Luglio, tempo di vacanza per molti, ma per qualcuno resta la paura di contagiarsi durante le ferie o a ridosso della partenza: che fare si si è prenotato e non si può partire causa Covid? Come disdire, quali sono i diritti dei vacanzieri e a chi rivolgersi se ci si trova all’estero? E se, invece, si incappa in uno sciopero di aerei o treni?

Le risposte degli esperti.

Boom di contagi: l’amara sorpresa in estate

L’ondata estiva di Covid ha colto di sorpreso molti, soprattutto chi aveva prenotato le vacanze pensando che ormai la pandemia fosse solo un brutto ricordo o comunque un problema esclusivamente invernale: «Purtroppo il Covid continua a coglierci di sorpresa: nessuno si aspettava questa ondata estiva, c’era quasi l’idea che ormai fosse un problema da affrontare solo a partire dal prossimo autunno, invece vediamo che non è così, ma è possibile tutelarsi proprio di fronte al nuovo boom di casi», spiega Ivana Jelinic, presidente della Fiavet, la Federazione delle imprese di viaggio e turismo.

Cosa fare se ci si ammala in vacanza?

Il peggiore degli incubi in questo periodo è di vedersi rovinata la vacanza a causa di una positività al Covid scoperta quando ormai si è prenotato e le valigie sono pronte. Che fare? «Se si ha intenzione di prenotare un pacchetto turistico, l’unica arma per tutelarsi oggi è stipulare delle assicurazioni. Le agenzie di viaggio ormai le inseriscono obbligatoriamente: attenzione, però, può sembrare aggravio di costi, ma visto ciò che sta succedendo è l’unico modo per vedersi riconoscere dei rimborsi in caso di positività a ridosso della partenza o un allungamento del soggiorno in caso di positività» aggiunge Jelinic.

È d’accordo anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori: «Il primo consiglio, in questo periodo, è di sottoscrivere sempre un’assicurazione per tutti gli imprevisti, che sono sempre possibili. Occorre anche controllare, ad esempio in caso di pacchetto turistico, le condizioni contrattuali che si firmano.

Che rimborsi sono previsti per aerei, treni e navi?

Se non si è prenotato un pacchetto turistico con un’agenzia di viaggi, ma solo un biglietto aereo, di nave o treno, e ci si contagia cosa è possibile fare? «Per quanto riguarda gli aerei si fa riferimento alla normativa in materia, cioè l’articolo 945 del codice della navigazione sull’impedimento del passeggero: se la partenza del passeggero è impedita per causa a lui non imputabile, ad esempio se si ammala di Covid, il contratto è risolto e il vettore deve restituire il prezzo di passaggio già pagato – spiega Dona – Al vettore, però, deve essere data tempestiva notizia dell’impedimento, altrimenti il passeggero è responsabile». In pratica, la compagnia aerea o dei trasporti ferroviari, ecc. può provare di aver subito un danno a causa della ritardata notizia dell’impedimento. Quindi bisogna provvedere entro i tempi previsti dalle singole prenotazioni, altrimenti si dovrà pagare «entro il limite massimo dell’ammontare del prezzo del biglietto», spiega il presidente dell’associazione dei consumatori.

Cosa fare se ci si ammala di Covid all’estero?

Sul sito del ministero degli Esteri, si legge che in caso di positività al Sars-Cov-2 fuori dall’Italia bisogna subito segnalare la situazione all’autorità sanitaria del Paese e verificare se il viaggio è coperto da un’assicurazione. Quasi sicuramente scatta un periodo di isolamento, che è differente da paese a paese (ne scrivevamo qui). È probabile anche si debba spostare il volo di ritorno, se di linea. Da qui il consiglio degli esperti a prevedere un’assicurazione.

Le spese mediche all’estero sono coperte?

In questo caso la Farnesina consiglia di informarsi preventivamente sulle norme e le coperture sanitarie previste nel Paese di destinazione. Sul sito del ministero della Salute esiste una sezione apposta che fornisce indicazioni puntuali «Se parto per…») dove, inserendo il Paese di destinazione e la motivazione del viaggio (turismo, lavoro, studio, ecc.) sono indicate le modalità di assistenza sanitaria che si possono ottenere, i punti di contatto a cui rivolgersi e come chiedere eventuali rimborsi in caso si debbano sostenere spese mediche all’estero (per info salute.gov.it/portale/cureUE). Lo stesso servizio è disponibile anche per i Paesi extra Ue, come Regno Unito e Usa. In genere, comunque, il Ministero consiglia di rivolgersi alla ASL di appartenenza o al Punto di Contatto Nazionale indicato sul sito «per sapere, con precisione, quali tipi di cure rientrano nella Direttiva e quali di queste necessitano di autorizzazione preventiva ai fini del rimborso».

Attenzione a che assicurazione scegli

«Sicuramente la pandemia ha comunque cambiato molte norme e prassi nel settore turistico, soprattutto quello organizzato e non fai-da-te. Gli operatori turistici ora prevedono assicurazioni obbligatorie in caso di imprevisti alla partenza o durante il soggiorno, mentre chi prenota da sé deve scegliere e poi organizzarsi. A questo proposito raccomandiamo la massima attenzione: le clausole vanno lette bene, anche quando si prenotano viaggi aerei, ma soprattutto bisogna controllare alcuni particolari: per esempio, dove ha sede la compagnia assicurativa, in che lingua risponde e con che modalità, oltre ai termini veri e propri di copertura. Capita, infatti, che anche noti operatori offrano l’assicurazione con compagnie terze, di cui poi non rispondono minimamente, che spesso hanno sede in Paesi lontani, come l’Australia, o che sono difficilmente raggiungibili» chiarisce Jelinic.

Fine dei voucher: cosa serve adesso?

Ma se l’esperienza della pandemia ha portato a maggiore esperienza, resta ancora qualcosa da fare: «Durante la pandemia, con l’introduzione dei voucher da parte del Parlamento, i diritti dei consumatori sono stati calpestati, derogando ad esempio al principio di riavere i soldi entro 7 giorni in caso di cancellazione del volo. Ora si sta tornando alla normalità, anche se le tutele andrebbero rafforzate – osserva il presidente dell’Unione nazionale consumatori – Troppo spesso le compagnie aeree non rispettano i diritti dei consumatori e non rispondono alle loro giuste pretese. Servirebbero sanzioni pesanti» conclude l’esperto.