Da un immobile occupato al sogno dell’Europarlamento. Da una dozzina di teste rasate a movimento che ha egemonizzato l’estrema destra, strizzando l’occhio anche a elettori distanti da quel bacino. Da macchiette nostalgiche a pericolo per la democrazia, secondo i molti che ne associano le gesta all’escalation di violenza degli ultimi anni. L’episodio più recente: l’accusa di stupro per 2 tesserati, subito espulsi. Ma di quanto consenso gode davvero CasaPound? Quali sono l’origine e le strategie dei suoi militanti, che si autodefiniscono “fascisti del terzo millennio?”.
Nel 2018 hanno moltiplicato i voti
La storia inizia nel 2003, con l’occupazione di un edificio sfitto nel centro di Roma, trasformato in “ostello per famiglie italiane sfrattate” da parte di alcuni attivisti di destra. «Il loro obiettivo, prima come associazione culturale e dal 2011 come partito, era lanciare un welfare “nero”, puntando su temi che non venivano affrontati dalla politica tradizionale» spiega il giornalista Paolo Berizzi, autore di “NazItalia” (Baldini+Castoldi). «Senza fare mistero delle idee da cui provengono, le hanno svecchiate e utilizzate per attaccare euro, banche e immigrazione».
Alle politiche del 2018 CasaPound ha raccolto lo 0,85% dei voti, facendo tirare un sospiro di sollievo a chi temeva un boom elettorale. «Ma ha pur sempre sestuplicato i consensi rispetto al 2013, con punte del 10% fra i 18enni, e ha eletto consiglieri in molti Comuni e municipi» continua Berizzi. «Se non hanno sfonddato è perché la Lega, così contigua da aver “scippato” a CP lo slogan “Prima gli italiani”, ha saputo assorbire parte di quel programma portandolo direttamente al governo».
In 5 anni hanno accumulato 359 denunce
Anche alle Europee, dove corre da sola, CasaPound ha poche possibilità di superare la soglia di sbarramento. «Ma le istituzioni sono solo una parte del progetto di crescita» rivela Berizzi. «Oggi il movimento controlla onlus, negozi, marchi di abbigliamento. Ha un sindacato indipendente, una webradio e una casa editrice». Negli incontri i leader mescolano Mussolini e Che Guevara, Lucio Battisti e i gruppi nazirock, Bobby Sands e Peppino Impastato. Rinnegano l’antisemitismo e si dicono a favore delle unioni civili. E sono in prima fila quando si tratta di mettere il cappello su una protesta anche lontana da loro, ma snobbata dagli altri partiti: dai forconi ai cortei studenteschi, fino alle manifestazioni contro rom e immigrati.
La cosmesi politica regge fino a quando, come quest’anno, le contro-commemorazioni del 25 aprile non mostrano una selva di braccia tese. Da anni diverse associazioni, Anpi in testa, ne chiedono lo scioglimento per ricostituzione del partito fascista, finora con pochi esiti. «Ma dal 2011 al 2016 ben 359 militanti e dirigenti di CP sono finiti al centro di indagini di ogni tipo: aggressioni, furti, occupazioni abusive. E nel 2011 un simpatizzante uccise 2 senegalesi a Firenze. Eppure la loro popolarità continua a crescere».