Che si facciano sempre meno figli è ormai un dato di fatto. Secondo gli ultimi dati Istat lo scorso anno si è registrato un calo del 3,4% e, fino a luglio 2024, le nascite sono state 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. In compenso aumentano le famiglie con un doppio stipendio. Una combinazione che sembra piacere alle cosiddette Dink, ossia le coppie senza figli, ma con due entrate. Spopolano sui social e dicono di essere felici.
Sempre più famiglie kids free
Le famiglie cosiddette kids free sono in aumento, anche in Italia. Secondo l’Istituto di statistica il numero medio di figli per donna scende arrivando a 1.20, in flessione rispetto agli anni scorsi (nel 2022 era 1.24) e la stima provvisoria elaborata sui primi 7 mesi del 2024 evidenzia una fecondità pari a 1.21. Ma aumentano anche le famiglie che scelgono consapevolmente di non volere figli, per vivere una vita più “appagante” a livello individuale, concentrandosi sulla relazione a due e sugli obiettivi di carriera.
Coppie dink: meno figli, più carriera e vita di coppia
A sostegno di queste scelte è stata persino istituita una giornata celebrativa, l’International Childfree Day (1° agosto). È ancora l’Istat, nel report Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita, a indicare che il 45,4% delle donne tra 18 e 49 sceglie di non diventare madre e il 22,2% non vuole figli nei 3 anni successivi, né in futuro. Per il 17,4% la maternità semplicemente non rientra nei propri progetti di vita. Dati analoghi arrivano da Inghilterra e Galles, dove un sondaggio di YouGov del 2020 mostrava come il 51% dei 35-44enni non aveva figli, né programmava di averne. Anche negli Usa è aumentato il numero di famiglie Childfree (44% nel 2021 nella stessa fascia di età, in aumento rispetto al 37% nel 2018). A colpire è che i motivi non sono legati a questioni di salute o economiche.
Coppie dink: salute e stipendio non c’entrano
«Tendenzialmente le coppie di tutto il mondo stanno optando per una vita senza figli, questo ci fa pensare ad una esigenza di ridurre le proprie responsabilità e il proprio impegno. Alcune coppie dichiarano di voler tutelare il figlio da quello che hanno ricevuto loro nella famiglia di origine. Allo stesso tempo le motivazioni più frequentemente sono la fine del tempo per se stessi e per il divertimento, il problema di tornare in forma dopo il parto o la difficoltà di mantenere le amicizie. Non mancano neppure la rinuncia a disporre per sé del proprio denaro e le cure costanti che esige un figlio», osserva Eleonora Sellitto, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa.
Coppie dink: c’entra il femminismo?
Il termine childfree o kidsfree non è una novità: nonostante esista fin dall’inizio del 1900, è solo negli anni ‘70 che è entrato nel gergo comune, soprattutto tra le femministe, come modalità di affermazione di una scelta personale. Il fatto di poter contare su un proprio stipendio, però, oggi dà una connotazione nuova alla scelta. «Più che del femminismo sembrerebbe frutto di alcune considerazioni della società. Il peso della famiglia continua a gravare sulla donna, con un carico di lavoro eccessivo. Le donne si trovano in conflitto tra l’opportunità di avere un figlio e il desiderio di avere un successo lavorativo», spiega ancora Sellitto.
I figli sono ancora una ricchezza?
Proprio i cambiamenti sociali porterebbero a considerare i figli in modo molto diverso rispetto a quanto accadeva alle generazioni passate: «Un tempo avere un figlio era considerato una ricchezza per la società, per la donna la maternità rappresentava riconoscimento sociale e identitario e dava un senso e significato alla coppia. Oggi invece si cerca un soddisfacimento personale, controllando il concepimento, e ricercando altri tipi di realizzazione; e la coppia viene tutelata in quanto coppia. Inoltre per le donne rimane la considerazione che il lavoro svolto all’interno della famiglia non viene riconosciuto e continua ad esserci scarsa condivisione del lavoro familiare», sottolinea la psicoterapeuta.
Gen X e Gen Z a confronto
Certamente le differenze tra generazioni aumentano. Secondo un’analisi del Pew Research Center il 67% della Gen Z e il 65% dei Millennial nel mondo occidentale si sente logorato dalle preoccupazioni finanziarie e dal carico psicologico dell’essere genitore. Il 41% di padri e madri afferma di ritenere il proprio compito “stancante” e quasi 1 su 3 (29%) spiega di essere sotto stress costante. Ma come facevano i genitori della Gen X o i Baby boomers? «In passato c’erano più solidità economica e più certezze. Inoltre spesso le persone ritenevano l’impegno e la rinuncia come parte della vita e della crescita – spiega Sellitto – Oggi questi elementi sono considerati ostacoli alla propria crescita e realizzazione».
Genitori a tutti i costi?
Non tutti, però, rinunciano al sogno di un figlio e quando questo arriva ecco che anche il modo di essere madre e padre è diverso: «Alcuni genitori delle generazioni passate si ponevano nella condizione di essere genitori seguendo il dovere, senza però essere cresciuti a livello emotivo e questo ha portato a difficoltà psicologiche di scambio dei ruoli con i figli – osserva l’esperta – Quindi è opportuno chiedersi se sia preferibile arrivare ad essere genitori in modo più consapevole, a livello emotivo e psicologico».
Il tabù del kidsfree
Per quanto la società sia cambiata, alcuni tabù resistono e uno riguarda proprio la genitorialità (o la mancata genitorialità): «Molte coppie sono ancora giudicate e additate come egoiste poiché fanno questa scelta e ciò spesso porta queste famiglie a sentirsi “in dovere” di diventare genitori – sottolinea Sellitto – Bisogna ancora lavorare molto sulla mentalità per cui se non si diventa genitori non si è persone realizzate e soprattutto sul fatto che scegliere o non scegliere di avere figli fa parte della nostra libertà prima individuale e poi di coppia».
Coppie al bivio: dovere o piacere?
Rimane, però, l’idea che una famiglia senza figli, quando si tratta di una scelta consapevole per dare priorità alla dimensione di coppia, sia anche legata a una forma di egoismo, sia nei confronti di possibili figli, sia nei confronti della società, o che non ci sia la disponibilità a qualche “sacrificio” legato all’estensione del nucleo familiare: «A prescindere dai singoli casi e motivazioni, sarebbe preferibile arrivare al concepimento come scelta e come atto di amore, non come dovere: questo renderebbe il figlio meno responsabile/colpevole della soddisfazione genitoriale. Ed è proprio grazie alla capacità di auto riflessione e consapevolezza che si possono crescere figli liberi», risponde Sellitto.
Coppie dink: meno figli, ma più pets
In compenso aumenta chi sceglie un pet, che sia cane o gatto, quasi come fosse un’alternativa dal minor impatto sulla vita di coppia: «Assolutamente sì, è meno impegnativo a livello emotivo e psicologico perché si immagina di poter fare meno danni come ruolo educativo – conclude Sellitto – Non trascurerei neppure l’aspetto economico, dal momento che un animale costa meno di un figlio».