Prima un quiz a risposta multipla, poi un anno di prova in cattedra e quindi un esame finale: così 24mila precari della scuola italiana potranno finalmente accedere al tanto agognato ruolo. È l’accordo raggiunto dai sindacati e il nuovo governo per “risolvere” l’annosa questione del precariato nelle scuole. Potranno accedere alla prova quanti hanno insegnato per almeno tre anni, anche se non sono in possesso dei requisiti di abilitazione in una scuola statale.
L’accordo, che era stato già annunciato dall’ex Ministro Bussetti lo scorso giugno, potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già giovedì 3 ottobre: il primo passo verso il riassorbimento di circa 65mila precari. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, gli aspiranti prof che potranno accedere a questa prova sono all’incirca 55mila. Possibilità anche per chi non rientrerà nella prima tranche dei 24mila: quanti avranno ottenuto un punteggio di almeno 7/10, «potranno ottenere l’abilitazione con un anno di insegnamento (serve un contratto annuale) e un corso universitario a spese dello Stato», accedendo così alle graduatorie di seconda fascia.
I supplenti, d’altra parte, sono un altro problema irrisolto, tanto più dopo un inizio d’anno particolarmente difficoltoso in molte scuole del Nord a causa della carenza di personale, motivo per cui molte scuole devono ricorrere a supplenti appena laureati o senza abilitazione. Per facilitare la mobilità dove più è necessaria, nell’accordo è stata perciò prevista la possibilità per i vincitori dei concorsi del 2016 e del 2018 di cambiare provincia. L’intesa, raggiunta dall’attuale Ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, permetterà poi di sbloccare il concorso ordinario aperto ai neolaureati: in ballo ci sarebbero altri 25mila posti. Lo scorso lunedì, poi, il Consiglio dei ministri aveva annunciato l’accordo, entro la fine dell’anno, per altre 17mila posizioni per maestri e maestre di materne ed elementari.
Rimangono fuori da quell’accordo almeno altre tre questioni fondamentali: quella dell’accesso alla professione, che va riformulato, il destino degli insegnanti delle paritarie e quello delle maestre senza laurea, che all’inizio dell’anno scolastico si sono viste recapitare le prime lettere di licenziamento. Tutti i dettagli dei concorsi saranno contenuti nel prossimo decreto legge: secondo il Corriere sarà difficile che i professori del concorso ordinario possano essere in cattedra già l’anno prossimo.