Le puoi consultare in Rete oppure, nei casi più disperati, chiamarle a domicilio. Non tutte hanno una specializzazione in puericultura: ma se il loro metodo funziona, il passaparola tra le mamme è il miglior indice di garanzia, un biglietto da visita che vale più di mille titoli. In America le chiamano “sleep coach”, letteralmente “allenatrici del sonno”. Sono consulenti che risolvono il dramma più comune in famiglia: far addomentare i bambini, e ridare la pace notturna ai genitori. Un boom che sta mandando temporaneamente in soffitta i manuali di self help, dalla bibbia Fate la nanna di Eduard Estivill al liberatorio Fai la nanna, piccolo bastardo! di Ron Biber, passando per la favola dello psicologo svedese Carl-Johan Forssén Ehrlin Il coniglio che voleva addormentarsi. Se negli Usa rimane un servizio ancora per genitori “upper class”, in Italia le consulenti si rivolgono a un pubblico eterogeneo: spesso normalissime mamme sfinite da lunghe nottate in bianco. Come ci raccontano 3 sleep coach tra le più accreditate.
Rondine De Luca: la ninnologa che vanta 1.200 “successi”
46 anni, toscana, non ha una formazione specifica («ho fatto mille mestieri, anche la barista»), non è psicologa né puericultrice. Si definisce “ninnologa”. Nell’homepage del suo sito Le fate della nanna dichiara di aver fatto dormire oltre 1.200 bambini. «Ho cominciato per caso 12 anni fa, aiutando un’amica in difficoltà con il suo bimbo. Utilizzava rituali pazzeschi per la notte: luce, buio, saltelli, coperte, la suocera dal piano di sotto. Io le ho detto: “Ma te sei matta”» racconta ridendo con un forte accento toscano. «Sono stata 3 sere con lei e suo figlio ha iniziato finalmente a dormire: da allora non ho più smesso di seguire le mamme. Ho studiato in particolare il metodo di Tracy Hogg, che consiglia di creare una routine prestabilita prima della nanna e di far addormentare il bimbo nel suo lettino. Poi ho inserito alcune variazioni».
Per esempio? «Sono i miei segreti professionali. Ma dietro ogni mamma c’è un mondo e io lavoro sulle madri, non sul bambino. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare! In una famiglia riempivano la stanzetta di sassi perché il bimbo si rilassava solo se spinto in passeggino sui ciottoli». L’agenda di Rondine è full da qui a 2 mesi: «Lavoro tanto via Skype, ho molti clienti expat, da Dubai a Copenaghen. Per le tariffe si parte da un minimo di 500 euro per la consulenza telefonica a salire». Anche se saprebbe benissimo come addormentarli, Rondine non ha figli: «Sinceramente, mi è passata la voglia».
Gabriella Dellisanti: ha brevettato ReSleeping®
47 anni, ex educatrice di nido di Chivasso (To), anche lei non è mamma. «Io e il mio compagno ci siamo incontrati tardi, lui aveva già 2 figli e per lavoro io ero sempre in mezzo ai bambini: è andata così». Gabriella ha un sito e una pagina Facebook seguita da 6.700 persone dove fa consulenza anche a gruppi tramite “live” (appuntamenti a cui ci si collega con la webcam) a cadenza settimanale. Nelle sue classi virtuali invita pediatri e psicologi e ha registrato il suo metodo ReSleeping®. Come funziona? «Non mi piacciono gli approcci rigidi che lasciano piangere il bambino fino allo sfinimento, come quello del manuale Fate la nanna di Estivill. Il mio è un relax giocoso prima di dormire».
La tariffa della sua classe virtuale su Facebook è di 37 euro a settimana, ma il progetto su misura arriva anche a 2.000. Soldi spesi bene, almeno a sentire gli “endorsement” delle mamme a cui la sleep coach ha cambiato la vita: «Ero uno straccio, a 7 mesi mio figlio si svegliava ogni ora» dice la 34enne Marta Armando. Mi veniva da piangere persino se andavo al supermercato e mi accorgevo di aver dimenticato il portafoglio. Gabriella è stata subito empatica con me, dopo 3 giorni di affiancamento mio figlio ha dormito tutta la notte».
Daniela Massarani: la psicologa-trainer che allena tutta la famiglia
44 anni, milanese, ha una laurea in Psicologia e ha sperimentato sulla sua pelle cosa significa l’assenza di sonno per una mamma. «Nella mia vita professionale non mi ero ancora occupata di bambini, poi è arrivato Martino, il mio secondo figlio: non dormiva mai, ero così sfinita che ho sviluppato una malattia autoimmune» racconta. «Non mi sono rassegnata, ho pensato che ci doveva essere un modo per essere genitori e riposare! Ho letto tanto, ho lavorato sulle mie abitudini e ho individuato una serie di tecniche che hanno funzionato su di me, e funzionano con le famiglie con cui lavoro». Daniela ha aperto un sito, The Family Trainer, in cui fa consulenza online e, su richiesta, a domicilio. «Molti genitori commettono errori semplici, ma a volte non hanno consapevolezza della dinamica sbagliata. Per esempio addormentano sempre il bambino in braccio. Ma così, se si sveglia di notte in un luogo diverso da quello in cui ha lasciato la mamma o il papà, si sente disorientato». E addio nottata.
Il metodo “Tracy Hogg”
L’ispiratrice delle più famose baby sleep coach è l’infermiera e puericultrice inglese Tracy Hogg, autrice del bestseller Il linguaggio segreto dei neonati, pubblicato da Mondadori nel 2004. Il suo metodo si chiama E.A.S.Y. ovvero Eat (mangiare), Activity (attività), Sleep (dormire), You (tu, mamma): insegna come abituare il neonato a ritmi quotidiani di pappa, veglia e sonno, consentendo alla mamma di ritagliarsi spazi per sé. La nanna secondo Hogg prevede rituali precisi pre-sonno (bagnetto, ninna nanna, una frase sempre uguale), niente stimoli visivi e la prontezza di cogliere l’attimo: non appena il bimbo si dimostra stanco (con segnali inequivocabili che la Hogg elenca), va adagiato nel suo lettino. Prima che sia del tutto addormentato, bisogna uscire dalla stanza: l’obiettivo è l’autonomia, fin dai primi mesi di vita. E se non funziona? Ricominciare da capo, fino alla “vittoria”.