Come le palestre, anche le piscine sono finite al centro del monito del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, all’indomani del Dpcm del 18 ottobre. Se non rispetteranno i protocolli di sicurezza, già messi a punto per la fase 2, saranno costrette a chiudere. Dall’accesso contingentato alla disponibilità degli spogliatoi, ecco quali sono le norme da rispettare.
Ingresso: controllo febbre e certificato post-Covid
Da tempo ci siamo dimenticati delle corsie affollate, o almeno avremmo dovuto. Molte strutture si sono adeguate ai protocolli anti-Covid, anche se forse qualcuno ha tardato: «In vasca si può accedere solo in numero contingentato, in modo da evitare affollamenti in acqua. All’ingresso della piscina viene misurata la temperatura, come al supermercato e nelle palestre, e chi ha più di 37,5 °C non può entrare. Per chi invece avesse avuto il Covid-19 è previsto un periodo di quarantena e al ritorno dovrà essere presentato un certificato del proprio medico che attesti la guarigione. Non è richiesto, invece, alcun tampone» spiega Luca Stevanato, Presidente della Confederazione dello Sport, che raggruppa i gestori di impianti sportivi di Confcommercio.
Numero chiuso e prenotazione
Le linee guida consigliano anche il ricorso alla prenotazione, proprio come per altri impianti sportivi al chiuso, e la conservazione dei nominativi degli utenti per 14 giorni per poter risalire eventualmente a soggetti entrati in contatto con contagiati. «La prenotazione è ormai uno strumento utile per gestire gli ingressi contingentati in piscina, in modo da evitare affollamenti non consentiti negli ambienti interni e in vasca» spiega Stevanato.
Segnaletica e percorsi
Come per ristoranti e parrucchieri, sono previsti cartelloni, maxi schermi e segnaletica a terra per ricordare le norme di igiene, i comportamenti ammessi o vietati, e i percorsi da seguire, specie riguardo ingresso e uscita, che devono essere differenziati. L’accesso alle tribune resta vietato così come la presenza di pubblico. «Le misure servono a evitare l’incrocio tra gli utenti e devono essere facilmente individuabili» dice Stevanato.
Che fine fanno i corsi?
Anche gli orari di fruizione sono cambiate o avrebbero dovuto, in modo da scaglionare le attività programmate, come corsi di aquagym o nuoto, che hanno un numero inferiore di utenti per sessione o comunque devono garantire il distanziamento previsto tra chi fa attività sportiva, di 7 mq in acqua per ciascun utente. I corsi possono essere più distanziati nel tempo per permettere a chi ha finito le proprie lezioni di avere il tempo di cambiarsi e lasciare gli spogliatoi senza assembramenti.
Spogliatoi: niente più armadietti
Come per le palestre, dimentichiamoci gli armadietti per riporre gli indumenti: questi devono essere messi nelle proprie borse (e poi eventualmente negli appositi spazi) o in sacchetti forniti dalla struttura. Deve essere mantenuta sempre la distanza di almeno un metro (anche con l’installazione di barriere) ed è obbligatorio disinfettarsi le mani in ingresso con appositi gel e dispenser. «I gestori dei centri sportivi e i responsabili delle attività devono aver predisposto regolamenti specifici a seconda degli spazi disponibili e devono aver formato adeguatamente bagnini e personale» conferma il presidente della Confederazione dello Sport.
Distanza di 7 mq
Nelle aree solarium o verdi degli impianti la distanza di sicurezza è di 7 metri quadrati a persona, la stessa prevista in vasca. Tra lettini e sdraio la distanza prevista è di 1,5 metri e ogni attrezzatura deve essere igienizzata ad ogni cambio di utente e sanificata a fine giornata. Sparisce la possibilità di usare biancheria della struttura: ciascuno dovrà portarsi il proprio asciugamani.
Acqua disinfettata periodicamente
Per quanto gli esperti confermino che non ci sono rischi particolari di contagio legati all’acqua della piscina, questa deve essere controllata almeno ogni due ore, per garantire la corretta concentrazione di cloro (libero tra 1,0 – 1,5 mg/l, combinato ≤ 0,40 mg/l, pH 6.5 – 7.5).
Doccia con acqua e sapone
Prima di iniziare a nuotare è obbligatoria la doccia saponata su tutto il corpo insieme all’uso della cuffia, che resta obbligatorio. È sempre vietato soffiarsi il naso, sputare o urinare in vasca. Le stesse norme valgono sia per i parchi acquatici che per piscine all’interno di strutture ricettivo-turistiche (campeggi, villaggi, ecc.), dove però sono da tempo “scomparsi” i gonfiabili per l’impossibilità di disinfettarli adeguatamente.
Che fine fanno gli abbonamenti?
Ogni territorio (Comune o Regione) ha fornito indicazioni specifiche alle quali si sono adeguati i gestori di piscine; molti si sono attrezzati per proporre ai propri clienti forme di “rimborso” per gli abbonamenti annuali, mensili o a ingressi, che non possono essere goduti a causa di quarantena, malattia o isolamento precauzionale. Una delle soluzioni più adottate è quella dei voucher che permettono, che chi non frequenta per un periodo più lungo possa fruire degli ingressi persi nell’arco di un anno, oppure il trasferimento del valore monetario su un nuovo abbonamento, scalandolo» spiega Luca Stevanato.