La difficoltà di essere in smart working e nello stesso tempo occuparsi dei figli a casa da scuola, prendersi cura dei genitori anziani o avere paura di perdere il lavoro sono alcune delle situazioni che molte donne stanno vivendo in queste settimane di emergenza coronavirus: «Sono soprattutto le donne ad aver chiesto lo smart working un po’ per scelta per poter seguire la famiglia, un po’ per una sorta di ritorno al passato, quando gli era richiesto. Oggi però il carico è maggiore, anche dal punto di vista emotivo» spiega Paola Esposito, psicologa, psicoterapeuta consulente del consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi. A questo si aggiungono il dramma delle vittime di violenza e la difficoltà di chi è separata o divorziata.
1. Lo smart working e figli a casa
«Sono molte le donne che segnalano difficoltà. Se alcuni mariti e compagni a casa in smart working hanno riscoperto un ruolo di accudimento che prima non avevano, tante madri ci segnalano più stress e fatica nel condividere spazi non sempre ampi, con bambini magari vivaci da seguire nello studio e in attività che compensino il fatto di non poter uscire» spiega l’esperta. Molte lamentano la mancanza di uno spazio di privacy anche solo per poter lavorare da casa o per poter fare colloqui con il nostro centro via skype. È un come si fossero tornate al ruolo della generazione precedente, con maggiori compiti di accudimento familiare, ai quali però se ne sono aggiunti altri come quelli lavorativi esterni» Roberta Anniverno, del Centro Psiche Donna dell’ospedale Macedonio Melloni.
Un consiglio: «Potrebbe essere utile una piccola riunione familiare quotidiana, un momento in cui ci si chiede come si sta, cosa si prova, in che modo ci si può aiutare gli uni con gli altri. Il dialogo riduce rabbia e insofferenza che in questo periodo tendono a crescere, perché come animali sociali non siamo abituati a rinunciare alle relazioni esterne» suggerisce Anniverno. Alcune mamme, poi, si stanno organizzando per “fare squadra” come il progetto Mamma smart, una rete composta da volontari, gratuita, dove confrontarsi tra donne e con professioni tramite incontri online e un hashtag (#acasaconibimbi) dove trovare consigli preziosi.
2. La gestione dei figli con l’ex coniuge
Il telefono degli avvocati matrimonialisti continua a squillare per le richieste di chiarimenti sulla gestione dei figli con gli ex partner. Tra l’altro, il 30% dei coniugi separati o divorziati vive in una città o regione differente rispetto all’ex. Il divieto di far visita ai figli non c’è mai stato, ma occorre più che mai gestirsi con il buon senso.
Il Consiglio: «Come associazione degli avvocati matrimonialisti abbiamo messo a punto un decalogo con alcune domande per aiutano a orientare la scelta dei genitori. La cosa giusta è pensare alle questioni pratiche. E non perdere di vista l’obiettivo primario della salute e del benessere dei figli, quindi, per esempio, chiedersi insieme: “Chi dei due ex coniugi vive in una casa più grande?”, “Ci sono nonni?”, “Chi ha un nuovo partner che può essere in contatto con persone positive?”, “Chi ha tempo reale da dedicare al figlio?”» suggerisce Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti.
3. Il lavoro e il timore di perderlo
Il Governo ha predisposto un piano di aiuti, che però non cancella l’ansia di perdere l’occupazione, soprattutto nelle lavoratrici autonome, titolari di Partita Iva o con contratti stagionali e a termine. «Gli equilibri psicologici possono venire meno e, specie per chi aveva messo al primo posto la soddisfazione professionale, può crescere la frustrazione, mentre per chi aveva un lavoro precario l’incertezza cresce» spiega lo psicologo del lavoro Alfio Cascioli.
Il consiglio: «Provare paura e avere dubbi sul futuro è legittimo, ma occorre trasformare queste emozioni in qualcosa di costruttivo. Lo sconforto va vissuto, come quando viviamo una perdita, un lutto. Poi, però, segue la ricostruzione» spiega la psicoterapeuta Paola Esposito. Il pensiero pratico deve avere la priorità, quindi concentrare le forze per capire come organizzare al meglio il lavoro che ancora si ha e conciliarlo con il tempo della casa e della famiglia. Valutare cosa resta di un lavoro che si rischia di perdere e se ci sono alternative immediate, anche di breve periodo e diverse da ciò che abbiamo fatto fino ad ora. Qualora la condizione economica lo permetta, si può staccare la testa dalle ansie e allo stesso tempo darsi nuovi obiettivi. Per esempio, ci si può aggiornare con un corso online.
4. La cura dei genitori anziani
Alcune donne hanno i genitori anziani in casa di cui prendersi cura, ma magari non possono contare più su una badante; altre invece devono seguirli a distanza perché, seppure autonomi, in questo momento devono essere il più possibile protetti dal rischio di contagi. Oltre all’impegno materiale, c’è un crescente carico psicologico.
Il consiglio: «Questa condizione si supera ricordando che si tratta di un momento, che sicuramente richiede forza e coraggio, ma che finirà. Oggi bisogna agire, ma col pensiero si può andare oltre, a quando tutto sarà superato» suggerisce Paola Esposito dal punto di vista dell’atteggiamento mentale. Anche in questo caso però, bisogna poi attivare il senso pratico. Valutare se è possibile trovare un aiuto il più possibile vicino a dove risiede il genitore appena si apre uno spiraglio di movimento e informarsi bene su quali sono le procedure di sicurezza basilari per permettere a una badante di occuparsi di un anziano a domicilio.
5. L’ansia della solitudine e la lontananza dal partner
Anche per le single l’isolamento porta un grande disagio, dato soprattutto dalla solitudine. «Può venire meno il supporto e il conforto delle amiche o degli altri contatti sociali, si pensa di più, anche alla propria condizione e di conseguenza possono aumentare la paura o i rischi di depressione» spiega Davide Algeri, psicologo, psicoterapeuta, esperto di sessualità e relazioni di coppia.
Il consiglio: Cercate di mantenere una routine, a partire dall’inizio della giornata e concentratevi su voi stesse, su ciò vi piace e vi fa stare bene. Sforzatevi di mantenere contatti con amici ed esplorate con curiosità nuovi interessi e passatempi. Se la prima fase di lockdown vi ha molto provate, nel momento in cui è possibile riavvicinarsi ai congiunti, valutate se ritornare in famiglia, almeno temporaneamente, potrebbe dare conforto e sollievo .«Per chi, invece, ha il partner lontano i consigli sono due: ricordare che la condizione che si sta vivendo è temporanea e condividete il più possibile la quotidianità» dice Davide Algeri.