Chi contrae l’infezione da Covid-19 può curarsi a casa e farlo al meglio. Ma per ottenere buoni risultati molto dipende dai primi giorni, sì proprio quelli in cui i sintomi non sono ancora importanti e molti di noi tendono a sottovalutarli. E invece è proprio in questa fase, mentre si attende l’esito del tampone, che bisogna cominciare le cure ad hoc. La tempestività dà più chance di riuscire a controllare la reazione infiammatoria dell’organismo e, secondo i dati, in un caso su tre permette di evitare il ricovero in ospedale.
Se non si viene seguiti dal medico di famiglia che conosce la storia clinica, ma da uno specialista privato o da una Usca, (le unità speciali che si occupano proprio di assistere a domicilio i malati di Covid) la prima cosa da fare è comunicare eventuali allergie, la presenza di altri problemi di salute e i medicinali che si stanno assumendo, così lo specialista imposta subito la terapia.
Covid: se i sintomi sono lievi
L’infezione da Sars-CoV-2 si presenta con tosse, febbre, stanchezza, dolori alle articolazioni, mal di gola, talvolta dissenteria. «Certo, vista la stagione fredda, i dubbi che si tratti di una malattia da raffreddamento ci sono, ma non è il caso di tentennare» spiega Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano e provincia.
Il farmaco di base è il paracetamolo, da assumere tre, quattro volte al giorno, fino a un dosaggio massimo di tre grammi. Per calmare la tosse basta uno sciroppo sedativo ma bisogna tenere sotto controllo la febbre e comunicare la temperatura al medico almeno una volta al giorno, al telefono oppure via whatsapp.
E se il tampone risulta positivo? «La terapia non cambia se i disturbi rimangono lievi» aggiunge l’esperto. «Ma è vietato sospendere le cure di testa propria. È una patologia infida e l’esperienza ci ha insegnato che ci può essere una pausa dei sintomi ingannevole. Può succedere che dopo qualche giorno senza disturbi la malattia riprenda, a volte anche in modo più intenso».
Covid: se i disturbi peggiorano
Niente panico se la tosse si fa più insistente con affanno e difficoltà respiratorie. «Sarà il medico a deciderlo ma in linea di massima ci vuole il cortisone, per la sua capacità di abbattere lo stato infiammatorio» dice l’esperto. «Il principio attivo più indicato è il desametasone e si assume per sette, 10 giorni, sotto controllo medico, soprattutto in caso di diabete e di ipertensione, perché può alterare i valori della glicemia e della pressione».
Ai pazienti a rischio di trombosi, come gli over 65, alle donne in gravidanza ma anche a chi prende la pillola o assume la terapia ormonale sostituiva il medico potrebbe invece prescrivere l’enoxaparina sodica, perché aiuta a prevenire i microtrombi.
Ma il protocollo prevede la possibilità di somministrare a casa anche l’ossigeno, se non ci sono miglioramenti. È contenuto in bombole che si acquistano gratuitamente in farmacia perché il costo è a carico del servizio sanitario nazionale. Il flusso da somministrare e la durata di ore giornaliere vengono stabilite dal medico in base ai valori registrati con il saturimetro e non servono infermieri o personale sanitario, la terapia si può gestire autonomamente. «È un vero e proprio farmaco» conclude il dottor Rossi. «Bisogna valutare bene lo stato di salute generale e l’età. Ed è importante controllare due volte al giorno i valori della saturazione dell’ossigeno nel sangue che vanno riferiti al medico (anche per telefono). Se i problemi respiratori e i valori migliorano si prosegue con la cura a domicilio, senza ricorrere al ricovero».
Niente farmaci per l’intestino
Uno dei sintomi che può presentarsi sia all’inizio sia dopo qualche giorno è la dissenteria. Il consiglio è di non assumere farmaci per bloccare le crisi perché la diarrea è un meccanismo di difesa dell’organismo: significa che l’intestino sta cercando di allontanare le sostanze tossiche.
Bevi piuttosto molta acqua per evitare il pericolo di disidratazione e spremute di agrumi perché aiutano a reintegrare le vitamine e i sali minerali che stai perdendo. È di grande aiuto anche la camomilla con limone che ha un effetto astringente e calmante sull’apparato gastrointestinale.
La dieta per riprendersi
In un caso su due il Covid lascia uno stato di malnutrizione, con una perdita di massa muscolare che, per chi viene ricoverato in terapia intensiva, può arrivare addirittura a un chilo al giorno. Sono numeri importanti che possono aggravare lo stato di salute e rallentare i tempi della guarigione.
Per questo è partito un vasto studio che sta coinvolgendo 16 Paesi, Italia compresa, con l’obiettivo di definire i menu ad hoc da seguire in ospedale e a casa. «Un’alimentazione corretta aiuta il sistema immunitario nella sua battaglia contro il virus» dice Riccardo Caccialanza, direttore della UOC Dietetica e Nutrizione Clinica del Policlinico San Matteo di Pavia, che ha attivato un ambulatorio ad hoc per contrastare il rischio malnutrizione da Covid.
In attesa delle linee guida internazionali, sono stati definiti i 5 gruppi di alimenti che, insieme a frutta e verdure di stagione, non devono mancare.
● Cereali integrali per l’apporto di fibre e vitamine del gruppo B;
● Frutta secca e semi oleosi che contengono vitamina E e magnesio;
● Sardine e salmone per la vitamina D;
● Carne per il ferro;
● Legumi per il giusto mix di sali minerali e fibre.
Il menu ad hoc «Bisogna sforzarsi di mangiare anche se non si avvertono i sapori» suggerisce l’esperto.
«Sia nella fase acuta sia durante la convalescenza».
● A colazione uno yogurt con cereali oppure fette biscottate o biscotti secchi
● A metà mattina un pacchetto di cracker soli o con un frutto
● A pranzo pollo o pesce con verdura e pane integrale o cereali
● A merenda una manciata di noci o di mandorle
● A cena minestra di verdure, un secondo come legumi oppure formaggio o uova, con verdure.