Si terrà a Verona, dal 29 al 31 marzo, il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, abbreviato in WCF), evento che riunisce quello che si autodefinisce il “movimento globale” di tutti coloro che sono contrari all’aborto, all’emancipazione della donna e al riconoscimento dei diritti di tutte le persone che non sono eterosessuali.

Ci partecipano associazioni ed esponenti della destra cristiana e radicale provenienti da tutto il mondo, ma anche alcuni politici italiani attualmente al governo, nonostante il premier Giuseppe Conte ne abbia revocato il patrocinio ufficiale. Ci andranno lo stesso Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vice premier, il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, che alla giunta leghista di Verona che ha accolto il Congresso è strettamente legato, e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. I 5s, invece, non si sono espressi chiaramente in proposito.

Oltre ai ministri già citati, hanno annunciato la loro partecipazione al WCF anche il senatore della Lega Simone Pillon, autore del contestato decreto sull’affidamento condiviso attualmente in discussione al Parlamento e conosciuto per le posizioni integraliste (non è solo contrario all’aborto, ma ha più volte dichiarato che bisogna “impedire” alle donne di abortire), quindi Giorgia Meloni, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina.

Che cos’è il WFC e cosa vogliono i suoi organizzatori

È la prima volta che il WFC approda in Italia. Come racconta Il Post, il Congresso nasce «a metà degli anni Novanta dall’incontro tra l’americano Alan Carlson – storico, ex funzionario dell’amministrazione Reagan e allora presidente del Centro per la Famiglia, la Religione e la Società, gruppo conservatore che si oppone all’aborto, al divorzio e all’omosessualità – e il sociologo e demografo russo Anatoli Antonov. Antonov, nel 1995, invitò Carlson a Mosca e insieme ebbero l’idea di fondare una ONG sull’idea di “famiglia” che entrambi condividevano».

Sostenitori della cosiddetta “famiglia naturale”, ovvero quella formata da uomo e donna uniti in matrimonio, entrambi addossavano le cause del calo demografico, in atto su scala globale, alla liberazione dei costumi sessuali partita negli anni Sessanta in seguito alle rivendicazioni dei movimenti femministi, sin da subito indicati come acerrimi nemici da combattere. Da questi presupposti, la necessità di “rifondare” la società contemporanea vagheggiando il ritorno alle sue radici cristiane, che si esprimerebbero solamente nella famiglia tradizionale e nel diniego assoluto di qualsivoglia diritto civile.

A Verona tra polemiche e proteste

Il WFC, e di conseguenza tutte le associazioni che vi aderiscono a livello globale, sono state più volte segnalate come “gruppo d’odio” per via delle posizioni estremiste di cui si fanno portavoce. Per questo motivo, la decisione di ospitare il Congresso a Verona – che negli anni si è tenuto perlopiù in città dell’Est Europa, da Budapest a Chisinau – ha provocato moltissime polemiche, sia tra i banchi dei politici che sui media e, a cascata, sui social. A destare preoccupazione è soprattutto tutto ciò che sembra esserci dietro: come hanno riportato diverse fonti, da L’Espresso all’Ansa a Fanpage, il Congresso delle famiglie fa capo a un’intricata rete di fondi “opachi”, provenienti da Usa e Russia e legati agli ambienti all’estrema destra, che finanziano iniziative come quelle di Verona.

Ci sono molte mobilitazioni previste per il weekend del Congresso, a partire da quella di Non una di meno, che ha organizzato un contro-Congresso. Non solo una manifestazione di protesta, ma un vero e proprio “festival” della diversità, per rispondere sul campo delle idee più che su quello dello scontro di piazza: oltre al grande corteo transfemminista di sabato 30, infatti, è prevista un’assemblea generale per domenica 31 e un fitto programma di incontri culturali, letture e performance che propongono «una visione alternativa delle donne e di tutte quelle soggettività che invece nel discorso del Congresso delle famiglie sono marginalizzate e discriminate», come ha dichiarato Laura Sebastio di NUDM Verona a Valigia Blu (tutte le informazioni utili si trovano sulla pagina Facebook dell’associazione).