Le scuole non riaprono prima di settembre. Intanto il governo vuole assumere nuovi docenti e stanzia 1,45 miliardi, in cui rientrano piani per l’edilizia scolastica e l’adeguamento degli spazi alle nuove condizioni per la ripresa.
I concorsi riguardano 78mila posti e saranno tre, che si distinguono per requisiti e grado di scuole per le quali si partecipa. Quello più atteso è il concorso straordinario per medie e superiori (32mila posti), a cui si aggiungono il concorso ordinario per scuole dell’infanzia e primaria (13mila posti) e quello ordinario per le secondarie, dunque ancora medie e superiori (33mila posti). È però sul primo concorso che sono sorte polemiche, perché ritenuto «troppo facile» e dettato dall’esigenza di reclutare nuovi insegnanti in poco tempo a causa di pensionamenti e quota 100.
Le assunzioni immediate
Già a settembre saranno stabilizzati, quindi avranno un contratto a tempo indeterminato, i vincitori del concorso straordinario per scuole secondarie di primo e secondo grado. Si tratta del concorso su cui si puntano le attenzioni da quando il Governo ne ha annunciato l’attivazione con urgenza per far fronte a pensionamenti e uscite di docenti con quota 100.
Possono partecipare i laureati, chi ha un’abilitazione per la classe di concorso per la quale partecipa o un’abilitazione per classe differente ma anche un titolo di accesso per la classe di concorso specifica. Agli insegnanti di sostegno sono richiesti gli stessi titoli, oltre alla specializzazione. Altri requisiti sono l’aver insegnato per almeno tre anni scolastici (da settembre a giugno) anche non consecutivi tra l’a.s. 2008/2009 e il 2019/2020, in scuole statali. Sono esclusi, quindi, coloro che hanno prestato servizio nelle paritarie. Di questi tre anni, per almeno uno si deve aver insegnato la materia per la quale ora partecipa al concorso.
Quando e come partecipare
Le domande devono essere presentate dal 28 maggio (dalle ore 9) al 3 luglio (fino alle 23.59) online sul sito POLIS Istanze Online del Ministero dell’Istruzione.
Come si svolgerà il concorso straordinario
A causa dei protocolli di sicurezza anti-contagio, le modalità del concorso straordinario saranno differenti, tanto che qualcuno parla di «esame facilitato» un po’ come per la maturità 2020. A differenza di quest’ultima che prevede solo la prova orale, però, i candidati insegnanti delle scuole secondarie dovranno superare solo uno scritto, a computer con un questionario di 80 domande a risposta multipla (a crocette), da compilare in 80 minuti. Di questi 45 saranno sulla materia per la classe per cui si partecipa, 30 sulle competenze didattico/metodologiche e 15 sulla conoscenza dell’inglese (lettura e comprensione di un testo). Il punteggio minimo da raggiungere è di 56/80. Troppo facile, secondo molti.
Concorso troppo facile?
Il fatto che non sia prevista alcuna prova orale e che lo scritto sia solo a risposte multiple sono due tra gli elementi di maggiore contestazione al nuovo concorso. «Per assumere docenti di ruolo servirebbe una prova di concorso seria che vada a verificare non tanto la conoscenza delle discipline che, trattandosi di laureati, si dà per scontata, quanto le competenze nell’insegnamento: la capacità di comunicare efficacemente ai ragazzi e a organizzare attività empatiche in grado di coinvolgerli» spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi.
«Sanatoria» contro meritocrazia?
C’è anche chi ha chiesto di rinviare tutto al prossimo anno oppure di saltare completamente la prova scritta, come in una sorta di «sanatoria» dettata dalle difficoltà post-pandemia, come chiedono i sindacati all’unanimità (Cgil, Cgil, Uil, Snals e Gilda, ma anche Cobas e Usb, sono sostanzialmente d’accordo). Ma se la Costituzione (art.97) prevede che l’accesso nella pubblica amministrazione avvenga solo tramite concorso, i presidi ritengono che rinviare al 2021 non sia auspicabile: «Bisogna trovare un compromesso più credibile. Un solo questionari a risposta multipla è troppo limitante. Chi si farebbe operare da un medico assunto senza pratica? Allora perché affidiamo i nostri bambini e ragazzi a docenti di cui non si verificano le competenze professionali concrete? Uno scienziato potrebbe anche avere conoscenze teoriche solidissime, ma non essere in grado di spiegare e coinvolgere, come invece richiesto ai docenti» aggiunge Giannelli.
«Capisco l’urgenza di reclutare personale nuovo per far fronte ai pensionamenti, ma le assunzioni per concorso sono valide quando i concorsi sono validi e questo non mi sembra lo sia» spiega Daniela Ambrosi, responsabile dell’area strategia del 2° ciclo dell’Adi, l’Associazione dei docenti italiani. «Io ho 61 anni, il mio concorso lo avevamo superato in 33, dopo una prova scritta, una pratica e un orale. Ci sono stati anche altri concorsi seri: questo mi sembra che non tenga conto del fatto che insegnare non è trasferire nozioni, a maggior ragione in un momento in cui si usa la didattica a distanza» spiega Ambrosi.
Nuove competenze per la didattica a distanza
«Il problema è a monte: nelle università italiane non si insegna a insegnare. All’estero ogni facoltà ha una sezione dedicata alla didattica. Oggi, per esempio, è fondamentale saper usare la tecnologia anche per la didattica a distanza, che però non vuol dire mera conoscenza del computer, ma uso della didattica laboratoriale: per esempio, di scienze vuol dire far fare story telling e attività a casa in cucina o presentazioni, in modo da motivare i ragazzi. Occorre una didattica fluida, che non può essere verificata con un concorso a quiz, ma che passa da un percorso di tirocinio e continuo aggiornamento» dice Ambrosi.