Frustrazione, solitudine e senso di inadeguatezza sono le emozioni più frequenti che prova una donna quando non riesce a diventare madre, pur desiderandolo. Lo ha saputo raccontare in modo cristallino e doloroso Chiara Francini, dal palco del teatro Ariston e soprattutto dal palcoscenico del Festival di Sanremo. Ha raggiunto così miglia di donne che, come lei, la maternità l’hanno desiderata pur senza riuscire a raggiungerla. Perché se oggi, a differenza del passato, avere figli è una scelta, non va dimenticato chi deve fare i conti con l’impossibilità fisica individuale, o di coppia. Una condizione che per molte donne si trasforma in un dramma, e che spesso non risparmia neppure gli uomini, finendo col pesare sulla coppia.

Mandaci la tua storia di coppia

Tu e il tuo partner, avete una storia da raccontarci? Vogliamo dare voce alle donne e agli uomini con un vissuto legato al desiderio di diventare genitori. Le emozioni che avete provato, tu e il compagno; le sensazioni di fallimento e frustrazione; il senso di colpa: insomma tutta la costellazione di disagio in cui annegano la maternità (o paternità) mancata. Se non sei riuscita a diventare madre, se il tuo compagno è crollato o, al contrario, ti è stato accanto, oppure se adesso avete un bimbo anche grazie alla fecondazione assistita, raccontaci il tuo – e il vostro – vissuto: stiamo preparando uno speciale che sarà in edicola e anche qui, sul nostro sito. Puoi scriverci una mail a [email protected] (pubblicheremo le vostre storie in forma anonima per salvaguardare la privacy).

Francini: «Quando ti esplode qualcosa dentro»

«Incinta. Quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, non sai mai che faccia fare. Quando qualcuna ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata c’è come qualcosa che ti esplode dentro. Un buco che ti si apre, in mezzo agli organi vitali, una specie di paura, stordimento», ha detto sul palco dell’Ariston Chiara Francini. Parole nelle quali le donne (e gli uomini) che non hanno figli, che non li hanno potuti avere, si sono ritrovate: «Sì, perché per le donne che desiderano avere figli, non riuscire ad averli per ragioni mediche o circostanziali può portare a una situazione drammatica, con possibili risvolti di depressione. Persino le donne che scelgono di non averli spesso si trovano nella condizione di doversi giustificare (come Federica Pellegrini, NdR), perché nella nostra società per essere una donna completa è dato per scontato che si debba diventare madre», spiega Ilaria Consolo, psicoterapeuta e vicepresidente dell’Istituto italiano di Sessuologia scientifica di Roma.

Il dolore che si prova se gli altri hanno figli e tu no

Chiara Francini, con accanto quella carrozzina a simboleggiare una vita che si è sognata e non si può vivere, punta anche l’attenzione su un altro sentimento: non solo il proprio vuoto interiore, ma la difficoltà nel condividere la gioia altrui legata alla gravidanza e alla maternità in arrivo, che aggiunge dolore al dolore. «Mentre accade tutto questo, tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole solo essere festeggiata. E non c’è spazio per il tuo dolore, per la tua solitudine. Tu devi festeggiare. Come l’albero di Natale che tengo acceso tutto l’anno in salotto, un albero di Natale assolutamente insensato che continua ad accendere le sue lucine, anche a luglio, fuori tempo massimo. Una festa continua senza nessuna natività», ha detto Francini. Perché è un dolore così lacerante? «Perché quando c’è un forte desiderio di maternità, che a volte è radicato nella storia della donna fin da giovanissima, il fatto di non diventarlo diventa una problematica centrale che colpisce tutte le aree: l’autostima, l’immagine di se stessa, la progettualità futura, la sessualità e anche l’umore».

Infertilità: lo stereotipo della donna a metà

«Spesso non c’è un solo sintomo, ma una costellazione di disagi, che interessano l’area emotiva, sessuale e relazionale. È come se si creasse una frattura nella naturale evoluzione dell’immagine di sé che ci si era formata e si finisce con il non sentirsi pienamente donne, ma quasi donne a metà – spiega la psicoterapeuta e sessuologa – Una diagnosi di infertilità può portare a una crisi di vita, a una condizione di stress che influisce sulla qualità delle giornate di chi ne soffre e che viene vissuta come un vero e proprio lutto».

Lo stereotipo del tempo che passa

«E poi a un certo punto io mi sono accorta che il tempo passava e che non se non mi sbrigavo io, forse, un figlio non lo avrei mai avuto. E se anche mi sbrigavo, poi, non era mica detto. Perché anche quando ti decidi che è il momento giusto, poi, magari il corpo ti fa il dito medio e tu, allora, rimani col dubbio di aver sbagliato, di aver aspettato troppo, di essere una fallita» ha raccontato ancora Francini al Festival.

«È il problema dell’orologio biologico, che continua a scorrere inesorabile, specie per le donne. È un doppio trauma perché per molte oggi, dopo secoli di lotte per valere il proprio diritto a un’affermazione personale che andasse oltre le vecchie funzioni casalinghe e riproduttive, si tratta spesso di dover scegliere una delle due: la carriera o la maternità – spiega la sessuologa – Purtroppo, per molte il momento giusto può essere troppo tardi, perché il desiderio di essere madri non è detto che arrivi a 30 anni, ma magari a 45. E allora ci si trova a provare un senso di colpa per non aver dato priorità alla creazione di una famiglia».

Infertilità: lo stereotipo dell’egoismo

Chiara Francini, infatti, sembra parlare proprio di una sorta di egoismo giovanile, come se il fatto di aver inseguito un sogno – nel suo caso di diventare attrice, una brava e riconosciuta attrice – sia stata una “colpa”, per la quale è stata punita dal non aver avuto il figlio che pure desiderava: «E in mezzo a tutto questo bisogno di arrivare, in mezzo a tutta questa rabbia, a questo amore, io, ora, non so dove metterti. O, forse, sei proprio tu che non vuoi venire da me, perché credi che io mi sia dimenticata di te, che io mi sia dimenticata della vita. Ma io volevo solo essere brava, io volevo solo essere preparata, io volevo che tu fossi fiero di me».

Lo stereotipo della maturità solo attraverso i figli

Ma all’inizio del monologo Francini aveva premesso anche un altro aspetto: «Arriva un momento della vita in cui è chiaro che sei diventato grande: quando hai un figlio. Ora, io, Chiara, un figlio non ce l’ho, però credo sia una cosa dopo la quale non c’è dubbio non potrai più essere più giovane come lo eri a sedici anni, col motorino, la discoteca e il liceo. E arriva un momento, nella vita, in cui tutti intorno a te cominciano a figliare. È una valanga», ha detto l’attrice. È uno stereotipo. «Si tratta chiaramente di un altro stereotipo, perché ci sono molti adulti che scelgono per le ragioni più disparate di non diventare genitori. Certo, se non facessimo figli ci estingueremmo, ma non si diventa donne e uomini completi esclusivamente attraverso la genitorialità», chiarisce Consolo.

Quando l’infertilità diventa ossessione di coppia

Fin qui le donne, ma anche gli uomini spesso vivono quello stesso vuoto, solo in un modo differente e più silenzioso: «In genere gli uomini sono meno inclini a esprime le proprie emozioni, ma non significa che provino meno dolore. Nell’uomo pesa a volte il senso di sentirsi meno virili se non riescono ad avere figli, come se fossero deficitari. In questo caso la conseguenza più evidente è la perdita di autostima, che può investire anche la sfera sessuale, portando anche a depressione con inevitabili conseguenze nella coppia», dice la psicoterapeuta, che prosegue: «Per anni ho seguito coppie che desideravano adottare bambini, spesso dopo anni di tentativi di avere figli in modo spontaneo o tramite la fecondazione assistita. Spesso arrivavano cariche di frustrazione perché questi percorsi possono diventare quasi un’ossessione: nella maggior parte dei casi si perde la spontaneità nell’intimità, perché ci si deve attendere a giorni prestabiliti per i rapporti. Oppure portano tensioni legate agli accertamenti medici o a una chiusura sociale, data magari dall’allontanarsi dagli amici che hanno figli o stanno per averne».

A volte la coppia si lascia

Anche quando poi arriva un figlio, tanto desiderato, accade che ci si lasci dopo poco: «Può sembrare un paradosso, ma è frutto dei conflitti precedenti, delle incomprensioni, della rabbia o dei sensi di colpa, insomma di sentimenti ambivalenti nei confronti del partner. Oltre alla sessualità, però, ne risente anche il dialogo di coppia: c’è chi si chiude nel silenzio e chi, non intravedendo la possibilità di una progettualità insieme, decide di lasciarsi. Quando questo avviene dopo l’arrivo di un bambino, è comunque perché la coppia di fatto si era già allontanata».