Sono 2 milioni e 700 mila gli studenti di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che rimarranno a casa da scuola per un’altra settimana a causa dell’emergenza coronavirus. A loro si aggiungono quelli della provincia di Savona e di alcuni comuni del beneventano, Fiumicino, del Friuli Venezia Giulia e di Pesaro-Urbino. In Liguria e Piemonte, invece, apertura dal 4 marzo con l’obbligo di certificato medico per assenze superiori ai 5 giorni per malattie infettive. Nei casi nei quali non sia richiesto (assenze dovute ad altri motivi e comunicate preventivamente) è prevista invece un’autocertificazione che escluda di essere stati in zone a rischio o di avere avuto contatto con persone contagiate. Si torna sui banchi il 6 marzo, infine, nei comuni pugliesi di Foggia e Cerignola.
Con l’estensione dei provvedimenti restrittivi ci si chiede, però, che ne sarà del calendario scolastico e soprattutto degli esami di maturità o terza media, così come delle prove Invalsi.
L’anno scolastico è “salvo”
Innanzitutto il Ministero dell’Istruzione ha chiarito che «sarà comunque ritenuto valido l’anno scolastico per tutti coloro che, a seguito delle misure di contenimento del coronavirus, non potranno raggiungere il minimo dei 200 giorni di lezione». Paolino Marotta, presidente ANDIS, Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, ricorda che «Manca ancora un dispositivo di legge che ufficializzi questa posizione, ma l’orientamento è chiaro, anche per non modificare la durata dell’anno scolastico. Già in occasione di eventi eccezionali, come il terremoto in Irpinia o quello in Umbria, si è derogato al minimo dei 200 giorni di frequenza».
«Non è contemplata né contemplabile alcuna altra soluzione. L’anno scolastico ha una sua periodicità: se si sfora non si riesce poi a ripartire in tempo con l’anno successivo, perché ci sono tempi e tappe predefinite. Ma non ci saranno problemi perché è stato detto chiaramente che l’anno sarà valido anche con minor numero di giorni di lezione» chiarisce il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli. Al momento quindi non sono previste variazioni, anche per non modificare i calendari degli esami di maturità e terza media che, quidi, restano nelle date previste.
Prove Invalsi
Per le prove Invalsi, che per le classi quinte delle superiori si svolgono dal 2 al 31 marzo, sono arrivate rassicurazioni: «Il fatto che si facciano al Pc ci aiuta: dove le scuole saranno aperte inizieremo il 2, laddove saranno chiuse recupereremo dopo il tempo che è stato perduto. I presidi hanno già ricevuto un primo avviso. Non c’è ragione di preoccuparsi, anche se partiremo dopo, i tempi non saranno più stretti, non vogliamo mettere fretta agli studenti» ha spiegato il Responsabile dell’Area Prove Invalsi, Roberto Ricci, in un video su Skuola.net. Le prove cartacee, invece, inizieranno il 7 maggio e non sono al momento previsti slittamenti.
Didattica a distanza per recuperare i giorni
La strada privilegiata indicata dal MIUR per non perdere giorni preziosi di lezione è la didattica a distanza: «Le scuole nella loro autonomia potrebbero anche prevedere di allungare l’anno, ma non sarà necessario perché abbiamo attivato una task force per garantire la didattica a distanza» ha spiegato il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. «Non è necessario un computer a casa, basta un cellulare e oggi quasi tutti i ragazzi lo hanno». Comunque al momento è escluso l’allungamento dell’anno scolastico.
Lezioni pomeridiane per recuperare? No
L’idea di recuperare il programma al pomeriggio, ventilata da qualcuno, è fattibile? «Assolutamente no, perché la scuola italiana è strutturata in modo tale che al mattino si apprende e al pomeriggio si studia: se si dovessero organizzare recuperi pomeridiani, quando studierebbero i ragazzi?» dice Giannelli. «Si potrebbe anche pensare a corsi estivi, come avviene per gli studenti che non hanno raggiunto la sufficienza durante l’anno, ma servirebbe un dispositivo ufficiale da parte del ministero» spiega Marotta.
Professori più “clementi”?
Ma come compensare il minor numero di giorni di scuola con il completamento del programma? «In realtà i contenuti dei programmi non sono più tassativi da tempo, le scuole si regolano in modo autonomo circa le opportunità e condizioni nelle quali si trovano a operare» spiega Giorgio Rembado, ex presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi. Gli insegnanti, dunque, potrebbero tener conto della situazione, specie in occasione degli esami di terza media e maturità: «I docenti hanno buon senso, conoscono la situazione attuale. Ricordiamo che i consigli di classe devono redigere e approvare entro il 15 maggio un documento da sottoporre alle commissioni di esame per la maturità, che indica metodologie e contenuti studiati. Sicuramente inseriranno tra le informazioni di cui tenere conto anche le interruzioni di qualche settimana che sono avvenute in alcune regioni» conferma Giannelli.
La scuola “a distanza” basterà?
Il ministero dell’Istruzione non solo ha esortato i docenti ad attivare iniziative di didattica a distanza, ma ha anche predisposto una pagina web invitando tutti i produttori di computer, tablet e software che volessero mettere a disposizione gratuitamente i propri prodotti a farlo nell’apposito spazio (htttp://www.istruzione.it/ProtocolloInRete/).
Stop alle gite confermato: via ai rimborsi
Il Governo ha anche confermato la sospensione delle gite scolastiche fino al 15 marzo (viaggi d’istruzione, iniziative di scambio o gemellaggio, visite guidate e uscite didattiche, ma anche programmi Erasmus e affini) per tutte le scuole del Paese. Gli studenti e le famiglie che avessero già pagato potranno esercitare il diritto di recesso senza penale ai sensi del Codice del Turismo (art. 41 comma 4). Il decreto del Governo indica anche la possibilità di appellarsi all’art. 1463 del Codice civile che prevede «l’impossibilità sopravvenuta, in modo da facilitare i rimborsi».
Stipendio salvo per i docenti
Dopo i primi timori, è arrivato il chiarimento anche per quanto riguarda lo stipendio dei docenti nel periodo di chiusura delle scuole: «Gli insegnanti non sono a casa per malattia, ma per causa di forza maggiore, quindi non avranno una trattenuta dallo stipendio» ha chiarito il ministro Azzolina.