Docenti e studenti si stanno adeguando alla nuova didattica a distanza in questi giorni di sospensione delle lezioni a causa del coronavirus. Restano, però, molti interrogativi, a partire dal metodo e dalle modalità di valutazione dei ragazzi, per arrivare allo svolgimento dell’esame di maturità. «Anche se l’anno scolastico sarà valido nonostante non si raggiungano i 200 giorni, la didattica a distanza è necessaria per compensare i giorni che si stanno perdendo, soprattutto per le classi terminali, come le terze medie o le quinte superiori» spiega Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola.
Solo compiti o anche lezioni?
Dopo i primi giorni, nei quali ci si è limitati soprattutto all’invio di compiti e pagine da studiare, per lo più tramite il registro elettronico, gli insegnanti hanno iniziato a caricare videolezioni o a tenerne in streaming. Il ministero dell’Istruzione, infatti, ha emesso una nota (n.279 dell’8 marzo) nella quale chiarisce che la semplice trasmissione di compiti o consegne non è «assimilabile alla didattica a distanza». Pur chiarendo che ogni iniziativa è utile durante la sospensione delle attività scolastiche, si è esortato a organizzare una «attività di programmazione», dunque ad andare avanti col programma.
Come si correggono i compiti?
In alcuni casi gli insegnanti chiedono ad alunni e studenti di inviare loro i compiti alle caselle email, via WhatsApp o tramite piattaforme come Google Classroom, in altri invece sono loro stessi a fornire le correzioni, dopo qualche giorno. «Al momento ciascuno ha adottato il metodo che ritiene più consono: alcuni docenti, per esempio, ricorrono a videoconferenze tramite Skype anche per cercare di avere un feedback, soprattutto se si tratta di ragazzi più grandi, come i liceali» dice Giuliani.
Voti e interrogazioni: come si fa?
Nella nota del MIUR dell’8 marzo, a proposito della valutazione nella didattica a distanza, si scrive: «A seconda delle piattaforme utilizzate, vi è una varietà di strumenti a disposizione. Si ricorda peraltro che la normativa vigente (Dpr 122/2009, D.lgs 62/2017), al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione didattica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa». In pratica gli insegnanti hanno ampio margine per decidere autonomamente, pur tenendo conto «anche di quanto svolto in periodo di sospensione delle lezioni: si dovrà valutare chi non avrà svolto i compiti assegnati e al rientro in classe si potrà verificare, ad esempio, se le ricerche assegnate sono state svolte in modo autonomo o con l’aiuto di un adulto. Esiste, infatti, il pericolo della copiatura, così come c’è il rischio di contestazioni e ricorsi in caso di voti e valutazioni assegnati in queste settimane».
Si può essere bocciati?
«In linea generale sì, perché i criteri di ammissione al prossimo anno scolastico, agli esami di terza media o maturità non cambiano, ma si farà una media tra le valutazioni relative al periodo di effettiva frequenza in classe e i riscontri di questi giorni di sospensione delle attività a scuola. Questa non è considerata vacanza, anche perché il MIUR ha chiarito che non ci si deve limitare a un ripasso di quanto già fatto, ma bisogna andare avanti col programma» spiega Giuliani.
Come fanno gli alunni disabili?
In questo caso il DPCM del 4 marzo prevede (art.1, punto g) il ricorso a specifiche modalità a seconda delle necessità dei bambini e dei ragazzi, in particolare se DSA o BES. Questo perché, diversamente dall’attività scolastica in classe dove è presente un insegnante di sostegno, lo studente a casa non può contare su questo tipo di aiuto. Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha comunque annunciato l’assistenza a domicilio per le famiglie che hanno figli con disabilità. «Non si tratta di insegnanti di sostegno, che non possono andare a casa dei ragazzi per le restrizioni ai movimenti, ma di Assistenti Culturali e alla Comunicazione (AEC), che forniranno soprattutto supporto alle famiglie di questi studenti, perché non hanno competenze didattiche specifiche – dice Giuliani – Mentre le assegnazioni per gli alunni DSA (con disturbo specifico di apprendimento) o BES (con bisogni educativi speciali) vengono predisposte direttamente dal docente curricolare».
Come funzionerà l’esame di maturità?
È vero che ci saranno solo commissari interni? «È un’ipotesi, ma si prevede comunque la presenza di un presidente» chiarisce Giuliani.
Slittamento in estate?
«C’è chi ha chiesto di far slittare la maturità a settembre o di allungare l’anno scolastico, ma si tratta di strade non percorribili. È impensabile andare a scuola in luglio, magari col tempo pieno di 8 ore e temperature molto elevate in classi non climatizzate come quelle italiane: si andrebbe incontro a problemi di sicurezza e salute. Senza considerare un altro limite: gli insegnanti non potrebbero andare in ferie, che sono legate al mese di agosto e non sono monetizzabili se non godute. I docenti non potrebbero neppure recuperarle in seguito, perché non possono fare più di 6 giorni di ferie durante l’anno. Molti, poi, devono rientrare in servizio il 25 di agosto per le verifiche sui crediti formativi» spiega Giuliani.
La didattica a distanza è obbligatoria?
Molti in queste settimane se lo sono chiesto, anche di fronte ad alcune difficoltà iniziali: «Per quanto riguarda gli insegnanti questa modalità non è prevista dal contratto collettivo nazionale. È però altrettanto vero che l’invio di materiale, dispense o videolezioni è considerata attività formativa» spiega Giuliani. Per quanto riguarda gli studenti, alcuni non sono ancora registrati sulle piattaforme di e-learning. Che fare? «In questo momento si sta compiendo un grande sforzo per realizzare la didattica a distanza, un progetto che richiede tempo» chiarisce il direttore de La Tecnica della Scuola.
Se gli insegnanti non sono in grado di usare la tecnologia?
«I docenti sono tenuti a utilizzare le nuove tecnologie, almeno quelle di base. Ormai l’uso del registro elettronico e l’inserimento dei dati è diventata una pratica quotidiana per tutti, quindi è possibile anche in questo contesto mettere a disposizione dei ragazzi i contenuti da studiare» spiega Giuliani.
Se le famiglie non hanno strumenti o connessioni?
«Questo è un problema. Se è vero che ormai lo smartphone è diffuso anche tra i ragazzi e i giovanissimi, c’è anche chi non ha possibilità di accesso a piattaforme informatiche perché indigente o per mancanza di connessione internet o altri motivi. Purtroppo non si può neppure chiedere ai ragazzi di lavorare in gruppo, perché si violerebbero le disposizioni del Governo e sarebbe da irresponsabili. Per questo è al lavoro una task force del MIUR per mettere a punto indicazioni precise» spiega Alessandro Giuliani.