Rientriamo dal supermercato con guanti di lattice e mascherina, ormai nostro outfit d’ordinanza durante la spesa. Varcata la soglia di casa siamo alle prese con la sistemazione dei prodotti, tra frigorifero e credenza. È bene “sanificare” gli alimenti prima di riporli negli scaffali o possiamo farne a meno? Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza per non entrare in crisi di fronte alla dispensa, con l’aiuto della dottoressa Emilia Guberti, medico responsabile del Servizio Igiene e Alimenti dell’AUSL di Bologna.
Come usare i guanti
L’igiene comincia quando ancora siamo intente a fare la spesa al supermercato e nei negozi di alimentari. Ricordiamoci di usare i guanti e di rispettare sempre la distanza sociale di un metro, dagli altri clienti ma anche dai cassieri. Se possibile, e non ci ha già pensato il personale del negozio, l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di disinfettare anche le maniglie del carrello o dei cestini. Finché abbiamo indosso i guanti poi, massima attenzione a non toccarci occhi, naso e bocca. Una volta tra le pareti domestiche possiamo toglierli, sfilandoli alla rovescia. E poi conferirli nei contenitori per la raccolta dei rifiuti indifferenziati (il secco, per intenderci). Nello stesso cestino andrebbe gettato via anche il sacchetto utilizzato per trasportare la spesa a destinazione.
Come gestire i prodotti estratti dal sacchetto
Ci si chiede se un prodotto che dal banco degli alimentari, già maneggiato e poi introdotto nel carrello e passato dalla cassa, una volta a casa potrebbe portare microrganismi nocivi (al di fuori e all’interno). «Gli alimenti confezionati, in scatola ed in barattolo, di norma non necessitano di sanificazione ed è improbabile la sopravvivenza del virus sulle superfici dei recipienti, dove il virus trova difficilmente le condizioni per sopravvivere e moltiplicarsi. Né tantomeno riesce a passare all’interno delle confezioni: su questo punto possiamo stare tranquilli» rassicura l’esperta.
La disinfezione delle confezioni: sì o no?
«La sanificazione delle confezioni è una precauzione che non ritengo indispensabile. Il Covid -19 infatti, si trasmette elettivamente attraverso le goccioline (droplet) o per contatto attraverso le mani, quindi è fondamentale soprattutto rispettare le norme igieniche per le mani e il distanziamento sociale oltre un metro» dice la dottoressa. «Poiché alcuni studi hanno dimostrato la possibilità del virus di sopravvivere da qualche ora a qualche giorno se le superfici non vengono pulite o disinfettate o non sono esposte a sole e pioggia, se ci si vuole cautelare al massimo si può pulire la superficie della confezione con un panno imbevuto di alcool al 70%, avendo cura di attenderne l’evaporazione prima di riporlo in dispensa. In alternativa si possono esporre al sole per qualche ora gli alimenti, ma solo quelli che non si deteriorano, come la pasta o gli alimenti in barattolo non deperibili. Sole e pioggia infatti uccidono il virus».
Disinfettare tavoli, maniglie e pulsanti
Disponendo in casa bottiglie e recipienti l’interrogativo che ci assilla è: il virus rimane ‘aggrappato’ alle confezioni? «Il Covid-19 può sopravvivere da qualche ora fino a qualche giorno solo se le superfici non vengono pulite o disinfettate, oppure non sono esposte a sole e pioggia» assicura l’Istituto superiore di sanità. Ma è molto sensibile ai disinfettanti a base di alcol e cloro. Le superfici di appoggio dei cibi, come regola generale, vanno lavate con acqua calda e detersivo dopo ogni utilizzo. Dopo aver sistemato gli alimenti nella dispensa al ritorno dalla spesa, pulire sempre le superfici di lavoro con disinfettanti contenenti alcool al 75% o cloro (candeggina) o acqua ossigenata. La stessa regola si può seguire per maniglie (ad esempio quelle delle ante della cucina), e per le altre superfici toccate. Non miscelare mai i prodotti di pulizia, in particolare quelli contenenti candeggina o ammoniaca con altri prodotti. Sia durante che dopo l’uso dei prodotti per la pulizia e la sanificazione, arieggiare gli ambienti. Andrebbero usate una spugnetta per lavare le stoviglie e un’altra per pulire le superfici.
Il frigorifero, invece, va lavato una volta alla settimana con acqua, bicarbonato e aceto e una volta ogni tre mesi con l’aiuto di un disinfettante, come la candeggina diluita. Il pianale di fondo è il punto più sporco, dove si rintanano i microrganismi che possono favorire le a intossicazioni alimentari.
Frutta e verdura a bagno
Anche per i prodotti freschi valgono le buone norme igieniche consuete, che devono essere rispettate da chiunque manipola il cibo. «Laviamo sempre accuratamente frutta e verdura soprattutto se vogliamo mangiarla cruda. Queste norme vanno osservate sempre, così come le buone pratiche igieniche durante la manipolazione, la preparazione e la conservazione dei cibi freschi e cotti» prosegue l’esperta.
È buona norma lavare sempre con la massima cura frutta e verdura prima di riporla in frigo, soprattutto se abbiamo intenzione di mangiarla cruda. Metterla subito nel lavandino, lavarla con acqua, asciugarla con carta assorbente e poi riporla nel contenitore del frigorifero. Il sacchetto in cui erano va gettato nella spazzatura. A dire il vero questi prodotti sono considerati a basso rischio di trasmissione del coronavirus. Gli alimenti freschi non sono più pericolosi rispetto al resto della spesa. Ma ci conviene, soprattutto in questa occasione, non trascurare le solite regole di igiene e sicurezza alimentare. Dunque prima ancora di maneggiare carote, fragole e peperoni igienizziamo le nostre mani con acqua e sapone e in mancanza con un disinfettante (con almeno il 60% di alcol all’interno).
L’acqua del rubinetto è sicura
Dopo aver tolto i guanti, le mani vanno sempre lavate con grande cura per almeno 60 secondi con acqua e sapone (qui trovi un VIDEO che lo spiega perfettamente). Se mai ci dovesse sorgere questo dubbio, l’acqua potabile è sicura sia da bere sia per l’igiene personale, e non è un veicolo di contagio. Le pratiche di depurazione sono efficaci nell’abbattimento del virus, come ha assicurato l’Istituto superiore di Sanità, inoltre le condizioni ambientali (luce solare, temperatura, livelli di ph elevati) insieme alla fase finale di disinfezione, fanno in modo che il Covid 19 non possa sopravvivere.
Mentre in Cina sono stati gli animali la probabile fonte dell’infezione iniziale, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ricorda che in Europa, invece, il coronavirus si trasmette da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie che vengono emesse quando si starnutisce, tossisce o espira (droplet) oppure per contatto, proprio tramite le mani.
Il Covid non passa dal piatto
Non c’è da temere: non ci ammaleremo di coronavirus mangiando. Non ci sono, a oggi, casi confermati di Covid-19 infettati attraverso il cibo o il packaging degli alimenti. Su questo punto si è pronunciata in modo chiaro l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. «Le esperienze fatte con precedenti focolai epidemici riconducibili ai coronavirus, come il SARS-CoV e il coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), evidenziano che non si è verificata trasmissione tramite il consumo di cibi. Al momento non ci sono prove che il coronavirus sia diverso in nessun modo» commenta Marta Hugas, direttore scientifico dell’istituto.
Anche il Ministero della salute nelle FAQ sul Covid 19 conferma che le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti.
La carne? Meglio cotta a puntino
I virus sono termolabili, cioè sono sensibili alle temperature di cottura (70°). Perciò il rischio di infezione può essere ridotto cuocendo bene gli alimenti. L’Organizzazione mondiale della sanità, in un rapporto pubblicato già il 21 febbraio scorso, raccomandava di evitare il consumo di prodotti animali crudi o poco cotti (carne, pesce, uova e latte). Inoltre, latte e carne cruda devono essere maneggiati con cura per evitare la contaminazione incrociata di altri cibi crudi. Una cottura adeguata può uccidere quasi tutti i microrganismi pericolosi. I cibi che richiedono particolare attenzione sono carne tritata, rolate, carne di grossa pezzatura e pollame, che non vanno mai mangiati ‘al sangue’.
Separiamo bene crudo e cotto
Il cibo crudo deve essere sempre separato da quello cotto, né si deve usare lo stesso tagliere per la preparazione di entrambi. Gli alimenti crudi, soprattutto carne, pollame e pesce, insieme al liquido che sgocciolano, potrebbero contenere sostanze pericolose. I batteri presenti potrebbero trasmettersi al cibo già cotto dando vita alla cosiddetta cross-contaminazione.
All’interno del frigorifero, è bene disporre i crudi nei ripiani inferiori rispetto agli alimenti già cucinati e pronti al consumo. Ogni zona del frigo infatti ha una temperatura diversa: il punto più freddo è la mensola più bassa, subito al di sopra del cassetto per le verdure (circa 2 °C), mentre la parte meno fredda è lo sportello. Tenerne conto quando si posiziona il cibo (le uova per esempio andrebbero riposte all’interno del frigo e non sulla porta, perché troppo esposte a sbalzi di temperatura).
Infine conservare gli alimenti in contenitori con coperchio, per evitare il contatto tra alimenti crudi e preparati, che andrebbero serviti anche in piatti diversi.