Nel giro di poche ore un finto articolo del quotidiano Repubblica ha fatto il giro del web e delle chat su WhatsApp. Si scriveva che le scuole, chiuse per il coronavirus, sarebbero state riaperte il 2 maggio, su decisione del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che invece ha chiarito: «Penso si andrà nella direzione che ha detto il presidente Conte di prorogare la datainizialemnte stabilita, il 3 aprile, ma in questi giorni invito tutti alla massima responsabilità. Non è ancora possibile dare un’altra data per l’apertura delle scuole, tutto dipende dall’evoluzione di questi giorni, dallo scenario epidemiologico. Riapriremo le scuole solo quando avremo la certezza di assoluta sicurezza».
Nessuna decisione sulle date
«Si crede che il ministro dell’Istruzione possa chiudere le scuole, ma non è così (…) Importante è che la scuola non si fermi, ci sono scadenze che vanno rispettate. La scuola “grazie all’autonomia” deve e può organizzarsi» ha precisato il titolare del MIUR. «Sembra piuttosto certo che si prolungherà la chiusura delle scuole, ma non si sa se fino a metà o fine aprile, o se addirittura a maggio. Del resto sarebbe inutile interrompere quanto iniziato con il blocco delle attività, tanto più che dal Ministero sono arrivate indicazioni chiare sulla didattica a distanza, proprio per sopperire alle lezioni in classe che si stanno perdendo» spiega Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola.
«Va anche considerato che molti insegnanti del nord Italia provengono dal sud ed è possibile che alcuni vi abbiano fatto ritorno prima delle misure restrittive. Come potrebbe essere gestito un rientro in classe a breve? Il vero problema oggi è rappresentato dalla maturità» osserva Giuliani.
Il nodo maturità
Il Ministro Azzolina, parlando a SkyTg24, ha confermato che si lavora a misure ad hoc per la maturità: «Dipendono da quanto ancora rimarranno chiuse le scuole. Stiamo pensando a diversi scenari possibili; apprezzo tanto i documenti che le consulte e il forum degli studenti hanno presentato» ha spiegato, riferendosi ad alcune raccolte firme per chiedere, ad esempio, la costituzione di commissioni composte da soli membri interni. «Saranno comunque esami seri, ma che dovranno tenere presente il momento difficilissimo che gli studenti stanno attraversando» ha spiegato Azzolina.
Le ipotesi sul tavolo
Le possibilità al vaglio, secondo fonti ministeriali, sono tre o quattro: non è esclusa un’ammissione per tutti con un “6 politico”, anche se il Ministro pochi giorni fa non lo riteneva una soluzione percorribile. Più probabile, invece, l’idea di una commissione solo interna: «È un’ipotesi appoggiata anche dall’Associazione Nazionale Presidi del Lazio e caldeggiata da un sindacato importante, che peraltro permetterebbe anche un notevole risparmio di risorse, visto che i commissari esterni – specie i presidenti – costano molto» spiega Alessandro Giuliani. Difficilmente percorribile anche la strada di un allungamento a luglio dell’anno scolastico, sia per motivi burocratici e organizzativi, sia per questioni ambientali: «Le scuole italiane non sono fattivamente compatibili con una frequenza estiva, quando le temperature sono molto elevate e le aule non climatizzate».
«Escluderei invece un rinvio a settembre per diversi motivi: intanto i consigli di classe, dai quali sono nominati i membri interni, sono costituiti in buona parte da insegnanti che, terminato l’anno, cambiano non solo classe, ma spesso anche istituto o regione, in quanto supplenti. Oppure non ci saranno più per via dei pensionamenti (ne sono previsti 50mila tra quota 100 e raggiunti limiti di età)» spiega il Direttore de La Tecnica della Scuola.
Anno scolastico inevitabilmente “corto”
In attesa di conoscere la data di rientro in classe, in molti si chiedono anche se si tornerà in aula: ipotizzando anche le riaperture a fine aprile, resterebbe poco più di un mese di tempo prima della fine dell’anno scolastico, tra il 7 e il 10 giugno a seconda delle regioni. «Un ritorno a scuola dovrebbe esserci in ogni caso: la didattica a distanza, consente una fase di formazione da casa, ma occorrono poi anche le valutazioni, che non possono prescindere dalla presenza fisica: anche da un punto di vista legale sarebbe problematico fare uno scrutinio sulla base di valutazioni a distanza, che potrebbero non essere oggettive o inficiate da copiature, specie per i ragazzi delle superiori» osserva Giuliani.
«Purtroppo oggi è anche in corso uno scontro piuttosto forte all’interno della scuola, tra i sostenitori della linea del ministro Azzolina, che ritengono che l’attività da casa dei docenti sia un dovere etico, pedagogico e sociale, e parte del sindacato secondo cui l’attività di questi giorni degli insegnanti deve essere su base volontaria» spiega Giuliani.