Sapete cos’è il catcalling? Sono gli apprezzamenti che le donne spesso ricevono per strada, e che gli uomini scambiano per complimenti. Non lo sono. Ha recentemente fatto il giro dei social il post in cui una giovane universitaria di Genova, Vanessa Russo, denunciava il fenomeno, di cui era stata vittima con un’amica in una via del centro città. Non è la sola, non è la prima e purtroppo non sarà l’ultima perché lo street harassment è diffuso in tutto il mondo. Ed è una forma di violenza contro le donne. Ci scrive per denunciarlo (e per sensibilizzare le donne a farlo e reagire) Vania Parpinello, insegnante, che spiega perché non va confuso con un complimento.
«Ho 31 anni e abito in provincia di Treviso. In seguito a 2 episodi di molestie per strada, non i primi della mia vita, che mi sono successi nello stesso giorno nel mio paesino di campagna, ho sentito il bisogno di contribuire a cambiare le cose e ho pensato di scrivervi su questo fenomeno che colpisce chi subisce commenti indesiderati, chiamato “catcalling”.
Credo che sia importante partire dalle piccole cose per cambiare le grandi. Il prossimo anno scolastico ho intenzione di approfondire il tema con i miei allievi delle superiori, essendo io un’insegnante di Lettere. Sento già qualcuno che commenterà: «Vabbè, ma sono solo degli apprezzamenti, per ridere un po’, come siete permalose voi donne… non vi si può dire niente». No, non sono apprezzamenti o complimenti sinceri, perché il contesto in cui avvengono non fa in modo che possano essere tali.
Come si sente una bambina, ragazza, donna vittima di catcalling?
1. In imbarazzo: avverte una minaccia, nascosta da una complimento.
2. Impotente, perché non sa se reagire e come potrebbe reagire a sua volta la persona che ha davanti.
3. In pericolo, se il discorso si fa più insistente, soprattutto se ci sono più uomini e lei è da sola.
4. A disagio: si sente un pezzo di carne da guardare.
5. Inerme : è trattata come un oggetto a cui si può dire quello che si vuole.
6. In colpa, perché comincia a pensare che «se avessi indossato un’altra cosa non sarei in questa situazione». Una parte di te ritiene di aver sbagliato a indossare un certo abito, mentre l’altra parte capisce che non è colpa tua se qualcuno ti molesta verbalmente in strada.
Vorrei che si diffondesse una maggior sensibilità nei confronti del tema. Pensate se a subire catcalling foste voi, i vostri figli/e, vostra moglie o marito, i vostri amici o amiche. Spero che a sentirsi in colpa e vergognarsi non sia più chi subisce il catcalling, ma chi lo fa.
(Vania Parpinello)