Parlare di tradimento non è facile: chi lo ha fatto, o lo fa, non lo ammetterà mai pubblicamente. E chi lo ha subito soffre tantissimo e preferisce dimenticare o mantenere il segreto, perché in fondo se ne vergogna. Eppure l’infedeltà è vecchia come il mondo, esiste da quando è stato inventato il matrimonio. Argomento hot per l’estate e per le riviste di gossip, ridotto a consigli su come non farsi beccare o come scoprire se lui è un fedifrago. E spesso accompagnato dalla cura per guarire se sei il colpevole o la vittima. Esther Perel, psicoterapeuta 60enne belga trapiantata a New York, sull’argomento ha invece una visione del tutto nuova e originale, nata da un’esperienza pluridecennale con pazienti di ogni tipo. Un pensiero che guida il suo ultimo libro: Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà (Solferino).

«Ho ricevuto migliaia di lettere: la sofferenza è la stessa in tutte le culture »

«L’infedeltà è un argomento di cui non si è mai sazi» mi spiega Perel via Skype. «Un tema complesso e pieno di sfaccettature, che dice molto su come noi consideriamo oggi la coppia, il matrimonio e perfino noi stessi». Caschetto color miele e una mug di caffè in mano (quando la chiamo a New York è mattina presto), l’autrice mette le mani avanti: «Non voglio giudicare. La mia non è un’apologia del tradimento, solo il risultato dell’osservazione». Le domande sono tante, perché in fondo l’argomento ci è vicino. Se non siamo stati noi, di sicuro conosciamo qualche coppia che è passata attraverso il dramma dell’infedeltà. E comunque ne abbiamo paura perché è un atto che fa crollare tutte le nostre certezze. Per questo il volume di Perel negli Usa è diventato un bestseller e il suo TedTalk in cui ne parla – Ripensare l’infedeltà… un discorso per chiunque abbia mai amato – ha avuto 10 milioni di visualizzazioni. «Dopo il Ted ho ricevuto migliaia di lettere, da Abu Dhabi alla Patagonia. E tutti raccontano il tradimento alla medesima maniera: la sofferenza è la stessa».

«Molte pazienti rivelano di sentirsi in gabbia nel ruolo di accuditrice»

Il libro è pieno di testimonianze e riflessioni. C’è un anziano signore che confessa di avere un rapporto con una donna conosciuta in un istituto dove i rispettivi consorti sono ricoverati con l’Alzheimer, e che per questo si sente in colpa. Ci sono i racconti di coppie gay che pensavano di essere più “aperte” di quello che in realtà si sono ritrovate a essere, giovani e meno giovani. «Di nuovo, c’è il fatto che, nonostante oggi ci sentiamo tutti più liberi e divorziamo in massa, l’infedeltà non è diminuita, non è diventata obsoleta». Una volta, spiega Perel, la famiglia veniva prima di tutto e si cercava di preservarla a ogni costo, «spesso chiudendo gli occhi, purché fosse salvaguardato l’onore e non subentrassero imbarazzi e complicazioni».

Oggi sono in aumento anche i tradimenti delle donne

«Succede anche a persone che stanno insieme da 10, 20, 30 anni. Un bel giorno attraversano quella linea». Ma perché si tradisce? Perché l’infedeltà ferisce così profondamente? E perché lo si fa anche quando si è felicemente sposati rischiando tutto, magari per una persona che si conosce appena? «Succede» risponde. «E i “sintomi” non spiegano tutto. C’è chi si sente solo e sessualmente frustrato. C’è chi dice di non riuscire più a comunicare col partner e si lamenta che non c’è più intimità. Spesso i pazienti rivelano di sentirsi in gabbia: nel ruolo di madre, moglie, accuditrice. O di marito e basta. La verità è che queste persone non vogliono lasciare il partner, ma quello che loro stessi sono diventati».

«Quando scegli un partner scegli una storia. E rinunci ad altre vite»

«Il tradimento può essere un’esplorazione di quegli aspetti di sé che si sono perduti e che non fanno parte della relazione. Perché quando scegli un partner scegli una storia. E a volte vorresti sapere quali altre vite avresti potuto avere». Faccio presente a Perel che la storia delle “sliding doors” sembra quasi una giustificazione. «Affatto. L’infedeltà è molto dolorosa, oggi ancora più di ieri, perché ci aspettiamo molto da un rapporto in cui siamo stati noi a eleggere quella persona come unica e speciale. E riguarda non solo 2 persone, ma i bambini, i genitori, gli amici. Un’intera rete sociale». Al centro di questo studio sull’infedeltà c’è anche il diritto alla felicità e all’autorealizzazione che sono fondamentali nella cultura occidentale. «Non credo che le persone oggi abbiano più desideri dei loro nonni. È solo che si sentono più legittimate a perseguirli».

Quindi il tradimento è un atto di libertà?

«Può essere tante cose: ribellione, vendetta, ricerca di sé, disperazione per chi tradisce. Un colpo basso, un inganno, una bugia, un segreto per chi viene tradito. È un evento che viene vissuto in modi diametricalmente opposti. La vera novità è come viene considerato. Una volta la vergogna era divorziare. Oggi è continuare a stare insieme, pensare con la propria testa al di là dei pregiudizi e dei giudizi degli altri. E accettare compromessi». Aggiunge poi che ci sono tanti modi di tradire e che l’infedeltà è solo uno di questi, ma il più giudicato. «Ho incontrato uomini che non avevano scappatelle ma erano legati al loro lavoro, alla bottiglia… Il tradimento ha diverse forme: l’indifferenza, la violenza, la negligenza».

«Il matrimonio oggi è una continua rinegoziazione di ruoli»

E allora cosa possiamo fare? Il contributo di Esther Perel è anche quello di far riflettere sulle nostra idea di una relazione di coppia e saper affrontare le crisi. «Le storie d’amore e il matrimonio oggi sono una continua negoziazione sui ruoli, le trasgressioni, i confini. La cosa migliore è mettere sempre in chiaro cosa si desidera e senza aspettare il momento di crisi. D’altra parte, però, la fedeltà può anche essere una scelta, una pratica. E rimani fedele perché lo decidi, o perché ti piace o perché il gioco non vale la candela».

Esther Perel è attesa in Italia alla XV edizione del Festival della Mente a Sarzana dal 31 agosto al 2 settembre