Anna Turcato è consulente di immagine e personal stylist. La sua missione è aiutare le persone a rendere la loro immagine un biglietto da visita coerente con il messaggio che intendono proporre.
Il mio lavoro è occuparmi della bellezza. Il mio obiettivo è rendere più belle le persone che mi scelgono per occuparsi della loro immagine.
Che cosa è la bellezza però? Spesso mi trovo a pormi questa domanda.
Il concetto di bello è qualcosa di soggettivo? Bello è ciò che piace?
O si tratta invece di un dato oggettivo con canoni ben precisi, a cui fare riferimento per poter formulare un giudizio?
E questi canoni sono universali o sono invece legati ad un fattore più culturale e sociale e valgono in un luogo e in un ambiente ma sarebbero nulli in un altro?
Quando io lavoro sullo stile di qualcuno cerco di mediare i tre elementi, il cliente al centro, i canoni estetici sullo sfondo e intorno le esigenze non solo culturali ma anche di abitudini di vita e lavorative. Spesso però i dati si intersecano e si confondono in una matassa difficile per me da sbrigliare.
Per questo mi ha molto colpito l’esperimento di Esther Honing, giornalista americana, che ha mandato una sua foto “al naturale” a 40 grafici e fotografi in tutto il mondo con una sola richiesta: “rendimi bella”.
Esther ha poi pubblicato il progetto con il nome Before/After, mostrando le differenze tra la foto inviata e il risultato, dopo il lavoro dei professionisti su di lei e sulla sua bellezza.
In alcuni casi è l’abbigliamento che funge da elemento discriminante ai fini di un miglioramento estetico, in altri il trucco o la pettinatura. Rossetto, ombretto, ciglia lunghe, capelli resi fluenti, orecchini e accessori vari.
Per il grafico marocchino Esther diventa più bella se indossa il velo a coprire il capo come da tradizione religiosa. Sovrastrutture, che dicono molto su come sia inteso il concetto di bellezza culturalmente parlando, ma che almeno mantengono inalterata o quasi la base del viso della giornalista.
In altri casi invece i canoni di bellezza sono legati al colore della pelle e alla morfologia del viso.
La trasformazione che più mi ha colpito è stata quella a cui ha sottoposto Esther il grafico degli Stati Uniti. La ragazza, dall’aspetto molto distante rispetto al cliché di bellezza occidentale, è stata resa del tutto simile a una Barbie, del suo aspetto originario e reale rimane inalterata solo la bocca, carnosa.
Eppure la Esther più bella a mio avviso è proprio quella al naturale.
Strano, forse, sentirlo dire da una con la mia professione ma nel tempo ho imparato che trovare la nostra bellezza non è stravolgerci: occorre partire da quello che già abbiamo, cercando di focalizzarci sui nostri punti forti certo, ma provando anche a svelare la nostra autenticità attraverso tutti gli elementi fisici in nostro possesso, difetti compresi che possono anzi diventare elementi di unicità e differenziazione positiva.
Chi si sarebbe ricordato di Barbra Streisand senza il suo naso importante?
E voi cosa ne dite? Cosa è per voi la bellezza?