L’epidemia di coronavirus e la sanificazione degli ambienti riguardano anche l’uso di condizionatori e climatizzatori nei negozi e in casa. La prima domanda è: esiste il rischio di maggiore diffusione nell’aria del virus, in ufficio, negli ospedali e nei centri commerciali? Quali controlli occorre eseguire su queste apparecchiature?
Coronavirus e condizionatori
Il virus Sars-Cov2, responsabile del COVID19, si diffonde tramite il droplet, le goccioline d’acqua, saliva e muco che si disperdono in atmosfera parlando, tossendo o starnutendo. Ma da uno studio, eseguito sui tamponi in ambienti ospedalieri e pubblicato su Jama (Journal of American Medical Association), è emerso che se la qualità dell’aria è in genere buona, alcune tracce di virus rimangono su filtri e prese d’aria dei condizionatori. Se ne deduce che soprattutto le goccioline molto piccole (con diametro inferiore a 10 micron e che tendono a rimanere «sospese» nell’aria) potrebbero essere «riciclate» dall’impianto e convogliate in altri locali. Per questo l’Istituto Superiore di Sanità, che ha annunciato ricerche più approfondite, ha fornito indicazioni chiare sull’uso dei condizionatori.
Attenzione al ricircolo dell’aria
Lo scorso 23 marzo l’ISS ha emanato una circolare che imponeva «l’eliminazione totale della funzione di ricircolo dell’aria» nei luoghi di lavoro «per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni (batteri, virus, ecc.)». Secondo alcuni esperti la diffusione di casi negli ospedali e nelle RSA, le residenze per anziani, potrebbe essere motivata proprio dall’uso di impianti con ricircolo dell’aria che avrebbero consentito la diffusione del coronavirus da stanze con pazienti COVID-19 ad altre attigue. «Un impianto aeraulico, quindi che tratta l’aria in un ambiente, può effettivamente essere un fattore di rischio. Il droplet, quindi il bioaerosol che emettiamo, può rimanere nell’aria e poi andare sulle superfici che noi tocchiamo oppure può essere inalato. Il condizionatore con ricircolo, infatti, prende una quota parte dell’aria, la tratta e la reimmette nell’ambiente rinfrescata (anche a 4 o 5 metri), dunque agevola la permanenza del virus nel locale. Ma fa anche un’altra cosa: crea un flusso d’aria nella stanza, quindi se ci fosse un soggetto infetto vicino alla bocchetta dello split, il suo aerosol potrebbe finire ben oltre la distanza di sicurezza di un metro o due» spiega l’ingegner Gregorio Mangano, presidente dell’AIISA, l’Associazione Italiana Igienisti sistemi aeraulici
Quali precauzioni seguire
«Questi rischi valgono per le abitazioni, per i negozi e per gli uffici, per questo in tutte le disposizioni è riportata la necessità di spegnere il ricircolo dell’aria. Rimane, però, problema del flusso d’aria che può veicolare il bioaerosol e le fonti di inquinamento. Per questo si raccomanda un distanziamento sociale maggiore negli uffici, insieme a una turnazione che permetta una minore presenza di persone in un locale» spiega Mangano. «Ove possibile come in casa, invece, le indicazioni sono di cambiare l’aria con frequenza» consiglia Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
Aprire le finestre 5 volte al giorno
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’inquinamento indoor può essere cinque volte maggiore di quello esterno. È quindi importante aerare i locali per diluire la concentrazione di inquinanti, batteri o virus, anche a casa: «Negli ambienti interni l’ideale sarebbe di aprire completamente le finestre 4/5 volte al giorno per 6 minuti, in modo da avere un ricambio sufficiente» spiega Miani. «Se non fosse possibile, l’importante che è che gli impianti di aerazione siano in condizioni ottimali. Ne esistono anche in grado di abbattere i virus, come quelli realizzati in Finlandia e disponibili anche a noleggio: derivano da quelli di uso ospedaliero, ma hanno dimensioni più contenute e non necessitano di essere inseriti a muro. Io raccomanderei ai gestori di ristoranti, locali o a chi si occupa degli uffici di dotarsene o di controllare le condizioni dei propri impianti» spiega Miani.
Come fare la manutenzione a casa
Negli ambienti domestici «prima del riavvio dopo la stagione invernale è bene procedere con una pulizia accurata, che può essere eseguita anche dai proprietari dei condizionatori, se si tratta di split domestici che sono semplicemente impolverati o sporchi» spiega Miani. «Chi ha un minimo di manualità può lavare o sostituirei filtri (a seconda delle indicazioni del produttore), ma facendo attenzione: il filtro capta tutta l’aria quindi anche altri agenti patogeni come muffe, funghi o batteri. È consigliabile intervenire con guanti, maniche lunghe e mascherina, per evitare arrossamento degli occhi, raffreddori o altre malattie più importanti» spiega Mangano. La pulizia si effettua togliendo i filtri, pulendoli «con prodotti specifici o anche alcol etilico da nebulizzare. Se invece si ravvisano problemi maggiori, è bene chiamare un’azienda specializzata» consiglia Mangano.
Igienizzazione a casa e sanificazione nei locali pubblici
«La normale pulizia si può effettuare prima di riavviare l’impianto e consiste in una igienizzazione. La sanificazione, invece, viene utilizzata solitamente in ambienti molto grandi o aperti al pubblico e deve essere effettuata da personale esperto, che sa come utilizzare sostanze tossiche e nocive alle quali, una volta applicate, non bisogna esporsi per qualche ora. Così si evitano intossicazioni domestiche, cresciute invece nelle ultime settimane» spiega Miani. «Se si tratta di negozi, ristoranti o uffici è altamente sconsigliabile il fai-da-te, anche perché non si sa chi entra nei locali e cosa potrebbe veicolare, quindi è meglio rivolgersi agli esperti» conclude Mangano.