Vacanza uguale relax: un’equazione di cui abbiamo ancora più bisogno in questo 2020 di pandemia. Ma quando ci si ritrova a condividere uno spazio con gli altri, che sia una spiaggia o una tavolata o un treno, la preoccupazione aumenta a causa della vicinanza e dei diversi modi di reagire all’emergenza. Anche perché le notizie sul fronte Covid non sono buone.
Obbligatoria all’aperto dalle 18 alle 6
Il trend dei contagi è in aumento e si moltiplicano quelli di rientro dalle vacanze, con l’età media dei positivi che si abbassa. Il ministero della Salute ha introdotto procedure di autosegnalazione, tamponi, test sierologici e quarantene domiciliari per chi torna dai Paesi più a rischio: Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Non solo. Il governo ha chiuso le discoteche, vietato il ballo in lidi e spiagge, e reintrodotto l’obbligo di mascherina all’aperto, dalle 18 alle 6, nei luoghi dove possono formarsi assembramenti: dalle piazze alle spiagge, fino a dehors di ristoranti e locali.
Usare la gentilezza
Regola numero 1: mai perdere la pazienza. Vietato, dunque, abbassare la guardia. Anche in tema di prevenzione. Il problema è che – complice il caldo, la voglia di libertà, quella ricerca di relax di cui abbiamo disperatamente bisogno – è sempre più facile imbattersi in vicini di ombrellone o di tavolo a viso scoperto o con la mascherina abbassata sotto il naso. E visto che la protezione del volto funziona solo se a farlo siamo in due, come intervenire in maniera educata, e senza rovinarci la giornata (e la vacanza)? A venirci in soccorso è una disciplina d’altri tempi: il galateo. Aggiornato, ovviamente, ai tempi del Covid-19. Judith Martin, esperta americana di bon ton, ha appena scritto un e-book dal titolo La guida di Miss Buone Maniere al galateo contagioso (disponibile per ora solo in inglese). La sua strategia si basa su una regola fondamentale: mai perdere pazienza e gentilezza.
Condividere la responsabilità
Regola numero 2: condividere la responsabilità. «Non bisogna essere aggressivi, in primo luogo perché non funziona» osserva l’autrice. «Se ci mettiamo a urlare “Stai cercando di ammazzarmi” o “Spostati”, ci risponderanno forse “Oh, chiedo scusa” per poi allontanarsi? Certo che no; semmai, diventeranno a loro volta ostili». Invece di colpevolizzare gli altri, sostiene Martin, dovremmo piuttosto suggerire qualcosa da fare insieme. Per esempio, dicendo «Penso che dovremmo starcene un po’ più lontani», senza mettere in imbarazzo nessuno e presentandolo come un problema condiviso. E potrebbe essere una buona idea anche portarsi dietro una mascherina in più, ovviamente sigillata, un po’ come si faceva una volta con i fazzoletti di carta. Per poi estrarla dalla borsa con gentilezza e chiedere: «Ne ho una in più, posso offrirgliela?».