Di solito non rispondo alle telefonate da numeri sconosciuti. Eppure questa volta l’ho fatto. «Buongiorno signora, sono della Ats, ex Asl. Lei 3 giorni fa ha incontrato una persona risultata affetta da coronavirus nello studio del suo medico. Deve mettersi in isolamento volontario per 14 giorni. Ce l’ha una stanza con bagno separata dal resto della casa?». E via con una serie di indicazioni: misurarsi la febbre 2 volte al giorno, disinfettare il bagno con l’ammoniaca, non entrare in contatto con altre persone.
Io, scioccata. Sono salita in auto, ho lasciato le figlie ai miei genitori, ho salutato il marito e mi sono chiusa dentro. Con mille domande nella testa: mi ammalerò? Avrò contagiato qualcuno? Ho deciso di vivere un giorno alla volta ed è iniziata una nuova routine: sveglia, ginnastica, smartworking, telefonate alle amiche, libri, Netflix, sonno. E appena riuscivo a sgattaiolare in cucina facevo solo torte da recapitare alle mie figlie.
Quando il governo ha stretto le maglie, ho voluto che le bambine tornassero qui. Ora leggo loro le storie da dietro una porta, ma mi sembra già bellissimo.