Ebbene, è da un po’ che volevo scrivere questo post.

La conferma che lo dovevo scrivere mi è venuta ieri sera quando parlavo con un’amica e le dicevo “sai, il mio pezzo di domani sul blog Giorni Moderni si intitola Le parolacce non sono chic”. Lei ha avuto una reazione immediata: “ma come, ci sono dei momenti in cui un vaff ci vuole!”.

Ed è proprio questo il punto. Che a furia di dire le parolacce come intercalare, come se fossero parole qualsiasi, gli abbiamo tolto la loro forza.

Ma andiamo per ordine.

Ci ho messo un po’ di tempo a mettere insieme le riflessioni su questo tema.
Ho notato che mi disturbava particolarmente sentir dire le parolacce ai bambini, non quando stavano litigando, ma quando stavano parlando normalmente. Ho pensato: da qualche parte devono averle sentite…
E ho notato che le donne ne dicono un sacco. Soprattutto “c…o” viene usata come il “cioè” di tempo fa, il “like” delle americane e simili. A me sembra che le donne sicuramente, ma forse tutti, dicano queste parolacce in maniera del tutto inconsapevole, come se non ne conoscessero il significato.
Poi ho notato che la gente le usa sul lavoro. Anche persone che hanno posizioni importanti, che hanno una cultura, a cui sicuramente hanno insegnato “le buone maniere”. E sono certa che non si sentono maleducati, nel dire le parolacce.

Ora, voi mi direte, i tempi cambiano, la lingua si evolve, ai tempi di Mussolini era una parolaccia “me ne frego”, che noi adesso diciamo con tranquillità. E avete ragione.

Ma il fatto è che siamo a metà del guado. Può darsi che tra venti o trent’anni dire c…o e m…..a sarà normale come dire candito e menta. Ma al momento secondo me non lo è.

E di una cosa sono certa: le parolacce non sono chic.
Si può forse ascoltare con piacere il racconto della collega sulla sua giornata di ieri, normalissima peraltro, con un c…o ogni tre parole? O la vicina di casa che racconta di conoscenti s…..i che manderebbe a f…? O l’invito a non rompere i c……i? O ancora l’amica che ieri sera si è fatta due p…e così?
Dai, non ci credo.
E’ che è diventato un modo talmente usuale che lo sopportiamo cercando di non farci caso.
Eppure di altre cose ci lamentiamo a gran voce. Di cose contro le quali non possiamo fare nulla: il caldo di questi giorni, il traffico, i ritardi dei treni, lo stress del lavoro.

Sulle parolacce qualcosa possiamo fare: smettere di dirle.
Innanzitutto, smettendo di dirle smettiamo di ascoltare le nostre, e ci limitiamo ad ascoltare quelle degli altri. E come si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera.
Poi, se noi cominciamo a non dirle (e per sostituirle possiamo usare la fantasia, pensate ai toscani, quante espressioni si inventano per non bestemmiare), le nostre amiche e amici e conoscenti e familiari se ne accorgeranno, ci chiederanno perché non le diciamo più, glielo spiegheremo, gli diremo quanto ci danno fastidio e probabilmente, almeno in nostra presenza, si conterranno.
Infine, la volta che diremo un c…o o un vaf…. saranno così sorpresi che capiranno che stiamo facendo sul serio! E non dovremo urlare per far capire quanto siamo arrabbiate…

Cosa ne pensate?