La notizia che la lattoferrina sarebbe in grado di prevenire e accelerare la guarigione dal Covid ha acceso i riflettori sul ruolo delle cure dolci contro il coronavirus. Esistono davvero integratori o medicinali naturali capaci di proteggere dall’infezione da SARS-CoV-2 o addirittura di limitare il rischio che si aggravi? Ne abbiamo parlato con chi i rimedi naturali di provata efficacia li conosce bene e li utilizza da anni con i malati di tumore per potenziare l’azione e ridurre gli effetti collaterali delle terapie anticancro: i medici esperti di oncologia integrata di Artoi, l’Associazione ricerca terapie oncologiche integrate. Avvalendosi anche dell’esperienza dei colleghi di medicina tradizionale cinese, questi specialisti hanno messo a punto un protocollo validato scientificamente per la prevenzione e il trattamento delle forme lievi di Covid.

Abbiamo chiesto al professor Massimo Bonucci, presidente di Artoi, quali sono le sostanze naturali realmente efficaci, come e quando assumerle.

Partiamo dalla sostanza più discussa, la lattoferrina: funziona davvero?

«La lattoferrina è una glicoproteina prodotta dalla ghiandola mammaria dei mammiferi e presente nel latte materno. È il primo immunomodulante, in grado cioè di stimolare la risposta immunitaria innata e per i bambini rappresenta la principale difesa dalle infezioni virali e batteriche. Noi oncologi la prescriviamo in dosaggi personalizzati ai malati che hanno alterazioni del tratto gastroenterico o neoplasie del seno e del polmone. Se parliamo dell’infezione da SARS-CoV-2, però, gli studi dell’università Tor Vergata che ne suggeriscono l’utilizzo per ridurre i tempi di guarigione devono essere confermati. Quindi gli integratori di lattoferrina potrebbero essere utili a livello preventivo ma non sono tra i rimedi che suggeriamo».

Un altro studio ha evidenziato i benefici del resveratrolo

«Ha sicuramente un’importante azione antinfiammatoria e antiossidante ma il suo problema è la biodisponibilità, cioè la sua capacità di essere assimilato dall’organismo in quantità sufficienti per ottenere dei benefici. Basti pensare che su un grammo e mezzo di resveratrolo nelle cellule ne entrano solo 15 milligrammi. C’è però una molecola molto simile che viene assimilata di più. È la polidatina, estratta da una pianta, il poligonum cuspidatum, in grado di bloccare l’innesco dell’infiammazione. In uno degli ultimi studi appena pubblicato sulla rivista Clinical Nutrition si fa riferimento proprio ai meccanismi con cui questa molecola agisce. Non è stato ancora pubblicato ma vi posso anticipare i dati: lo studio clinico condotto all’ospedale di Foggia, prova la capacità della polidatina di accelerare la guarigione dall’infezione da Covid-19. Il lavoro ha coinvolto un gruppo di 23 pazienti a cui è stata data la polidatina in associazione alla terapia standard, mentre un altro gruppo ha seguito solo quest’ultima. Dopo 30 giorni sono stati controllati i parametri infiammatori, Pcr, interleuchina 1 e D-dimero che si erano abbassati in entrambi i gruppi. Ma nei pazienti che avevano preso anche la polidatina il miglioramento era stato notato in modo significativo già dopo una settimana».

La polidatina è il rimedio di punta del vostro protocollo?

«La politadina è uno fra i più usati. Perché abbia il massimo dell’efficacia, però, questa molecola deve essere data a un dosaggio di 75/80 mg al giorno, che equivale a una compressa come prevenzione. In caso di pazienti con minimi disturbi, se ne possono prendere due. L’altro rimedio che non può mancare è l’astragalo, potente immunomodulante che rientra nel mix anti-Covid usato dai medici cinesi anche per la sua capacità di migliorare la funzionalità polmonare. Va scelto in concentrazione al 70 per cento e preso in dose di 600 mg al giorno, che corrispondono a una compressa per prevenire. Si può passare a due ai primi sintomi».

Si è parlato molto anche della quercetina: è davvero efficace?

«Certo, in particolare uno studio internazionale a cui ha partecipato il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e pubblicato sull’International journal of biological macromolecules ha scoperto la capacità della quercetina di inibire una delle proteine responsabili della replicazione del SARS-CoV-2, la 3CLpro. Di questa molecola, che fa parte dei bioflavonoidi, sono noti da tempo gli effetti antinfiammatori, antiossidanti e antivirali, a cui si è aggiunto quello specifico di ridurre l’attecchimento del nuovo coronavirus. Il suo problema è la biodisponibilità: se lo somministriamo in compresse, solo il 5 per cento entra nelle cellule. Per questo è meglio assumerla attraverso gli alimenti o con gli integratori che la contengono in abbondanza, come quello a base di Epigallocatechina gallato, la molecola estratta dal tè verde. La utilizziamo nei nostri pazienti per le sue spiccate proprietà antiossidanti e antitumorali e l’abbiamo inserita nel nostro protocollo anche per via dei suoi benefici sull’apparato respiratorio e su quello cardiovascolare, come la capacità di inibire la formazione di trombi. La concentrazione giusta è il 98 per cento e il dosaggio 300 mg al giorno, una compressa. I tre rimedi vanno presi insieme, per tutto l’inverno, su suggerimento del farmacista o, meglio ancora, di un medico integrato».

I rimedi che consigliate hanno controindicazioni?

«No, a parte il tè verde che non va bene per le donne in gravidanza. E non danno effetti collaterali. Quindi possono essere presi sia come prevenzione sia ai primi sintomi influenzali o di sospetto Covid. Nelle fasi iniziali e nelle forme lievi questi rimedi possono aiutare a migliorare la risposta immunitaria e a limitare il rischio di aggravamento. E anche nel caso fosse necessaria la terapia domiciliare si possono continuare ad assumere perché non interferiscono con nessuno dei farmaci solitamente prescritti».

Esiste una dieta anti-Covid?

Il Covid si previene anche a tavola evitando i cibi che favoriscono l’infiammazione come zuccheri, carboidrati raffinati, carne rossa, latte e derivati. E privilegiando pesce, carni bianche, arance cavolfiori e finocchi. Per fare il pieno di quercetina, punta su cipolla rossa, capperi, radicchio, mirtilli, mele e sedano. Per assicurarti la giusta dose della portentosa molecola del tè verde, al posto dell’integratore metti in infusione 2 g della varietà bancha o matcha in 200 ml di acqua calda: si sviluppa la stessa quantità di epigallo catechina di una compressa.