Tiziano Ferro e suo marito Victor Allen sono diventati papà e la notizia ha fatto il giro del web. «Sono diventato papà, e voglio presentarvi queste due meraviglie di 9 e 4 mesi. Margherita e Andres, la vostra vita è appena iniziata. Ma anche la nostra». Una vita da genitori, che il cantante 42enne sui social dice di considerare «il più alto degli onori, il più impegnativo degli oneri, che affronteremo con amore, attenzione, tenerezza e dedizione».
Per la nuova famiglia ora si potrebbe aprire la strada dell’adozione, se il cantante vorrà tornare in Italia. Da tempo, infatti, vive negli Stati Uniti, lì si è sposato nel 2019 e lì – esattamente in California – ha fatto ricorso a una madre surrogata per avere dei figli. La gestazione per altri, infatti, in Italia non è legale e anche le coppie omosessuali migrate all’estero per diventare genitori, una volta tornate, dovevano fare ricorso all’adozione per far sì che anche il padre o la madre non biologico fosse riconosciuto «genitore sociale».
Ora, però, una sentenza della Corte costituzionale ha previsto un diritto prima inesistente per i figli delle coppie omosessuali: ad esempio, possono ereditare da entrambi i genitori. Ecco perché e come.
Come funziona l’adozione per le coppie omosessuali
Per Tiziano Ferro è stato un enorme regalo, forse il più bello: a pochi giorni dal compleanno, festeggiato il 21 febbraio, ecco la notizia della doppia paternità. Anche lui, come molte altre coppie omosessuali, ha potuto metter su famiglia ricorrendo alla gestazione per altri (o maternità surrogata), in California. Prima della sentenza della Consulta, però, se avesse voluto tornare a vivere in Italia, si sarebbe imbattuto in un ostacolo burocratico. Le legge, infatti, prevede il riconoscimento della paternità (o maternità in una coppia lesbica) solo per uno dei due genitori, cioè per quello biologico: la madre che ha partorito o il padre che ha donato il seme. Per l’altro genitore non resta altra strada che chiedere al Tribunale dei Minori l’adozione «in casi particolari» o «adozione mite» che permette di diventare «genitore sociale». Questo iter, però, ha dei limiti, sui quali è intervenuta la Consulta.
La sentenza che cambia la vita ai figli adottivi
«Per capire cosa hanno deciso i giudici va prima fatta una distinzione: per adozione in Italia si intende quella di bambini e ragazzi che sono dichiarati adottabili perché orfani o in stato di abbandono, quindi con i genitori biologici deceduti o non in grado di assisterli moralmente e materialmente. In questi casi possono adottare solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi» precisa l’avvocato Gianni Baldini, professore associato di diritto privato e docente di biodiritto presso l’Università di Firenze e Siena. Esiste, però, un’altra forma di adozione «in casi speciali», detta anche «adozione mite»: è quella prevista dalla legge 184 del 1983, che si applica in caso di minorenni disabili o orfani che faticano a trovare dei genitori adottanti o che sono dati in affido e che dopo molto tempo si sentono parte integrante della nuova famiglia che li ha accolti. Questa forma di adozione è possibile anche per i single, le coppie conviventi o omosessuali, ma finora per le coppie gay aveva un grosso limite: «Di fatto l’adozione era limitata al solo genitore adottante, quindi non estesa agli altri parenti di quest’ultimo. Significa che di fronte alla legge il bambino non aveva, ad esempio, altri zii o nonni se non quelli biologici, con conseguenze come l’impossibilità di poter ereditare o di poter ricevere sussidi in caso fosse rimasto orfano, se non dai parenti biologici; o ancora se i genitori non fossero stati più in condizioni di prendersene cura. Ora la Consulta ha aperto al riconoscimento completo anche del genitore sociale e quindi anche del suo ramo di parentela. Si tratta di una sentenza molto significativa perché cancella una discriminazione e una distinzione tra figli di serie A e figli di serie B» spiega il legale.
Cosa cambia per le coppie gay e adottive
La sentenza, che deve ancora essere depositata, rappresenta già una svolta: «Nel comunicato della Consulta si parla di violazione della Costituzione e di discriminazioni per i figli nei casi di adozione mite. Finora avevano una tutela parziale, sia dal punto di vista personale che patrimoniale. Nel primo caso, infatti, non erano riconosciuti neppure come cugini rispetto ad altri nipoti dei nonni o zii non biologici. Ma anche da un punto di vista economico, non avevano diritto all’eredità del genitore sociale, quello adottante. Se i genitori fossero morti, quindi, i nonni non sarebbero stati tenuti a mantenerli, come invece accade con i nipoti naturali – spiega l’avvocato Baldini – Ma le discriminazioni riguardavano anche coppie eterosessuali: ad esempio, nel caso di una famiglia con un figlio naturale e uno adottato con l’adozione mite, a quest’ultimo finora non era riconosciuto alcun diritto patrimoniale, per cui non avrebbe ricevuto i beni dei genitori alla loro morte. Ora i supremi giudici hanno superato questo limite, dopo che nel 2012 era già stata cancellata un’altra discriminazione, quella tra figli nati all’interno del matrimonio o fuori» conclude l’esperto.