Dopo la confusione inziale, quando si era consigliato di aspettare dati sufficienti e attendibili, ora gli esperti esortano le donne che aspettano un bebè a non esitare a sottoporsi a vaccinazione. L’appello è arrivato dalla Federazione Sigo-Aogoi-Agui-Agite, la Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia che vede riunite tutti i rappresentanti della ginecologia italiana, insieme alla Società Italiana di Neonatologia e a quella di Medicina Perinatale. Ma quando è meglio vaccinarsi, in che periodo della gravidanza e quali sono gli effetti sul neonato? A rispondere a tutte le domande è il professor Fabio Mosca, direttore del Dipartimento per la Salute della Donna, del Bambino e del Neonato del Policlinico di Milano e presidente della Società Italiana di Neonatologia.

Perché è importante vaccinarsi in gravidanza?

È molto importante e per vari motivi. Il primo è che se la mamma contrae il Covid in gravidanza tende ad ammalarsi in modo un po’ più significativo, per lo stato immunitario che comporta la gravidanza stessa. L’esperienza dei mesi scorsi ci ha mostrato che aumenta il rischio di polmonite e di altre complicanze gravi, quindi è meglio preservare il suo stato di salute.

Quali complicanze potrebbero derivare dal Covid in gravidanza?

Le possibili complicanza sono il secondo motivo: i dati ci dicono che potrebbero aggravarsi quelle tipiche della gravidanza, come la gestosi, oltre al fatto che si potrebbe arrivare, in casi più gravi, alla morte fetale e al parto prematuro. Quest’ultimo è una conseguenza della necessità delle terapie anti Covid, che possono indurre il parto. Questi sono tutti buoni motivi per vaccinarsi in gravidanza.

Servirebbe una corsia preferenziale per le donne in gravidanza?

Sì, perché le donne in gravidanza devono rientrare nella categoria delle persone fragili – spiega Mosca – Per questo abbiamo chiesto al Governo e alle autorità di prevedere un percorso agevolato per le donne che aspettano un figlio, accelerando in questa direzione. È stato già compiuto un grande sforzo per mettere a punto la campagna vaccinale, ma pensiamo che si possa ulteriormente migliorare.

In che fase della gravidanza è meglio vaccinarsi?

«Su questo punto non c’è un’indicazione univoca. Tutti i principali esperti, alla luce dei dati emersi finora, tendono a consigliare di aspettare la fine del primo trimestre, che è considerato il periodo più delicato. Dopo i primi tre mesi, però, in qualsiasi momento è consigliato ricevere il vaccino.

Ci sono possibili effetti collaterali per la madre?

No. Gli eventuali effetti collaterali sono gli stessi di qualsiasi altro soggetto adulto, che possono quindi variare a seconda delle condizioni personali – chiarisce il presidente della Sin – Oggi, comunque, i dati dei CDC americani, i Centers for Diseases Control, dicono che su oltre 120mila donne vaccinate non ci sono stati effetti negativi e si tratta di un campione rilevante.

Il vaccino “fa bene” anche al nascituro?

Senz’altro sì, perché la mamma vaccinata produce anticorpi che, tramite la placenta, passano al bebè che a sua volta nascerà con una copertura immunologica, come emerso già da più di uno studio – spiega Mosca. Oggi possiamo dire che, come per l’influenza, il vaccino aiuta a proteggere anche il neonato.

Quanto è sicuro il vaccino per il neonato?

Il vaccino è da considerarsi sicuro perché viene inoculato alla mamma, ma è captato dal suo sistema immunitario, senza entrare in contatto con il feto. Il neonato beneficia solo del risultato della stimolazione del sistema immunitario della mamma, che sviluppa la capacità di reagire alla proteina Spike tramite la quale il virus potrebbe entrare nell’organismo. Quindi gode solo del vantaggio della protezione.

Quando arriverà il vaccino per i bambini?

Tutte le società scientifiche pediatriche del mondo stanno promuovendo la vaccinazione nei giovani dai 12 anni in su ed è plausibile che l’indicazione dell’età scende a breve dal momento che sono in corso studi proprio sui bambini più piccoli.

Il rischio Covid può scoraggiare le donne da una gravidanza?

Sì, purtroppo accade, ma non deve essere così. Per quanto riguarda la protezione dalla malattia, ci si può vaccinare, sia prima di programmare una gravidanza, sia durante. Bisogna anche tenere conto che il virus non scomparirà quindi il vaccino rimane uno strumento di prevenzione.

Il Covid ha accentuato il calo delle nascite?

No, la denatalità alla quale assistiamo da tempo non è legata esclusivamente alla pandemia. Da 15 anni diminuiscono le nascite: dal 2008 al 2019 abbiamo perso 142mila nati, dal 2015 ad oggi siamo costantemente sotto i 500mila nati all’anno e nel 2021 le stime prevedono che saranno persino sotto quota 400mila. Il Covid ha solo accentuato il problema, con una preoccupazione sanitaria che si è unita a quella economica, indotta dalla crisi sanitaria, ma anche già pre-esistente. A chi desidera un figlio, però, diciamo che in Italia ci sono circa 400 punti nascita tutti organizzati per accogliere le future madri con percorso separati in caso di Covid.