Anche il coronavirus, come tutti i virus, si annida nelle vie aeree superiori, cioè naso e gola. «È sufficiente uno starnuto oppure un colpo di tosse da parte di chi è malato, ma non lo sa ancora, per diffondere il virus nell’ambiente, nel raggio di uno-due metri» dice Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università degli studi di Milano e direttore scientifico dell’Istituto Galeazzi di Milano. «Il contagio avviene anche con le strette di mano se chi è malato si è soffiato il naso oppure ha utilizzato la mano per coprirsi la bocca mentre starnutiva oppure tossiva: i virus possono sopravvivere sulla pelle anche tre ore. Per questo bisogna lavarsi spesso le mani, con acqua oppure con un liquido igienizzante, ed evitare di toccarsi il viso mentre si è in luoghi pubblici o comunque affollati».
La ricetta per farsi a casa il gel disinfettante
Stiamo constatando che alcol e gel igienizzanti sono esauriti nei supermercati e persino online. Ma c’è una soluzione: la formula dell’OMS, Organizzazione mondiale della sanità. Per prepararla, ci vogliono alcol etilico a 96 gradi (per intenderci, quello che si usa per fare i liquori), acqua ossigenata, glicerolo e acqua distillata.
Lo abbiamo preparato anche noi. Per 100 ml, una boccettina, sono necessari 83,3 ml di etanolo, 4,17 ml di acqua ossigenata, 1,45 di glicerolo e 11,08 di acqua distillata: il glicerolo lo abbiamo sostituito con l’acqua micellare per neonati. Per le dosi, abbiamo utilizzato una siringa sterile. «In questo modo si ottiene un mix con un’azione antivirale elevata», spiega Fabrizio Pregliasco, virologo università degli studi di Milano e direttore scientifico Istituto Galeazzi di Milano. «Da usare quando si è in luoghi dove non si può utilizzare l’acqua, come i mezzi pubblici». Le mani vanno deterse per circa 30 secondi, cioè il tempo del ritornello di una canzone. E a casa, in ufficio, e in tutti i luoghi dov’è possibile, lavarsi le mani seguendo le indicazioni dell’OMS, riportate sul sito del nostro Ministero della Salute.
Quanto conta l’alimentazione
È anche il momento di avere un occhio di riguardo per l’alimentazione. «Dobbiamo mantenere “brillanti” le cellule del sistema immunitario, in modo che possano condurre il loro lavoro egregiamente» dice il dottor Pregliasco. «Per questo ci vuole il cibo più adatto. Oggi sappiamo che la verdura contiene centinaia di polifenoli, sostanze con un’azione antinfiammatoria marcata proprio sulle cellule. Per assumerne il più possibile bisogna consumare piatti con mix di colori: il verde della zucchina, l’arancione della carota, il rosso del pomodoro. Tutti insieme, da condire con poco olio extravergine di oliva perché è ricchissimo di acidi grassi insaturi, altre sostanze antinfiammatorie». Sì anche ai cereali integrali e a due gruppi di alimenti troppo spesso dimenticati, cioè il pesce azzurro che contiene grassi “buoni” che aiutano ad abbassare lo stato di infiammazione, e ai legumi.
Quanto conta il fumo
Cogliamo anche l’occasione al volo per smettere di fumare: l’incentivo è quello giusto. «Il fumo riduce la produzione di alcune cellule chiamate linfociti killer e helper, che hanno il compito di uccidere gli elementi estranei al corpo e stimolare altre reazioni di difesa», aggiunge Pregliasco. «Nel contempo aumenta l’attività di altri linfociti che invece deprimono il sistema immunitario. Inoltre crea uno stato di irritazione delle mucose respiratorie e lascia tramortite e inefficienti per parecchi minuti le ciglia vibratili che le ricoprono e che rappresentano un valido sistema di difesa locale». Le conseguenze? Le “porte di ingresso” per i virus, cioè le vie aeree superiori, non sono in grado di respingere gli attacchi come dovrebbero.
Quanto conta la vitamina C
Circola il suggerimento di assumere due milligrammi di vitamina C al giorno per difendersi dal virus, ma serve? «Il ruolo di questa sostanza è stato ridimensionato, anche alla luce degli ultimi studi scientifici», chiarisce Pregliasco. «Funziona, ma soprattutto quella contenuta negli alimenti, che è in perfetto equilibrio con altre vitamine e sali minerali. Si può assumere invece un integratore a base di vitamine del gruppo B: aiutano a contrastare la fatica fisica e psichica, due situazioni che rendono meno attivo il sistema immunitario».
Lo sport alza o abbassa le difese?
Infine, occhio all’attività fisica: non è il momento di superallenamenti. Chi pratica un’attività fisica si ammala meno e in caso di malattia guarisce prima , perché lo sport rende più efficiente il sistema immunitario», dice Pregliasco. «Ma bisogna anche sapere che dopo lo sforzo fisico si apre una finestra temporanea di riduzione della risposta immunitaria che ha una durata di circa due ore. Per questo non bisogna strafare: evitare attività a livello esasperato come le corse podistiche per esempio. E, per quanto possa sembrare banale il consiglio, bisogna evitare di uscire dalla palestra coi capelli umidi e coprirsi bene».