La definizione del reato di revenge porn, aggiunto al Codice penale. La tutela delle “spose bambine” e delle persone deturpate con l’acido. Pene più severe per i reati sessuali e le violenze di genere. La sospensione condizionale della condanna legata all’obbligo di seguire un percorso terapeutico. Previsione dell’ergastolo anche per l’omicidio di una partner (o un partner) non convivente. Tempi più stretti e corsie preferenziali per la trattazione delle denunce relative a stupri e abusi sessuali. E via elencando.

Il Codice rosso – come sinteticamente viene definito l’insieme delle nuove disposizioni, varate pensando in particolare alla violenza contro le donne e i minori – è legge. Il Senato ha approvato il testo in via definitiva. Le diposizioni, salutate da molto commenti positivi e anche da voci critiche, entreranno in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Il revenge porn diventa reato

Uno dei nuovi articoli aggiunti al Codice penale – il 613 ter – prevede la punizione di chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate. Si rischiano da 1 a 6 anni di reclusione e da 5 mila a 15mila euro di multa.

Lo stesso trattamento si applica a coloro che, ricevuti o comunque acquisiti gli scatti e i filmati hard, li consegna, li cede, li pubblica o li diffonde all’insaputa della “protagonista” (quasi sempre si tratta di una donna) e per danneggiarla. La pena è aumentata se il responsabile è il coniuge (anche se separato o divorziato) oppure un soggetto che è o è stata legato affettivamente alla vittima e se sono stati utilizzati strumenti informatici o telematici.

La condanna base aumenta di un terzo quando vengono presi di mira disabili fisici e psichici e donne incinta. Non si procede d’ufficio. Il delitto è punito a querela della persona offesa, con sei mesi di tempo per farsi avanti e denunciare l’accaduto. Poi diventa complicato cambiare idea e rinunciare alla richiesta di giustizia. La querela può essere ritirata soltanto in sede processuale, non prima.

Lo sfregio del volto è un nuovo reato

Le tragiche storie di Lucia Annibali, Jessica Notaro e dei due ragazzi presi di mira a Milano da una coppia di aggressori hanno portato all’introduzione di un altro reato: lo sfregio del volto. “Chiunque cagiona ad altri una lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso – ecco il testo – è punito con la reclusione da 8 a 14 anni”. Se lo sfregio causa la morte della vittima, l’ipotesi massima è l’ergastolo. In caso di condanna, poi, scatta l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno. Benefici penitenziari – come l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione – saranno concessi con molta più cautela.

Il nuovo reato dei matrimoni imposti e delle spose bambine

Come ha detto una parlamentare, in sede di discussione della legge, “questa vittoria è dedicata alla memoria di Farah e Sana, uccise dai loro parenti perché volevano vivere libere”. Il riferimento è a un’altra delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso. Un articolo sanziona con la reclusione da 1 a 5 anni la “costrizione o induzione al matrimonio” e colpisce chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. Il reato – che può essere commesso fuori dai confini, come è già successo – è perseguibile anche quando è portato a termine all’estero da un cittadino italiano o da uno straniero che risulta residente in Italia. La pena è aumentata se vengono coinvolti under 18 e under 14 (da 2 a 7 anni in più)

Maltrattamenti in famiglia

Rese più severe anche le pene per i reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi: la reclusione da 2 a 6 anni prevista finora dal Codice penale sale di un anno nel minimo e nel massimo (diventa da 3 a 7 anni). La sanzione base aumenta quando i malmenati e i vessati sono minori, donne incinte e disabili e quando il responsabile usa un’arma.

Aumentano le pene per le violenze sessuali

Giro di vite in vista pure per persecutori seriali e stupratori. Le violenze sessuali sono punite con il carcere da 6 a 12 anni e con pene aggravate, nel caso di abusi su under 14, adescati con soldi o altri regali, anche solo promessi. La pena massima per lo stupro di gruppo sale da 12 a 14 anni. Per gli stalker la reclusione passa dall’attuale “da 6 mesi a 5 anni” a “da 1 anno a 6 anni e 6 mesi”.

Nuovo reato legato allo stalking 

E c’è un nuovo reato, per quelli che non rispettano le diffide: la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima assediata, una condotta punita con la detenzione da 6 mesi a 3 anni.

Canale prioritario per i reati di genere

Per i reati di genere (e anche quando la vittima è un uomo) si apre un altro canale prioritario, come per i feriti gravissimi al pronto soccorso. Carabinieri e poliziotti saranno tenuti a comunicare immediatamente al pubblico ministero le notizie di reato, anche in forma orale. Alla persona offesa è garantito il diritto ad essere ascoltata dal magistrato titolare delle indagini entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

Più tempo per la denuncia

Più tempo per decidere e vincere paure e vergogna. Una donna avrà 12 mesi per denunciare una violenza sessuale, anziché i 6 previsti fino a oggi.

Percorsi di recupero

In caso di condanna per reati sessuali – sempre che la pena erogata concretamente consenta il “congelamento” della condanna – la “sospensione condizionale” verrà data solo se l’interessato seguirà uno specifico percorso presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannati per reati sessuali. Il costo del trattamento, in mancanza di convenzioni con lo Stato, sarà a carico del condannato.

Ergastolo per l’omicidio aggravato da relazioni personali

Il Codice rosso modifica il Codice penale intervenendo anche sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali: è previso l’ergastolo – che resta non applicabile a tutti i tipi di delitti estremi – anche quando tra assassino e vittima c’è una relazione affettiva senza una stabile convivenza oppure c’è una stabile convivenza non connotata da una relazione affettiva. Idem per i figli minori adottati.

Gli affidatari di orfani di femminicidi – altra novità – avranno diritto a un sostegno, anche economico, da parte dello Stato.

La formazione delle forze dell’ordine

Diventano obbligatori i corsi di formazione – che pure già vengono fatti, così come la sperimentazione di protocolli pilota – destinati al personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, sia sul fronte della prevenzione sia su quello del perseguimento dei reati.

Fuori la castrazione chimica

La castrazione chimica per i condannati per reati sessuali, uno dei cavalli di battaglia della Lega, alla fine è rimasta fuori dalla nuova legge per salvaguardare la tenuta del governo e non aprire un nuovo fronte con i 5 stelle, fermamente contrari alla norma. Probabilmente i leghisti torneranno alla carica, così almeno hanno annunciato, per proporre un provvedimento legislativo ad hoc.

Tra plausi e critiche

L’approvazione del Codice rosso è stata salutata da molti commenti positivi, da più parti. Ma si sono levate anche voci critiche. Secondo l’opposizione, la legge non avrà gli effetti positivi auspicati da governo e maggioranza: i diversi impegni contenuti nelle norme, è il timore espresso, rimarranno “lettera morta” per l’assenza di risorse.

Le parole del premier

Il premier Giuseppe Conte ha usato Facebook per plaudire al varo delle norme, adottate “per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti”. I dati, ricorda il presidente del consiglio, “parlano di una vittima di femminicidio ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere – rileva – abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione, che si attiverà da subito”.