Per settimane la stampa di tutto il mondo si è interrogata sulle reali condizioni di salute del leader nordcoreano, Kim Jong-un, che lo scorso 2 maggio è ricomparso in pubblico dopo più di 20 giorni di assenza per inaugurare una fabbrica. All’inizio di aprile, secondo le indiscrezioni riportate dalla Cnn, il leader supremo avrebbe subito un’operazione cardiovascolare, avvenimento che ha lanciato le speculazioni sulla sua morte.
Come abbiamo imparato in questi anni, però, stabilire cosa è vero e cosa no quando si parla di Corea del Nord è un’operazione complessa. Il Paese è infatti tra i più isolati al mondo, solo pochi giornalisti vi hanno accesso e sono strettamente controllati dal regime, per cui verificare l’esattezza delle notizie è difficile. Le recenti foto di Kim Jong-un sono state diffuse dall’agenzia di stampa Korean Central News Agency, l’organo di comunicazione ufficiale della Corea del Nord.
L’ascesa di Kim Yo-jong
Da un po’ di tempo a questa parte, però, c’è un’altra figura che è emersa ed è arrivata agli onori delle cronache internazionali: quella della sorella del leader, la 32enne Kim Yo-jong. Come riporta il Guardian, Yo-jong ha fatto le veci del fratello durante le Olimpiadi invernali del 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud, ed è considerata la mente dietro la strategia di comunicazione del fratello, sia all’estero che in patria. I due, entrambi figli di Kim Jong-il – figlio a sua volta di Kim Il-sung, fondatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea e presidente “eterno” del Paese – sono molto legati anche perché, alla fine degli anni ’90, hanno frequentato le scuole insieme a Berna, in Svizzera, vivendo in una casa privata, sorvegliati a vista da guardie del corpo e personale di stato, almeno secondo quanto riporta la North Korea Leadership Watch.
Dopo gli studi all’estero, Yo-jong è tornata in Corea del Nord, dove si è laureata in informatica presso l’Università Kim Il-sung di Pyongyang, e nel 2007 ha iniziato a ricoprire i primi ruoli nel Partito del Lavoro di Corea, il partito dominante nel Paese. Nel 2011, dopo la morte del padre, ha aiutato il fratello nella sua transizione al potere e da allora è sempre stata al suo fianco. Il mese scorso si era fatta notare con la sua prima dichiarazione pubblica, quando ha definito la Corea del Sud «un cane spaventato che abbaia», riferendosi alle proteste del governo di Seul a seguito di un’esercitazione militare eseguita dal Nord. Poco dopo, ha pubblicamente elogiato Donald Trump per aver inviato a Kim Jong-un una lettera in cui affermava che sperava di mantenere buone relazioni con i due Paesi (sia il Nord che il Sud) e aveva offerto il suo aiuto per affrontare la pandemia di coronavirus. La Corea del Nord, tuttavia, insiste di non aver registrato nessun caso sul suo territorio. L’unica macchia nella carriera di Yo-jong fino ad oggi è stato il fallimento del secondo summit con Trump, di cui il fratello l’ha ritenuta responsabile. Di conseguenza, l’ha rimossa dal potente Politburo [l’ufficio centrale, ndr] del partito, ma la scorsa settimana i media ufficiali hanno riferito che è stata reintegrata.
Una donna al potere in Corea del Nord?
Il fatto che Kim Yo-jong ora faccia dichiarazioni pubbliche con un tono così personale – al punto da “insultare” i vicini del Sud – conferma il suo ruolo centrale nel regime, come ha spiegato al Guardian Youngshik Bong, ricercatore presso l’Istituto di studi nordcoreani della Yonsei University di Seul. «Kim Jong-un è chiaramente pronto a permettere a sua sorella di diventare il suo alter ego», ha detto l’esperto. Tuttavia, una eventuale successione al potere non sarebbe così scontata: «La Corea del Nord è un Paese confuciano in cui l’anzianità e la mascolinità sono rispettate. Kim Yo-jong è l’alleato più fidato di Kim Jong-un, ma niente di più», ha spiegato a Vice News Leonid Petrov, esperto di Corea del Nord e docente presso l’International College of Management di Sidney.
Eppure, in un momento come questo, altri analisti credono che la situazione non sia così definita. «Non è uno scenario impossibile [che Kim Yo-jong diventi leader supremo, ndr], ma l’establishment nordcoreano è molto vecchio stile e soprattutto molto sessista, e dover servire una donna potrebbe non piacere a molti di loro», dice invece Steve Tsang, direttore del SOAS China Institute di Londra, «Eppure anche nell’era dell’assolutismo, alcune donne sono diventate sovrane o top leader nei paesi del Sud Est Asiatico». Chi si aspetta da lei un cambio di direzione nella politica del Paese rispetto allo spietato fratello, però, farà presto a ricredersi: «È vero che il suo nome non è associato alle “epurazioni” del fratello o alle sue politiche militari, ma lei, certamente, è al corrente di tutto», specifica infatti Petrov. E in effetti, nessuno sente il bisogno di un altro dittatore, uomo o donna che sia.