Se ti senti solo o affronti un momento difficile, potrebbe esserti d’aiuto confidarti con qualcuno. A volte persino uno sconosciuto può fare la differenza. Lo ha dimostrato uno studio del 2014 condotto da due ricercatori dell’Università di Chicago e ne è convinto anche l’artista e performer Antonio Irre. Ed è proprio lui ad aver lanciato a Padova, la sua città, l’iniziativa del “citofono rosa”: ecco in cosa consiste.
A Padova arriva il citofono rosa: cos’è?
Si tratta di un’iniziativa solidale che prende piede tra le vie di Padova ed è indirizzata a tutte le persone in cerca di ascolto. Realizzata con il contributo del Comune nell’ambito del bando “La Città delle Idee”, per aderire non bisogna fare altro che apporre sul citofono di casa un’etichetta rosa che recita così: «Vuoi scambiare due parole ma non sai con chi farlo? Sei nel posto giusto! Se un citofono è rosa vuol dire che chi risponde fa volentieri due chiacchiere». Chi si mette a disposizione dei propri concittadini per ascoltarli e offrire loro qualche parola di conforto, non deve fare altro che indicare gli orari più comodi, affinché chiunque abbia bisogno sappia quando poter suonare.
L’idea è all’apparenza semplice, eppure non è affatto scontata in un mondo perso nell’ossessione dell’online, in cui “essere connessi” sembra sempre una priorità. E allora ecco che la proposta di Irre invita a gran voce a riassaporare la bellezza dei rapporti concreti, reali e non più virtuali. Quelli che possono nascere solo dall’incontro tra voci vive. A metà gennaio sono comparsi i primi due citofoni rosa e in un mese hanno superato i dieci. C’è anche chi fuori dalla Regione ha voluto seguire l’iniziativa. E così ecco che anche a Cordenons, in provincia di Pordenone, c’è un citofono rosa al quale è possibile suonare. Nel frattempo altre richieste arrivano dal Veronese e dal Cesenate.
Per Irre, come spiega sul suo sito, si tratta di «un’opera simbolica e utopica, che funziona se la comunità abbraccia il progetto, e partecipativa, nel senso che l’artista dà una direzione ma solo quando il dispositivo viene azionato l’opera diventa viva, non più controllabile».
Come aderire all’iniziativa
Aderire all’iniziativa è semplicissimo. L’unica regola da seguire? Essere propenso al dialogo e all’ascolto (di sconosciuti): il modo giusto per combattere solitudine e isolamento. Presto sarà disponibile persino una mappa dei citofoni: se hai bisogno, le case a cui suonare saranno a portata di clic.
Se vuoi dare un tocco di rosa al tuo citofono, basta contattare l’artista. «Arriveremo con cacciavite, targhetta rosa, e targa o adesivo e in pochi minuti sarai operativo», assicura Antonio Irre, che precisa: «Potrai scegliere quanto a lungo tenere la targa, se solo per pochi giorni o come postazione fissa».
I danni dell’isolamento sociale
Recenti studi confermano le pesanti ricadute psicologiche e cognitive causate dalla solitudine. L’isolamento sociale, sempre più diffuso soprattutto tra gli anziani, può essere legato alla perdita di “materia grigia”, la sostanza cerebrale dove hanno sede i corpi dei neuroni. Il problema colpisce anche i più giovani, che a causa di relazioni solo virtuali sviluppano spesso conseguenze significative. I numeri descrivono una situazione già allarmante: la demenza colpisce 50 milioni di persone in tutto il mondo e una nuova diagnosi arriva ogni 3 secondi. Ogni anno, inoltre, si registrano 10 milioni di nuovi casi. Per la rivista Economist, l’epidemia di solitudine è “la lebbra del Ventunesimo secolo”. Secondo alcuni studi, infatti, potrebbe coinvolgere il 50% della popolazione globale: da bambini a ragazzi, fino agli adulti. Possono essere madri sole, persone divorziate o anziani rimasti vedovi. In Italia circa il 30% degli over 75 dichiara di non avere nessuno a cui rivolgersi in caso di necessità.
La solitudine quindi può fare davvero male, favorendo l’insorgenza di demenza e disturbi cognitivi. Iniziative come quella di Antonio Irre possono fare la differenza, rivelandosi per molte persone un aiuto essenziale, prezioso e vitale. L’idea del “citofono rosa” può essere un vero toccasana, riscoprendo l’importanza della condivisione e rimettendo il dialogo al primo posto.