Questa è la domanda che ci ha posto una lettrice, felicemente in coppia da 10 anni ma ancora incerta su quali siano le tutele di legge per lei e per il suo compagno:
«Vorrei rivolgervi un quesito al quale sembra che nessuno sia in grado di dare una risposta completa, corretta e reale. La convivenza com’è regolamentata? Io e il mio compagno viviamo insieme da 10 anni e non abbiamo figli. Nonostante ci siamo rivolti a Municipio, banca, notaio e avvocato, non abbiamo ancora capito quali sono i nostri diritti e com’è regolamentato il nostro rapporto. Vorremmo ci fossero chiari anche aspetti di questo tipo: in caso di necessità ad autorizzare una forma d’intervento medico, io lo potrei fare per il mio compagno e viceversa? Se compilo il mio testamento olografico, questo ha valore oppure prevale l’asse ereditario previsto dalla legge? In caso di decesso a chi andrebbero i miei beni? Intendo tutto: dal pc alla mia auto, dal mio conto corrente a ciò che è intestato a me. Trovo quasi surreale non poter sapere con esattezza quello che riguarda il mio rapporto di coppia, mi auguro di cuore che possiate essere d’aiuto a me e a tutte le persone che come noi convivono (credo siano tante oramai)».
Annalisa Farina
Ecco la risposta di Ester Viola, scrittrice e avvocato.
Amore o non amore non conta, è vivere insieme che fa la differenza. Un giorno all’improvviso arriva l’amore adulto. E l’amore quando è adulto pretende convivenza. La convivenza, però, non è l’allegro dettaglio naturale che sembra, è una clausola fondamentale: appena infrangi la regola della casa, salta tutto. Un matrimonio finisce andandosene. Non finisce in un modo preciso, finisce in un posto: dietro la porta. Non devi lasciare nessuno, devi solo lasciare l’appartamento. Non puoi oltrepassare lo zerbino, il «Welcome» che dovrai pestare per andartene significherà «Benvenuto in tribunale». E senza il matrimonio? Anche in quel caso la legge ti guarda la casa: se 2 persone hanno una relazione che somiglia molto a un matrimonio, la definizione è (era) convivenza “more uxorio”.
Cos’è la convivenza “more uxorio”?
More uxorio vuol dire “allo stesso modo del matrimonio”. Ufficialmente esiste dal 1993. Una sentenza della Cassazione (n° 6381) decretò «tale tipo di convivenza di fatto, pur non essendo regolata dall’istituto dal matrimonio, non contrasta con il buon costume, l’ordine pubblico e le norme imperative». In altri termini: il Medioevo è finito, andate (e convivete) in pace.
Da allora cosa è cambiato?
La sistemazione definitiva della materia è della legge n. 76/2016, cosiddetta Cirinnà. Qual è stato il progresso: la pari dignità tra sposati e non. E pari diritti (o quasi).
La convivenza deve essere registrata in Comune?
Sì, se si vuole il riconoscimento immediato dei diritti che prevede la legge Cirinnà. Altrimenti è previsto un passaggio ulteriore: sarà necessario provare di essere in una convivenza stabile (per esempio: entrambi nello stato di famiglia). In realtà anche la registrazione non risolve tutto: certifica soltanto l’inizio, non altro.
Chi sono i conviventi di fatto?
a) Due persone maggiorenni (non rileva di che sesso).
b) Due persone unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale.
c) Due persone non legate da vincoli di parentela, non unite in matrimonio o civilmente.
L’importante è vivere insieme. La coabitazione è una condizione necessaria (insieme al fatto che si sia entrambi single o già divorziati).
Quali diritti si hanno in caso di malattia e ricovero?
C’è diritto reciproco di visita e di assistenza, il diritto di accesso alle informazioni (in particolare quando il partner malato sia incosciente) e il diritto di avere copia della cartella clinica. Si ha facoltà di essere designati come rappresentanti con pieni poteri (o anche con poteri limitati) per la manifestazione del consenso a un eventuale trattamento medico chirurgico. Sarà possibile prendere decisioni in materia di salute se il convivente sia incapace di intendere e di volere perché interdetto o incapace di fatto, ovvero sia incosciente.
Come si ottiene una designazione?
In forma scritta e autografa (ma è preferibile l’atto di un notaio, i fogli scritti a mano generano diffidenza, la diffidenza finisce in sospetto e il sospetto porta in tribunale).
A chi spetta la casa? La sentenza n° 1791/2015 della Cassazione considera la convivenza more uxorio come un consorzio familiare. Il convivente merita una promozione a membro della famiglia. Cosa vuol dire: in caso di separazione non può essere cacciato da un giorno all’altro e può avanzare la tutela possessoria.
La definizione di convivenza “more uxorio” esiste dal 1993. ma È con la legge Cirinnà del 2016 che c’è stata pari diginità tra sposati e non e pari diritti (o quasi)
Cos’è la tutela possessoria?
Con la sentenza n° 19423/2014, la Cassazione prevede per il convivente more uxorio il diritto di esercitare l’azione possessoria anche nei confronti dell’erede del convivente proprietario. Significa che l’erede non potrà in modo violento o clandestino estromettere dal possesso dell’immobile il convivente e quest’ultimo è legittimato all’azione di reintegrazione nel possesso, anche se non ha un diritto di proprietà sull’immobile.
Sono previsti i bonus fiscali?
Secondo l’Agenzia delle entrate il convivente more uxorio può fruire della detrazione al pari di quanto stabilito per i familiari conviventi. Ovvero: il convivente more uxorio che paga le spese di ristrutturazione della casa gode della detrazione fiscale e della manutenzione straordinaria e ordinaria se relativa al condominio, di quella sul risparmio energetico, del bonus mobili e arredi.
Si ha diritto alla successione? Se non è morte derivante da fatto illecito, il convivente more uxorio non ha diritti, a meno che non ci sia un testamento (se ci sono legittimari, non potrà ledere la loro quota). E addio anche alle agevolazioni fiscali.
Insomma, è qualcosa rispetto al passato, ma questo qualcosa sembra davvero ancora poco.
È il 2019 e fanno ancora di tutto per farci sposare.
Anna e Marco stanno insieme da 7 anni, hanno un figlio, Matteo, di 5. Una sera trovano il coraggio di chiedersi, a vicenda: «Mi ami ancora?». La risposta è incerta, l’abbraccio che segue è una zattera per non sprofondare.
Come si sopravvive a una relazione che sta per finire? Come si passa dalla passione alla convivenza al disamore? È il tema del nuovo romanzo di Fabio Volo, Una gran voglia di vivere, appena uscito per Mondadori.