Avevo 14 anni quando dopo aver patito tutta un’estate dietro a un ragazzo di ben 5 anni più grande di me, finalmente mi dichiarai a lui scoprendo di essere ricambiata. Passati i primi 30 minuti di estasi, provai qualcosa di sconosciuto. Mi sentii in trappola. Non so esattamente cosa scattò nel mio cervello, per farmi passare da uno stato di adorazione incondizionata verso la persona che avevo di fronte, a un desiderio smisurato di liberarmene il più in fretta possibile. La cosa aveva del ridicolo.
Ma non trascorsero neppure dieci giorni di “fidanzamento” che io presi il coraggio a due mani, e dissi al ragazzo in questione che volevo lasciarlo. Gli dissi che lui non c’entrava. La colpa era mia e del fatto che per quanto potesse piacermi qualcuno, la mia libertà mi piaceva sempre di più.
Fu la prima volta che ascoltai la frase “Spero che un giorno qualcuno faccia soffrire te, almeno quanto tu stai facendo soffrire me”. Non mi fece effetto per la “maledizione” ricevuta. Mi fece effetto perché vedevo di fronte a me qualcuno che soffriva e sapevo con assoluta certezza che fra tutte le persone, io ero l’unica a non poter fare nulla per lei. Mi presi tutte le mie piccole responsabilità dell’epoca, accettai la sua rabbia e quando ci salutammo, inforcai la sella della mia bicicletta per dirigermi verso casa, con sentimenti contrastanti nel cuore. E poi, accadde.
Nell’attraversare il ponte sul fiume Piave che separa San Donà di Piave da Musile, il piccolo paese in cui sono cresciuta, la mia mente si sgombrò completamente. Non c’era più ciò che era successo, non più parole tristi, non più senso di colpa. Mentre pedalavo con il vento in faccia mi sentii libera come l’aria. Sentii di non appartenere a nessuno se non alla vita stessa. Un’esplosione di gioia incontrollabile si sprigionò in me, e in quel momento sentii che la libertà era ciò che per me più contava al mondo.
Negli anni feci una promessa: l’unico uomo con cui sarei stata, se mai fosse destino che io stessi a lungo con uomo, sarebbe stato qualcuno con cui sentirmi più libera di quanto già mi sentissi da sola.
Essere libera ha significato negli anni tante cose, spesso contrastanti. Ma oggi sentimi libera significa sentire in me i confini del cuore e della mente che si fanno più ampi e ancora di più. Significa conoscere genti, prendermi spazi per me, parlare se ho voglia di farlo, stare in silenzio quando ne ho bisogno. Significa saper leggere la situazione e rendermi conto di quando la mia presenza è superflua e quando invece è necessaria. Libertà è essere io, nel modo in cui la vita mi ha mia pensata, senza compromessi.
Gli anni sono passati ma non questa sensazione. E proprio ieri sera mentre guidavo in tangenziale per raggiungere il locale dove sarei andata a ballare, per un lungo, lunghissimo istante ecco questa vecchia amica esplodere ancora una volta in me. Ho fatto un profondo respiro sentendomi mia complice e ho provato un amore profondo per tutte le persone che ci sono nella mia vita, incluse voi che mi leggete anche se non vi conosco tutte.
E ho visto con chiarezza che ogni volta che mi sento libera, è naturale sentire amore per tutto ciò che mi circonda…
Allora, sul calare della sera di questo sabato, mi chiedo, cosa sia per voi libertà ragazze … e qualunque cosa sia, mi auguro che possiate farne esperienza ogni istante, sempre di più!
Un abbraccio forte dalla vostra coach, Chiara
Attorno all’amore ruotano le nostre emozioni più forti, non sempre in grado di essere espresse con le parole. Puoi ispirarti alle nostre Frasi d’amore per esprimere i tuoi sentimenti più profondi.