocare. Anche io, come lei, voglio esserci per i miei figli in modo attivo e propositivo. Con lo stipendio di mio marito ce la facciamo, in più ho una piccola entrata da una casa in affitto. Non solo, avendo sempre lavorato con la partita Iva mi ero fatta un piccolo fondo previdenziale. Come passo le mie giornate quando i bimbi sono all’asilo? Non ho uno schema fisso: la libertà di potermi organizzare per me ha un valore enorme. Non significa non avere nulla da fare, ma farlo secondo i propri tempi e modi. Senza capi o colleghi a cui rendere conto».

Leggi anche: È giusto che le casalinghe ricevano uno stipendio?