«Come ha potuto la commissione europea inginocchiarsi di fronte alle case farmaceutiche?». Esordisce così Manon Aubry, 31 anni, con un discorso che è un attacco frontale alla gestione dei vaccini da parte della Commissione europea. La presidente Ursula von Der Leyen, seduta in prima fila, anche protetta dalla mascherina non ha potuto nascondere il disagio: appena un movimento impercettibile della gola rivela che il discorso di Aubry è un boccone difficile da mandare giù.

Chi è la giovane donna che ha dato voce all’esasperazione che dilaga anche in Italia, davanti alle nuove ondate di contagi e alle ulteriori chiusure e restrizioni?

Manon Aubry, 31 anni, francese, parlamentare europea e copresidente del gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica, è esponente della sinistra radicale di La France Insoumise. Ha iniziato a impegnarsi in politica a scuola, a soli 15 anni e i suoi studi raccontano di una ragazza che aveva le idee chiarissime su cosa voleva fare da grande. Prima la laurea in Scienze politiche a Parigi, poi le specializzazioni in diritti umani e affari internazionali negli Stati Uniti e in Australia. 

Ecco come lei stessa presenta il suo curriculum: «Ho lavorato per Oxfam come specialista e portavoce sui temi della lotta all’evasione fiscale e disuguaglianze. Ho condotto ricerche sui paradisi fiscali, rintracciato grandi aziende che non pagano le tasse e sostenuto una più equa condivisione della ricchezza. In precedenza, ho lavorato nella protezione dei diritti umani e umanitari in diversi paesi dell’Africa subsahariana».

Forte di questa formazione, 31 anni e la faccia da ragazzina, le mani ben salde al podio, senza prendere fiato né perdere il filo, ha affrontato la Commissione con accuse pesantissime e una richiesta estrema che, a un anno dall’inizio di una pandemia di cui al momento non si vede altra via d’uscita che la vaccinazione di massa, avrà un’eco grande nell’opinione pubblica.

Sventolando in aula i contratti con le case farmaceutiche resi noti ma quasi completamente secretati da linee nere che non permettono di sapere praticamente nulla su prezzi, consegne, scadenze, responsabilità, ha ricordato che i brevetti sono stati finanziati da miliardi di denaro pubblico ma la proprietà è rimasta delle multinazionali, che moltiplicano i loro profitti mentre ai cittadini sono richieste straordinarie misure restrittive. Aubry chiede una commissione d’inchiesta sulle responsabilità della Commissione. 

Ma soprattuto rivendica, a fronte di tali enormi investimenti pubblici, dei brevetti di proprietà pubblica. Questi farmaci ora indispensabili dovrebbero essere beni comuni per l’umanità e non fonte di profitto. Dal momento che rappresentano l’unica possibilità concreta per tornare a vivere. L’aula di fronte alla quale Manon Aubry ha parlato era quasi vuota ma il video del suo discorso di appena 4 minuti lo stanno vedendo tutti.