L’ondata di calore che stiamo vivendo da settimane ha portato ad aumentare il ricorso ai condizionatori, anche per via del bonus.
Ma se i vantaggi sono evidenti, occorre stare attenti a possibili controindicazioni, che riguardano soprattutto la salute. Attenzione al Covid: in caso di circuiti chiusi, il virus rischia di rimanere nei locali condizionati. La corretta manutenzione è necessaria soprattutto se si vogliono evitare muffe e legionella. In chi soffre di cervicale, poi, l’aria condizionata potrebbe aumentare i dolori nella zona tra il collo e le spalle, ma anche i mal di testa.
Ecco i consigli dell’esperto, l’epidemiologo Paolo Bonanni, professore di Igiene all’Università di Firenze.
Allarme Covid: il condizionatore è un rischio?
Di fronte alla nuova ondata Covid, torna la preoccupazione che i condizionatori possano essere veicolo di propagazione del virus. Se ne era già parlato a inizio pandemia, ma cosa sappiamo oggi? «In realtà il tema è complesso e non c’è un’unica risposta, tanto che lo stesso Istituto Superiore di Sanità ha fornito linee guida sull’uso degli impianti di ventilazione e condizionamento in relazione al rischio di diffusione del virus Sars-Cov2» chiarisce Bonanni. «Esistono norme specifiche a seconda che si tratti di ambienti sanitari, di lavoro o casa, o che variano a seconda del numero di persone presenti nei locali, della loro disposizione, ecc. Si tratta, quindi di un argomento complesso, perché le variabili sono tante. Limitandoci all’ambiente domestico, va detto che il rischio di infezione tra conviventi non varia se si usa o meno il condizionatore, perché c’è comunque».
La temperatura ideale: a quanti gradi impostare il condizionatore?
Il vero consiglio, piuttosto, è di evitare shock termici, quindi scegliere una temperatura che non sia dannosa per la salute e non favorisca l’attecchimento di virus. «Spesso passando da un ambiente esterno caldo a uno interno condizionato si ha la sensazione di gelo e questo potrebbe far sì che le difese contro possibili agenti infettivi siano meno efficaci. Naturalmente non è il freddo in sé a causare eventuali malattie, piuttosto è un fattore che favorisce l’attecchimento di virus già presenti nel nostro organismo, che siano il raffreddore o l’influenza» spiega l’epidemiologo, che dà un’indicazione chiara sulla temperatura ideale: «In genere si consiglia di non superare i 7 gradi di differenza tra l’ambiente esterno e quello condizionato, anche in auto».
La ventola: verso il soffitto è meglio anche rispetto ai virus
Chi soffre di cervicale vede l’aumento del suo malessere quando entra in ambienti più freddi: «Non è un caso, in effetti, che le problematiche legate a dolori articolari e muscolari siano avvertite soprattutto in inverno, perché il raffreddamento può favorire sindromi dolorose nelle persone predisposte – spiega l’esperto – Il consiglio è, se possibile, di mantenere una temperatura non troppo bassa anche perché la sensazione di benessere è data in parte dall’abbassamento dei gradi, ma soprattutto dalla riduzione dell’umidità dell’aria. Un altro suggerimento è ridurre la potenza della ventola: ci vorrà sicuramente un po’ di tempo per rinfrescare, ma un raffreddamento più graduale creerà un ambiente più confortevole e meno dannoso per la salute. Infine, può essere utile orientare il flusso d’aria in modo non diretto, ma piuttosto verso il soffitto: in questo caso si evitano possibili dolori cervicali e non si agevola l’eventuale trasporto di agenti infettivi da un punto a un altro del locale».
Gli altri rischi del condizionatore: muffe e legionella
Covid a parte, esistono anche altri rischi, più legati alla pulizia degli impianti e, in particolare, dei filtri: il pericolo principale è rappresentato dalla legionella, causata anch’essa da un virus che colpisce i polmoni in modo molto simile al Sars-Cov2 e che può manifestarsi con tosse continua, dolore al petto e affanno, dolori muscolari e cefalea. «L’habitat ideale delle legionelle è caldo e umido, per questo di solito si può diffondere nei grandi impianti di condizionamento, come quelli di hotel, supermercati o grandi uffici, se non puliti e sanificati a dovere, dove si forma calcare e i microorganismi proliferano. Il problema generalmente non riguarda le abitazioni e gli split domestici, ma per stare tranquilli è sempre bene pulire i filtri periodicamente. Per i funghi il problema si pone solo per alcuni tipi, come gli aspergilli, ma è più difficile che si disperdano nell’ambiente, mentre le muffe che sono riconoscibili soprattutto dai cattivi odori di solito non determinano malattie» conclude l’epidemiologo.