Se non l’hai ancora fatto, guarda Mon roi, il film francese di Maïwenn Le Besco, che racconta una storia d’amore malsana. A farla da padrona in questo rapporto è la violenza psicologica: l’abuso di Georgio su Tony, i due protagonisti, si consuma sempre e solo in termini verbali. L’aggressività delle parole non è facilmente riconoscibile come quella fisica: spesso subdola, assume forme e intensità differenti, non lascia segni sul corpo e per questo è sottovalutata. Ma quanto è grave se quando litigate il tuo compagno ti offende e ti insulta? Cosa fare se anche nella tua relazione lui alza troppo i toni?
Cosa succede quando ci si offende troppo?
«Sono dinamiche più frequenti di quanto si immagini. La gestione del conflitto è uno degli aspetti su cui lavoriamo di più nel nostro studio» commenta Lidia Porri, psicoterapeuta e mediatrice, responsabile dello Spazio di terapia e mediazione familiare di Milano. «Il contrasto del resto è connaturato alla convivenza quotidiana. Se tra i partner ci sono ascolto, empatia, questo disaccordo può essere costruttivo, aiuta a cono- scere l’altro e a crescere, insieme. Ma non sempre va così. A volte, sotto il peso dello stress, uno cede alla rabbia e reagisce fuori controllo, alzando la voce e il tiro, aggredendo l’altro con parolacce o insulti. È ciò che chiamiamo “conflitto distruttivo”, perché non produce più comprensione, ma solo distanza, rancori e ferite».
Come capire se la situazione è allarmante
«Ci sono coppie che se le cantano e se le suonano, senza strascichi e rancori. Questo accade quando entrambi i partner sono abituati a urlare o usare un gergo forte perché magari vengono da famiglie dove le liti avvenivano così: è come se indossassero una tuta ignifuga, il fuoco incrociato non li ferisce. Se invece i due non sono sintonizzati sugli stessi parametri di toni e modi, uno rischia di scottarsi» aggiunge Gloria Rossi, psicoterapeuta di coppia. «Quando la situazione si ripete, o lascia in bocca un senso di umiliazione, amarezza, o paura, meglio correre ai ripari, parlandone a lui con calma e fermezza. Forse non si è reso conto di aver esagerato o, invece, è in preda al rimorso ma non sa ammetterlo. In amore il dialogo è cruciale, anche sugli aspetti negativi: tutto ciò che non sfoghiamo, rimane dentro e ci avvelena». «Questa modalità va stoppata subito, per il bene dei singoli e della relazione; oltre al disagio personale, provoca il raffreddamento affettivo e l’incapacità di prendere decisioni insieme, che sono i due maggiori killer dei matrimoni» conferma la mediatrice.
Come evitare che un litigio degeneri?
Come si può arginare un partner aggressivo e prevenire future sfuriate? «Prima di tutto valutando la sua situazione a 360 gradi. Forse vive in una condizione di forte stress fuori casa e la compagna è l’unico pungiball su cui sfogarsi, visto che non può farlo sul capo o sulla mamma anziana. A volte, l’aggressività verso gli altri è solo il riflesso della rabbia verso se stessi: lui è deluso, scontento di sé ma non vuole ammetterlo e proietta le colpe su chi ha di fronte» continua Rossi. «Tanti uomini non sono educati a esprimere le emozioni e trovano più accettabile urlare e attaccare piuttosto che piangere. Spetta a noi offrire loro una valvola di sfogo migliore, aprendo un canale di dialogo».
Se ci si arrabbia troppo facilmente
Altre volte, il problema è nelle dinamiche di coppia. «Se lui si infiamma per cose futili, forse nasconde un disagio più profondo, un rancore, che alimenta la sua tensione interiore e alla prima occasione, lo fa esplodere. In genere, scavando si scopre un disaccordo sui temi caldi come l’educazione dei figli, la gestione economica o la suddivisione dei compiti» continua Lidia Porri. «Per uscirne bisogna cambiare atteggiamento: accettare il contrasto, affrontarlo e cercare di mediare. Proveniendo da storie e famiglie diverse, capita spesso che i due partner non condividano la stessa visione su scuola, regole, religione… il loro obiettivo non deve essere stabilire quale opinione sia migliore, ma trovare una soluzione valida per entrambi».
Se non si sa discutere civilmente
Altre volte il problema non è su cosa si discute, ma come. «Uno degli atteggiamenti più diffusi è la carenza di ascolto: presi dalla frenesia “multitasking”, non ci prendiamo il tempo di sentire cosa ha da dire il partner, lo zittiamo con una risposta preconfezionata. L’altro si sente frustrato e per farsi ascoltare alza la voce o i toni» aggiunge Rossi. «Noi donne poi usiamo alcune modalità comunicative che irritano molto gli uomini, come la tendenza a generalizzare (con frasi tipo “tu fai sempre…”), a giudicare (“so che sei uno così”) o rinfacciare il passato». «Ecco perché in terapia, tra i consigli per abbassare lo stress nei conflitti, insegniamo a circoscrivere il problema, affrontando una cosa sola alla volta, evitando di dilagare o divagare sul passato» aggiunge Porri. Importante poi parlare sempre in prima persona, dicendo ciò che si pensa e si prova, evitando il Tu (“Tu hai fatto”), che suona accusatorio.
Risintonizzare le frequenze
Ritrovare l’armonia dopo lo scontro è possibile? «Certo, ma ci vuole una forte motivazione da parte di entrambi» conclude la mediatrice. «Ci deve essere insomma il fuoco sano della passione e del sentimento, che sciolga i rancori ed eviti che l’intesa anche fisica si raffreddi». «Da terapista sono fiduciosa, nessuna coppia nasce perfetta, ognuna deve trovare la sua sintonia e risistemarla quando un temporale fa perdere le frequenze» conclude Rossi. «Se da soli non si riesce, può servire la terapia di coppia; spesso bastano poche sedute per imparare a comunicare meglio, eliminando le radici dei contrasti».