È quasi finita un’altra giornata di lavoro e, dopo ore seduta a fissare il computer, vorrei solo alzarmi dalla sedia e uscire di casa. Non ho programmi, le mie amiche sono tutte occupate tra appuntamenti romantici e aperitivi di lavoro, e fare tardi è fuori discussione: la sveglia del giorno dopo non si può ignorare. Mentre penso, si apre una possibilità. Mi torna alla mente Scifè, una community creativa scoperta sui social, che organizza workshop di artigianato e arte manuale. Così guardo il calendario degli appuntamenti e prenoto all’ultimo minuto il laboratorio di ricamo della sera. L’idea di non conoscere nessuno (né di essere un’abile ricamatrice) mi spaventa e incuriosisce allo stesso tempo: forse potrò lasciare da parte le preoccupazioni per un po’, concentrarmi nel fare qualcosa per la prima volta e chiacchierare con persone nuove. Dopo due ore di aghi, fili e un calice di vino, posso dirlo: esperimento riuscito. La serata è stata una piacevole rottura della routine. Ho conosciuto ragazze interessanti, con vite e professioni creative simili alla mia che non mi capita spesso di incontrare. E ora ti spiego perché le community creative piacciono tanto a noi Gen Z.
La Gen Z è davvero più connessa?
In città ci sono tante cose da fare ma poche occasioni di fermarsi e interagire con gli altri. Siamo sempre così di corsa, presi dal lavoro, dalle mail, da mille impegni che ci distraggono continuamente. Viviamo nell’epoca della facile accessibilità, dove tutto è disponibile, a portata di mano (forse sarebbe meglio dire di click), relazioni umane comprese. Ma allora perché, in quest’epoca di rapida socialità, ci sentiamo così lontani da tutti? Così soli circondati da molti? Il disagio più comune della mia generazione, la Gen Z, è proprio il senso di solitudine. Passiamo così tante ore immersi nel mondo virtuale e fittizio dei social network, che abbiamo perso la capacità di orientarci senza difficoltà in quello reale, sostituito da una dimensione sociale apparente, fatta di like ai post e reazioni alle stories.
E siamo così abituati a questa campana di vetro che ci separa dagli altri, che a fatica sappiamo come costruire rapporti concreti. Ciò che manca è l’autenticità. Rapidità non corrisponde a qualità: la facilità di connessione ha sovrastato la profondità delle relazioni stesse.
Che cosa sono le community creative che piacciono tanto alla Gen Z?
E noi, la generazione cresciuta con i dispositivi digitali nello zaino, abbiamo capito quanto sia precaria la rete sociale nella quale siamo intrappolati. Vogliamo vivere qualcosa di reale. Vogliamo motivazione, poterci confrontare con idee e persone diverse. Abbiamo sete di conoscenza. E cosa c’è alla base di un rapporto? La condivisione. Non social ma sociale. La condivisione di esperienze, non di post e commenti. Ed è questa la parte difficile, perché ci siamo disabituati alla condivisione profonda.
Ma se i social tolgono, sanno anche dare. Esistono delle community attive online, che favoriscono la costruzione di relazioni offline, fuori dallo schermo, intorno a esperienze realmente condivisibili. In questo caso le piattaforme digitali servono solo a richiamare l’attenzione di persone lontane. Come fossero incontri di gruppo al buio, queste community si formano intorno a esperienze pratiche: pittura, ricamo, laboratori creativi, aperitivi, colazioni e passeggiate al parco. Stiamo scoprendo l’importanza dei piccoli momenti e la necessità di rallentare, di fermarci e dedicarci allo stare insieme veramente.
Nelle community creative è l’incontro che conta
Iniziamo ad apprezzare un divertimento diverso, meno rumoroso ma più coinvolgente, dove l’altra persona conta davvero. Sofia ha 33 anni. Un anno fa si è trasferita dal Paraguay a Bergamo, dove ha creato uno spazio di connessione e ispirazione per tante ragazze che qui hanno trovato il loro luogo sicuro. «È difficile per una donna della mia età riuscire a fare amicizia in una città dove si conoscono già tutti. Allora ho pensato a cosa fare per creare connessioni tra ragazze nella mia stessa situazione. I social ti illudono di essere sempre connessa, ma dietro queste relazioni non c’è qualità. Volevo capire come usarli per creare situazioni che stimolassero le conversazioni e unissero le persone tramite arte e creatività intuitiva. Quindi ho iniziato a organizzare incontri dove ci si trova per fare un aperitivo e dipingere calici, candele o disegnare. Questa è una forma diversa di stare insieme, che in certi casi fa anche uscire dalla propria zona di comfort.
Molti hanno creato amicizie che vanno oltre la nostra realtà e io ne sono contenta perché in questo modo so che la mia community ha fatto il suo lavoro. Anch’io ho creato rapporti bellissimi. Si è formata una vera e propria rete e la mia vita qui è cambiata».
Le community creative regalano alla Gen Z del tempo da condividere
Marika ha 30 anni e vive a Milano dal 2016. «Questa è una grande città ma le occasioni per passare del tempo con altre persone non sono così tante: soprattutto se lavori, fare gruppo è complicato. Sono andata con amiche a decorare torte in un laboratorio con l’idea di fare qualcosa di nuovo, che non fosse la solita cena o il solito aperitivo, uscire con gente per conversare un po’. Io sono introversa e non ho tanti amici qui, volevo trovare persone con i miei stessi interessi con cui passare del tempo di qualità».
Ma a spingere verso queste esperienze non è solo il desiderio di nuove conoscenze. Tanti amici desiderano costruire ricordi di gruppo, vivere tempo condiviso, indelebile nella memoria. È questa l’esperienza di Martina, 27 anni, ligure: «Mi sono trasferita a Milano per lavoro e anche le mie amiche di infanzia vivono in città diverse. Non riusciamo più a vederci spesso, quindi quando possiamo cerchiamo di fare sempre qualcosa di interessante.
Per un compleanno abbiamo deciso di regalare una merenda con modellazione di ceramica organizzata da un laboratorio artistico di Tortona. È stato divertente, abbiamo bevuto tè e creato vasetti colorati, passando una giornata diversa dal solito ma insieme, di cui è rimasto un ricordo che ci siamo portate a casa».
L’autenticità esiste, anche al tempo dei social
I social, la semplicità di connessione rischiano di ingannarci e immobilizzarci, sostituendo le relazioni autentiche con quelle digitali, labili e superficiali; ma è possibile vivere rapporti autentici anche nell’epoca dell’apparenza mediatica, sfruttando al meglio le occasioni che può offrirci, mettendoci in gioco attivamente per capire come crescere e conoscere. La creatività condivisa può essere la giusta soluzione alla velocità di vite sempre connesse, esperienze immersive che ci riportano con i piedi saldi a terra, nel mondo reale, grazie alle quali possiamo finalmente concederci del tempo da dedicare al riposo mentale e all’interazione reale, intima e sana.
Gli indirizzi giusti
Sono sempre più affiatate le community che organizzano aperitivi, colazioni, brunch e incontri di gruppo creativi. A Milano, cresce di popolarità Oda, laboratorio di ceramica in Via Malpighi 8, e si rinnovano gli incontri al Fever Hub per il Neonbrush, corsi di paint in the dark attivi anche a Torino e Roma. Nella capitale, da non perdere gli eventi organizzati all’Art Lab & Coffee in Via Enrico Fermi 82/84.
Parlando di community, da scoprire su Instagram Les Ami e Art-ish (entrambe a Milano), Perla (Bergamo e Brescia), Artland (Caserta) e Artea (Catania).
E poi ci sono le app. Meetup, attiva in tutta Italia, organizza corsi ed eventi per persone con gli stessi interessi. Anche Seetua è attiva in tutti Italia: è la prima app che crea match per incontrare gruppi in base a ciò che si ha voglia di fare durante la giornata. A Milano, The Breakfast trasforma la colazione in un’opportunità per conoscere persone interessanti.