È la stagione dell’anno in cui, complice il lavoro da remoto, torniamo al Sud, nella casa dei miei genitori. Tre generazioni sotto lo stesso tetto. Tradotto: un laboratorio sociale quotidiano al tavolo della cena.
La prima sera, nonni e nipoti riprendono un discorso evidentemente lasciato in sospeso l’ultima volta.
«Nonna, avevi promesso che avreste smesso di comprare l’acqua minerale nelle bottiglie di plastica» inizia la piccola.
«Hai ragione, tesoro» si scusa la nonna. «Però considera che queste bottiglie le riutilizziamo per le olive in salamoia e il riutilizzo è ancora meglio del riciclo» interviene il nonno.
«Sì, ma poi le buttate» insiste la piccola.
«Hai ragione, domani ci informiamo per quei depuratori che si mettono al rubinetto» promette il nonno.
«Intanto però abbiamo iniziato a fare un’altra cosa» interviene la nonna entusiasta. «Si è aperto anche qui in paese un negozietto che vende prodotti sfusi e tutti i detersivi li compro così. Sai, le confezioni di detersivo sono di plastica pesante e io riutilizzo sempre la stessa». «Brava nonna» dicono le nipoti sorprese, per poi rivolgere uno sguardo interrogativo a noi, che fino ad allora osservavamo placidamente questo dialogo intergenerazionale come fosse una partita di tennis con scambi avvincenti.
Lo sguardo è chiaramente un rimprovero e dice: forse che a Milano non esistono da anni i negozi per lo sfuso? Perché ancora non è diventata una nostra abitudine?
Prima di essere chiamata in causa, mi stavo domandando quale filo unisse queste due generazioni distanti 60 anni. Parlano la stessa lingua, si interessano alle stesse cose, hanno la stessa prospettiva.
Colta in fallo, mi rispondo indispettita: il tempo. Hanno il tempo di pontificare gli uni, di comprare lo sfuso gli altri. Ma quella che vorrebbe essere una giustificazione per ciò che non faccio mi si rivolta subito contro. Il tempo. Forse loro ne conoscono il senso meglio di noi. Per istinto i giovani, per esperienza gli anziani. E quella conoscenza del tempo li indirizza con certezza su ciò per cui va speso. Le relazioni, che sono ciò che occupa principalmente la loro giornata. E il futuro, inteso come cura di ciò che lasciamo dopo di noi, cura del nostro passo leggero sulla Terra. Dichiaro aperta la stagione in cui, al tavolo della cena, ho l’opportunità di cambiare punto di vista.