Gli studenti italiani sono costretti a fare troppi compiti a casa? È una domanda che puntualmente ritorna ogni anno, prima delle vacanze di Pasqua, Natale o quelle estive. Questa volta, però, a scatenare il dibattito è stata una mamma palermitana, che a fine marzo ha accusato su TikTok gli insegnanti di suo figlio di assegnargli troppi compiti. La donna ha lamentato che il bambino è costretto ad alzarsi alle 6.30 del mattino e il pomeriggio ha talmente tanti compiti da fare a casa da non poter svolgere nessun’altra attività. Il video della signora è diventato virale.
«I compiti a casa vengano svolti in classe»
Sul tema è poi intervenuto il responsabile del Dipartimento istruzione della Lega, Mario Pittoni, che su Facebook ha lamentato che i compiti a casa sono un incubo per le famiglie. Ha aggiunto: «I compiti vengano svolti il più possibile in classe, così da non svantaggiare gli studenti che non possono essere adeguatamente seguiti a casa. Nel nostro Paese non c’è dibattito sull’argomento. Eppure la quasi totalità degli alunni si ritrova compiti da svolgere dopo l’orario scolastico. Spesso assegnati senza neanche controllare quanti per lo stesso giorno ne hanno dati i colleghi. Nei sondaggi, addirittura, la metà degli studenti ammette di copiare abitualmente almeno una parte dei compiti».
Uno studio evidenzia il divario tra Italia ed Europa
Ma davvero in Italia gli insegnanti assegnano troppi compiti a casa ai loro studenti? Com’è la situazione negli altri Paesi d’Europa? Una risposta a questa domanda arriva dall’indagine internazionale Timss 2019, che monitora l’efficacia educativa in Matematica e Scienze degli alunni di quarta elementare e terza media in più di 60 Paesi. Gli Stati coinvolti hanno collaborato per creare uno strumento in grado di comparare i loro sistemi educativi e i metodi didattici. L’indagine ha anche analizzato le esperienze di istruzione e apprendimento a casa degli studenti, chiedendo a questi ultimi, ai loro genitori, agli insegnanti e ai dirigenti scolastici di rispondere a un questionario. Il risultato conferma che agli studenti italiani vengono affidati più compiti a casa rispetto ai coetanei degli altri Paesi.
Anche in Germania vengono assegnati troppi compiti a casa
L’indagine ha evidenziato che, per quanto riguarda la quarta elementare, i compiti a casa assegnati dalle docenti italiane ai propri alunni sono 3,3 volte in più rispetto a quelli assegnati ai bambini francesi e il 50 per cento in più di quelli assegnati ai bambini spagnoli e finlandesi.
Solo i bambini tedeschi affrontano una quantità simile di compiti. Il divario si allarga per le materie come Scienze. L’impegno richiesto ai bambini italiani è otto volte superiore rispetto a quello dei loro coetanei francesi, il doppio rispetto agli spagnoli e il triplo rispetto agli studenti tedeschi.
Negli altri Paesi si studia di più restando in classe
Alle scuole medie la situazione non cambia, tutt’altro: i tempi richiesti agli studenti italiani sono da tre a quattro volte superiori rispetto a quelli previsti per i ragazzini francesi, portoghesi e finlandesi. Certo, c’è da tenere presente che in molti Paesi europei le attività didattiche si protraggono nel pomeriggio. Gli studenti completano i loro compiti direttamente a scuola. Questo non succede nelle scuole italiane dove, secondo la banca dati del ministero dell’Istruzione, solo poco più di un terzo delle classi di scuola primaria ha il tempo pieno, e solo una su cinque si trova al Sud.
Compiti a casa: è giusto abolirli?
Anche in Germania si sta discutendo se sia opportuno abolire i compiti a casa. Molti politici hanno sollevato la questione, lamentando che lo stress quotidiano provocato dal dover studiare produce conflitti nelle famiglie. Altri, come il ministro della Cultura Michael Piazolo, hanno fatto notare che sedersi alla scrivania nel pomeriggio aiuta nell’apprendimento. Resta, però, il problema che i compiti a casa sono iniqui, poiché non tengono conto delle differenze sociali tra gli studenti. Non tutte le famiglie hanno le stesse disponibilità economiche e non tutti i genitori possono permettersi di seguire a casa i figli mentre studiano. La soluzione al dilemma appare, però, ancora lontana.