È iniziata la distribuzione gratuita nelle farmacie della Lombardia delle mascherine acquistate dalla Regione, a pochi giorni dall’obbligo di indossarle (sostituite, in caso di necessità da sciarpe e foulard). Stessa decisione anche in Toscana, mentre in Veneto è previsto che siano indossate solo nei supermercati e negozi alimentari, ma insieme ai guanti. Alle singole ordinanze regionali, si sono aggiunte disposizioni comunali, creando spesso confusione. Ecco dove si devono indossare, perché e quanto sono efficaci.

Mascherine gratuite in Lombardia

La Lombardia è la prima Regione ad aver annunciato l’obbligo di mascherine per chiunque esca di casa. In alternativa, dal momento che fino a pochi giorni fa erano introvabili nelle farmacie, il governatore attilio Fontana ha indicato l’uso di sciarpe o foulard a proteggere bocca e naso. «Da oggi, però, sono state consegnate alla rete delle farmacie su tutto il territorio regionale. Sono complessivamente 3 milioni e 300 mila e ai primi Comuni sono già arrivate. Sono i Sindaci a distribuirle, perché loro conoscono meglio la situazione: la priorità viene data a chi è in condizioni di maggiore fragilità o chi non ne disponeva affatto» spiegano dall’Assessorato alla Sanità. «Servono per chi deve andare a fare la spesa o ha necessità di muoversi per le urgenze previste dai decreti e sono completamente gratuite» spiegano ancora dalla Regione Lombardia. Nei centri più grandi sono organizzati punti di distribuzione, mentre nelle località più piccole sono le Amministrazioni a recapitarle direttamente ai cittadini.

Le forniture della Protezione Civile

Le mascherine distribuite in Lombardia sono di tipo chirurgico, testate dal Politecnico di Milano e approvate dall’Istituto Superiore di Sanità. La Regione, grazie alla propria rete di produttori, conta di averne 900mila al giorno, che si aggiungono ai dispositivi forniti insieme alla Protezione Civile, cioè le mascherine FFP2 e FFP3, maggiormente protettive e destinate al personale sanitario.

Dove sono obbligatorie: dalla Toscana al Friuli

Anche la Regione Toscana ha deciso per l’obbligo di mascherine fuori casa anche se scatterà da 13 aprile, per avere il tempo di procurarsene 8 milioni e mezzo, distribuite dai Comuni agli abitanti. Se in Lombardia si era previsto anche l’uso di foulard e sciarpe in caso di mancanza di mascherine idonee, i cittadini dell’Alto Adige possono ricorrere allo scaldacollo per coprire naso e bocca, sia nei negozi che per strada. Per chi non lo farà, però, non sono previste multe. In Veneto attenzione massima nei supermercati e mercati all’aperto, dove si devono indossare anche i guanti, esattamente come in Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, che ammette anche copricollo e guanti monouso da reparto ortofrutta se non si hanno quelli in lattice. «Mascherina o qualsiasi altro indumento a copertura di naso e bocca» sono obbligatori per i commercianti in Piemonte dall’8 aprile, mentre ai clienti sono raccomandati. Nessun obbligo neppure in Emilia Romagna, per mancanza di garanzia nelle forniture, anche se la Regione provvede a distribuirne 3 milioni a cittadini e lavoratori delle imprese, da mercoledì 8 aprile. Liguria e Marche seguono questo esempio, mentre in Abruzzo diventerà obbligatoria la mascherina solo nella «fase 2». Valutazioni analoghe sono in corso anche in Campania e Sicilia.

Alle ordinanze regionali si uniscono quelle comunali, come nel caso di Capri, dove l’obbligo di mascherina è previsto per tutti i residenti, Treviso o di diverse località liguri.


Perché bisogna indossarle?

Se in un primo tempo si era consigliato l’uso solo a eventuali positivi (come forma di protezione nei confronti degli altri) e poi invece si è esteso a tutti il consiglio di indossare mascherine (per proteggersi da eventuali asintomatici), ci si chiede la reale efficacia di questi dispositivi.

«La funzione della mascherina è fondamentale ed è di proteggersi e proteggere gli altri, a seconda del tipo di dispositivo. Quelle chirurgiche impediscono che chi le indossa possa disperdere le piccole goccioline di saliva all’interno delle quali si potrebbe trasmettere il virus. Le FFP2 e FFP3, con o senza respiratore, sono invece usate dagli operatori sanitari e da chi ha contatti diretti, ravvicinati o prolungati con persone contagiate e permettono di poter inspirare senza inalare il virus, dunque proteggono chi le indossa. Se tutti le portassimo, a prescindere dal tipo, ci sarebbe sicuramente una maggiore protezione» spiega Giacomo Caudo, presidente della Federazione italiana Medici di Famiglia.

Foulard e sciarpe: servono davvero?

«Qualunque tessuto permette di coprire naso e bocca dalle goccioline di saliva o muco che sono il principale veicolo di trasmissione del coronavirus. Ora, con la distribuzione delle mascherine, non ce ne sarà più bisogno» spiegano dalla Direzione Sanità e Welfare della Regione Lombardia, aggiungendo che invece per le mani non si è reso necessario l’uso di guanti perché «è possibile disinfettarle con gel, detergenti e soluzioni alcoliche all’ingresso dei negozi e supermercati».

«Il foulard, la sciarpa o lo scaldacollo portato su naso e bocca hanno la stessa funzione delle mascherine chirurgiche, dunque proteggono soprattutto gli altri, in modo che non possano fuoriuscire le cosiddette goccioline di Flügge, quelle anche molto piccole che non ci rendiamo conto di emettere durante la respirazione o parlando» spiega Caudo. «Coprendoci evitiamo che possano anche cadere inavvertitamente, quando facciamo la spesa, sulla merce esposta nei banconi che potrebbe essere presa da qualcun altro, nell’arco di poco tempo, finendo a contatto con la sua bocca, naso o occhi, se non porta i guanti» aggiunge l’esperto.

Per quanto le indosseremo?

Se ne parla già da diversi giorni, pensando alla «fase 2» di rientro al lavoro e alla normalità: servirà ancora indossare le mascherine? «Assolutamente sì. Presumibilmente questa epidemia non si esaurirà a breve, ma si protrarrà per diversi mesi e siccome non potremo protrarre l’inattività a lungo, occorrerà tornare al lavoro usando le mascherine e rispettando le distanze di sicurezza. Certo, dopo la prima fase più acuta, si potrà contare su una maggiore immunizzazione e dunque la progressione dell’infezione non sarà così violenta come accaduto in Lombardia o in Emilia» spiega il presidente della Federazione dei Medici di Famiglia. Insomma, ci dobbiamo abituare, senza comunque temere in modo infondato la possibilità di una trasmissione aerea, di cui ha parlato l’Organizzazione mondiale della Sanità. «La trasmissione aerea è sempre comunque attraverso le goccioline, sospese nell’aria o che cadono sugli oggetti, dove il virus può avere una sopravvivenza media di un paio d’ore. Al momento non ci sono evidenze scientifiche su scenari differenti» conclude Caudo.