Sempre più interconnessi e sempre più stressati, sia gli adulti che i più giovani. La fotografia arriva da diverse ricerche, alla viglia del Safer Internet Day (11 febbraio), in cui si moltiplicano gli appelli per un accesso in sicurezza alla tecnologia, ma anche più limitato, senza più “abbuffate”. Al contrario, proprio mentre la tecnologia digitale è sempre più presente nelle vite e nelle attività quotidiane, cresce la voglia di detox, con l’aumento dei locali “smartphone free”.
Aumentano bar e ristoranti smartphone free
In principio era stata l’Osteria Rubbiana di Modena a lanciare l’idea di non consentire l’uso del cellulare (non era ancora tempo di smartphone!) all’interno del proprio locale. Era il 1990 e da allora molto è cambiato. Oggi i vecchi telefonini sono stati sostituiti da device in grado di connettere con tutti, ovunque e da ogni luogo, ma soprattutto sempre. Ed è proprio dall’iperconnessione che, paradossalmente, si sta iniziando a sentire il bisogno di allontanarsi, almeno quando si mangia o si sorseggia un aperitivo in compagnia. Da qui la sempre maggiore offerta di locali smartphone free, anche in Italia.
Dal galateo digitale al detox vero e proprio
A nulla è valso, infatti, il richiamo al galateo digitale, che imporrebbe di non rimanere con gli occhi incollati a uno schermo quando si è in compagnia di amici e familiari, specie a tavola. Le prime (coraggiose) iniziative per promuovere momenti e luoghi smartphone free risalgono a qualche anno fa, grazie a un’intuizione che oggi si è rivelata vincente: «Dal 2017 mi occupo di benessere digitale e digital detox. La prima iniziativa è nata proprio in quel periodo, esattamente a settembre del 2018 con il lancio dell’aperitivo senza cellulare, a Milano», spiega Monica Bormetti, psicologa del benessere digitale e fondatrice di Smart Break, start up che aiuta professioniste e professionisti a vivere con meno stress l’era digitale.
Dall’aperitivo senza cellulare agli Offline club
«Sembra passato un secolo, ma all’epoca l’idea sembrava rivoluzionaria. Quando l’ho proposta ai primi titolari di locali, ho trovato molto interesse e curiosità, ma anche timore. C’era la paura che la limitazione dello smartphone potesse avere ripercussioni economiche negative per il bar o il ristorante che la prevedesse. Ci si chiedeva come potessero reagire i clienti. Oggi, invece, vedo sempre più iniziative di questo tipo, sia da parte di singoli che decidono spontaneamente di vietare i device, sia da parte di gruppi, come gli Offline clubs», racconta Bormetti.
Quali sono i locali smartphone free
![locali smartphone free](https://www.donnamoderna.com/content/uploads/2025/02/Nuovo-progetto-2-7-830x625.jpg)
All’estero sono molte le realtà che hanno adottato la politica del laptop (o smartphone) free. Si tratta soprattutto di caffetterie, ma anche locali che propongono un ritorno alla conversazione o alla lettura come attività di socializzazione o di detox dai dispositivi tecnologici. Ce ne sono molti negli Usa, specie in grandi città come New York, ma anche in Europa. Come racconta The Guardian, uno dei più noti è il Cafe Brecht di Amsterdam. Qui si prevede uno schema ben preciso: si inizia con la conversazione tra i clienti del locale, seguita da 45 minuti dedicati a se stessi, altri 30 per connettersi online e infine un’altra mezz’ora di tempo in relax, durante il quale si è invitati a dedicarsi ad attività varie, come la lettura di un libro, in autonomia. Senza arrivare a un’organizzazione così precisa, anche in Italia ci sono club che aderiscono alla politica dello smartphone detox.
Una serata senza cellulare in Italia: dove
Anche in Italia ce ne sono molti, alcuni organizzati in una sorta di circuito, come gli Offline club – spiega Bormetti – In genere propongono di trascorrere una serata senza telefono. Ma ci sono anche locali, come Upcycle, che offrono spazi nei quali studenti, manager e impiegati possono anche lavorare con il proprio laptop, che però è “bandito” all’ora di pranzo o di cena. È il momento, infatti, in cui si mangia, da soli o in compagnia».
I locali che premiano la disconnessione
Altri esempi sono il Bar Frida, Ostello Bello, Union club, ma ci sono realtà anche fuori dalla Lombardia. Per esempio al PanXFocaccia di Cuneo se si rinuncia (temporaneamente) all’uso del cellulare si ricevono punti su una carta fedeltà da spendere nel locale. Stesso tipo di “premio” anche a Teramo, al ristobar Stonehenge, che offre uno sconto fino al 15%. A Verona, invece, viene offerta una bottiglia di vino agli avventori de Al condominio, che rinunciano al cellulare. A Trento, poi, si è pensato a una Mobile Phone Box, dove riporre gli smartphone quando si entra in locali, musei o altri spazi di aggregazione, che hanno aderito al progetto lanciato nel 2021 in occasione del Safer Internet Month.
Una scelta coraggiosa, ma che piace
Modelli come quello di Al Condominio piacciono, tanto che il nome è diventato un marchio registrato e si punta a farne un franchising con aperture a Roma e Milano. «Abbiamo tutti bisogno di rallentare, essere sempre raggiungibili e operativi porta all’esasperazione e può diventare una trappola per l’essere umano», dice Angelo Lella, uno dei fondatori del ristorante, al Corriere del Veneto. «La formula piace perché va incontro a un bisogno reale, cioè quello di ritrovare spazi per stare insieme e staccare dal sovraccarico a cui siamo sottoposti tutti, giovani e meno giovani. Sta crescendo la sensazione di solitudine e isolamento. C’è necessità di mettersi in pausa rispetto al sovraccarico cognitivo che viviamo», spiega la psicologa.
Una pausa dal sovraccarico emotivo
«Di recente ho avuto modo di svolgere un’attività in una scuola superiore con ragazzi di 15 anni. Nonostante siano nativi digitali e non potrebbero immaginare un mondo senza smartphone, loro stessi hanno parlato dell’ansia che provano nel ricevere in continuazione notifiche – spiega la fondatrice di Smart Break – è lo stesso tipo di stress che si riscontra nei manager e professionisti, che si ritrovano a rispondere a troppi messaggi che ricevono sui device».
Chi frequenta i locali smartphone free
Non è un caso che a frequentare i locali smartphone free siano soprattutto «giovani adulti, nella fascia d’età tra i 28 e i 45 anni, in genere persone che si sono affacciate da qualche anno al mondo del lavoro. Spesso non hanno figli (ma c’è anche qualche famiglia) e sono anche alla ricerca di luoghi dove incontrare persone nuove per allargare la cerchia di socializzazione. Un’altra caratteristica è che si tratta soprattutto di uomini e donne che svolgono un lavoro intellettuale, che li porta a trascorrere molto tempo al computer o al telefono, meno interessati invece coloro che hanno professioni più fisiche e manuali».
Divieto di smartphone, come per il fumo?
La domanda è quanto possa svilupparsi il fenomeno dei locali smartphone free, al punto da arrivare a eguagliare quelli smoke free, che prima dei divieti di legge erano una rarità: «Non è da escludere che continuino a crescere, anzi. C’è però una differenza: del fumo si conoscono i danni, mentre per lo smartphone il discorso è più delicato. Non è che eliminandolo si risolvono i problemi, perché è uno strumento utile. Più che pensare a locali totalmente free, credo che aumenteranno quelli che prevedono delle limitazioni, magari in certe fasce orarie o giorni, in modo da evitare di rimanere “tagliati fuori”, riuscendo però a concedersi delle pause», conclude Bormetti.