Un attimo prima che l’Italia, e io con lei, si ritrovasse sotto shock per la chiusura di città, regioni, frontiere, la mia Juno, la cana più bella del mondo, la più affettuosa-intelligente-simpatica (per un attimo datemi ragione, anche se pensate la stessa cosa del vostro cane, gatto, criceto), è morta.

Mi amava più di tutti al mondo. Più di marito, madre, figlie: ognuno di loro, almeno una volta, avrà pensato male di me. Juno mai. Aveva 6 anni, era la sera del 1° marzo e io mi sono ritrovata nel regno degli sfortunati umani senza cane. Juno si è portata via, con il mio cuore, una serie di riti salvavita, passeggiate comprese.

Poi arriva il lockdown, per uscire di casa serve “il” motivo. E ho un’idea: portare fuori i quattrozampe degli anziani del quartiere. Fitness più volontariato. Semino bigliettini in giro, zero risultati.

Finché, una speranza: una piattaforma online, in questo periodo, mette gratis a disposizione i suoi operatori per i servizi necessari a chi non può fare da solo. Compreso “portare fuori il cane”. Scrivo, rispondono. Fanno sul serio: mi propongono selezione, colloquio via Skype, potrebbero persino retribuirmi. Troppo? Forse. Ma se il coronavirus mi ha insegnato una cosa, è che davvero del doman non c’è certezza. Lo prendo come un regalo di Juno. E preparo il curriculum.

#lenostrevitesospese